Zariviz - Iv 1fl 2g+f 10ml
Dettagli:
Nome:Zariviz - Iv 1fl 2g+f 10mlCodice Ministeriale:024259069
Principio attivo:Cefotaxima Sodica
Codice ATC:J01DD01
Fascia:H
Prezzo:11.88
Glutine:Senza glutine
Lattosio:Senza lattosio
Produttore:Sanofi Spa
SSN:Non concedibile
Ricetta:OSP1 - uso ospedaliero art.92 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco solo uso ospedaliero
Forma:Polvere e solvente per soluzione iniettabile
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Non superiore a +25 gradi e al riparo dalla luce
Scadenza:24 mesi
Denominazione
ZARIVIZ
Formulazioni
Zariviz - Im Iv 1f 500mg+f 2ml
Zariviz - Im Iv 1f 1g+f 4ml
Zariviz - C/Lidoc.Im 1f 1g+f 4ml
Zariviz - Iv 1fl 2g+f 10ml
Categoria farmacoterapeutica
Antibatterici beta-lattamici.
Principi attivi
Cefotaxime.
Eccipienti
Fiala solvente per tutte le preparazioni con solvente: acqua per preparazioni iniettabili. Fiala solvente per la preparazione del farmaco 1 g/4 ml polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare: acqua per preparazioni iniettabili e lidocaina cloridrato 40 mg (soluzione 1%).
Indicazioni
Di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertatao presunta origine da germi Gram-negativi "difficili" o da flora mist a con presenza di Gram-negativi resistenti ai piu' comuni antibiotici.In dette infezioni il prodotto trova indicazione, in particolare: nei pazienti defedati e/o immunodepressi. E' indicato, inoltre, nella pro filassi delle infezioni chirurgiche.
Controindicazioni / effetti secondari
Ipersensibilita' alle cefalosporine; controindicato nei pazienti con precedenti di ipersensibilita' al cefotaxime e/o ad altri componenti del medicinale; possono esserci reazioni allergiche crociate tra penicilline e cefalosporine. Per forme farmaceutiche contenenti lidocaina: ipersensibilita' nota alla lidocaina o ad altri anestetici locali di tipo amidico; blocco cardiaco in assenza di pace-maker; insufficienza cardiaca severa; somministrazione endovenosa; neonati di eta' inferiore ai 30 mesi.
Posologia
La dose e la via di somministrazione vanno scelte a seconda del tipo di infezione, della sua gravita', del grado di sensibilita' dell'agentepatogeno, delle condizioni e del peso corporeo del paziente. La durat a del trattamento con cefotaxime varia a seconda della risposta terapeutica; la terapia dovrebbe comunque essere continuata almeno fino a 3 giorni dopo lo sfebbramento. Nel caso di somministrazione intermittente endovenosa, la soluzione deve essere iniettata in 3-5 minuti. Durante la sorveglianza post-marketing del farmaco, casi di aritmia, che possono potenzialmente mettere a rischio la vita, sono stati riportati inpochi pazienti che avevano ricevuto una somministrazione endovenosa r apida di cefotaxime attraverso un catetere centrale venoso. Adulti: laposologia di base e' di 2 g al giorno (1 g ogni 12 ore) da somministr are per via intramuscolare o endovenosa. Se necessario, puo' essere aumentata a 3-4 g e nei casi molto gravi fino a 12 g per via endovenosa,riducendo opportunamente l'intervallo tra le somministrazioni a 8-6 o re. Per quanto riguarda la somministrazione per via endovenosa delle dosi piu' basse, si ricorre all'iniezione diretta da eseguire in 3-5 minuti (nel caso sia gia' in corso infusione venosa si puo' pinzettare il tubo circa 10 cm al di sopra dell'ago ed iniettare il cefotaxime neltubo al di sotto della pinzettatura). Alle dosi piu' elevate il cefot axime puo' essere somministrato per infusione endovenosa breve (20 minuti) dopo aver sciolto 2 g in 40 ml di acqua per preparazioni iniettabili, soluzione fisiologica isotonica o soluzione glucosata, oppure perinfusione endovenosa continua (50-60 minuti) dopo aver sciolto 2 g in 100 ml di solvente, plasma expanders. Si raccomanda di non miscelare il cefotaxime con soluzioni di sodio bicarbonato o con aminoglicosidi.Allorche' si ricorra alla via endovenosa, e' comunque consigliabile i niziare la terapia somministrando il cefotaxime direttamente in vena. Pazienti particolarmente sensibili possono lamentare dolore dopo iniezione intramuscolare; per il trattamento di questi soggetti si consiglia l'impiego, fino a 2 volte il giorno, di un solvente contenente lidocaina cloridrato soluzione 1% (fatta eccezione per i soggetti ipersensibili alla lidocaina). Questa soluzione va impiegata solo per via intramuscolare e quindi si deve assolutamente evitare la somministrazione endovasale. Bambini: al di sotto dei 12 anni si possono somministrare 50-100 mg/kg, da suddividere in 2-4 somministrazioni giornaliere. In alcuni casi estremamente gravi ed in pericolo di vita sono state raggiunte anche dosi di 200 mg/kg/die senza segni di intolleranza. Nel prematuro la posologia non dovrebbe superare i 50 mg/kg/die dato che la funzionalita' renale non e' ancora pienamente sviluppata. Il solvente contenente lidocaina cloridrato non va impiegato nei bambini al di sotto dei 12 anni, nei quali la somministrazione intramuscolare va effettuatacon la soluzione in sola acqua per preparazioni iniettabili. Nel caso dei flaconi con il set di trasferimento in plastica non e' necessaria alcuna siringa in quanto l'ago di trasferimento e' incorporato nel se t omonimo. Pertanto, per la preparazione della soluzione sono necessarie poche operazioni. La procedura consueta e' la seguente: dopo aver rimosso il cappuccio di sicurezza, il flacone viene connesso direttamente alla sacca in plastica per l'infusione (la parte superiore del set di trasferimento si adatta esattamente all'imboccatura d'immissione della sacca per infusione). Premendo il flacone contro l'imboccatura, siporta l'ago a perforare il tappo di gomma e, premendo sulla sacca per infusione, parte del solvente ivi contenuto sara' trasferito nel flac one. La ricostituzione del liofilizzato ha luogo agitando il flacone. Infine, la soluzione ricostituita viene ritrasferita nella sacca per infusione capovolgendo il flacone e comprimendo piu' volte la sacca stessa. Potra' a questo punto avere inizio la somministrazione del prodotto al paziente.
Conservazione
Conservare al riparo dalla luce. Non conservare a temperatura superiore ai 25 gradi C.
Avvertenze
L'uso di cefotaxime, specialmente se prolungato, puo' dare luogo ad una aumentata crescita dei microorganismi non-sensibili. Un attento esame delle condizioni del paziente e' fondamentale. Se durante la terapiainsorgono superinfezioni devono essere prese misure appropriate. Prim a di iniziare la terapia con cefotaxime e' necessaria un'anamnesi accurata al fine di evidenziare precedenti reazioni di ipersensibilita' a cefotaxime, cefalosporine, penicillina o altri farmaci. Prove clinichee di laboratorio hanno evidenziato parziale allergicita' crociata fra penicillina e cefalosporine. L'utilizzo del cefotaxime e' fortemente controindicato nei soggetti con precedenti di ipersensibilita' di tipoimmediato alle cefalosporine. Alcuni pazienti in trattamento con cefo taxime hanno presentato reazioni gravi incluse reazioni di ipersensibilita' con esito fatale. Il cefotaxime deve essere, pertanto, somministrato con estrema cautela a quei pazienti che hanno presentato reazionid'ipersensibilita' di tipo 1 alla penicillina. Ai pazienti che hanno presentato forme di allergia, specie ai farmaci, si devono somministrare con cautela gli antibiotici, compreso il cefotaxime. In caso di reazione allergica si deve interrompere la terapia ed istituire trattamento idoneo o, in presenza di anafilassi, un immediato trattamento con adrenalina od altre opportune misure di emergenza. Sono stati segnalati, con cefotaxime, casi di eruzioni bollose gravi come sindrome di Stevens- Johnson o necrolisi epidermica tossica. I pazienti devono essere informati che se si manifestano reazioni cutanee e/o della mucosa devono contattare immediatamente il medico prima di continuare il trattamento. Una diarrea, particolarmente grave e/o persistente, che si manifesta durante il trattamento o le prime settimane dopo il trattamento, puo' essere sintomatica di una patologia associata al Clostridium difficile (CDAD). La CDAD puo' variare come intensita' da lieve a rischiosaper la vita; la forma piu' grave e' la colite pseudomembranosa. E' im portante prendere in considerazione tale diagnosi in pazienti che presentano diarrea durante la terapia con cefotaxime. La diagnosi di questa rara ma possibile condizione fatale puo' essere confermata con l'endoscopia e/o un esame istologico. Se si sospetta una diagnosi di colitepseudomembranosa si deve interrompere immediatamente il trattamento c on cefotaxime e si deve iniziare subito un'appropriata terapia con un antibiotico specifico. La patologia associata al Clostridium difficilepuo' essere favorita dalla stasi fecale. Non devono essere somministr ati farmaci che inibiscono la peristalsi. Il trattamento con antibiotici a largo spettro altera la normale flora del colon e cio' puo' consentire la crescita di clostridi. Alcuni studi hanno evidenziato che unatossina prodotta dal Clostridium difficile e' la causa principale del la colite associata alla terapia antibiotica. Casi lievi di colite possono regredire con l'interruzione del trattamento. Si consiglia la somministrazione di soluzioni di elettroliti e di proteine quando si manifestano casi di colite di media o grave entita'. Se la colite non regredisce con l'interruzione del trattamento o se e' grave, bisogna somministrare vancomicina per via orale, che rappresenta l'antibiotico di scelta in caso di colite pseudomembranosa causata dal Clostridium difficile. Cefotaxime deve essere prescritto con cautela in individui con anamnesi positiva per malattie gastrointestinali in particolare la colite. L'irritazione dei tessuti nel punto di iniezione e.v. e' rara; essa puo' essere evitata iniettando il farmaco molto lentamente (3-5 minuti). Le cefalosporine di III generazione, come altre betalattamine, possono indurre resistenza microbica e tale evenienza e' maggiore verso organismi opportunisti, specialmente Enterobacteriaceae e Pseudomonas,in soggetti immunodepressi e probabilmente associando tra loro piu' b etalattamine. Durante il trattamento con cefotaxime, specialmente quando somministrato per lunghi periodi, possono svilupparsi leucopenia, neutropenia e piu' raramente agranulocitosi. Per cicli di trattamento superiori ai 7-10 giorni, il numero dei globuli bianchi dovrebbe esseremonitorato ed in caso di neutropenia si dovrebbe sospendere il tratta mento. Sono stati riportati alcuni casi di eosinofilia e trombocitopenia, rapidamente reversibili dopo sospensione del trattamento. Sono stati riportati anche casi di anemia emolitica. Il dosaggio deve essere modificato sulla base della clearence della creatinina. Nei pazienti con clearance della creatinina <= 5 ml/min la dose di mantenimento va dimezzata. Poiche' la diminuzione della funzionalita' renale influisce in maniera relativamente modesta sulla farmacocinetica del cefotaxime, la riduzione della dose e' necessaria solo in caso di marcata insufficienza renale. L'uso contemporaneo di aminoglicosidi o altri farmaci nefrotossici deve essere fatto con cautela. La funzione renale deve essere monitorata in questi pazienti, negli anziani ed in caso di insufficienza renale pre-esistente. Dosi elevate di antibiotici betalattamici,incluso il cefotaxime, specialmente in pazienti con insufficienza ren ale, puo' portare ad encefalopatie. I pazienti devono essere avvisati di contattare il medico immediatamente prima di continuare il trattamento se si manifestano reazioni di questo tipo. Durante la sorveglianzapost-marketing del farmaco sono state segnalate, in pochissimi pazien ti che avevano ricevuto la somministrazione endovenosa rapida di cefotaxime attraverso un catetere venoso centrale, aritmie che possono mettere il paziente in pericolo di vita. Il tempo consigliato per l'iniezione o l'infusione deve essere seguito. Come con altre cefalosporine, sono state segnalate in alcuni pazienti in corso di trattamento con cefotaxime, false positivita' dei test di Coombs. Questo fenomeno puo' interferire con i test di compatibilita' del sangue. La somministrazionedelle cefalosporine puo' interferire con alcune prove di laboratorio causando false positivita' della glicosuria con i metodi condotti con agenti riducenti non specifici (quali metodi di Benedict, Fehling, "Clinitest"), ma questo fenomeno non si verifica quando si utilizzano i metodi enzimatici (quale il metodo glucosio- ossidasi specifico). La quantita' di sodio contenuta nel cefotaxime sodico (48,2 mg/g) deve essere tenuta in considerazione.
Interazioni
Il cefotaxime non deve essere miscelato nella stessa siringa con altriantibiotici ed altri farmaci. L'impiego contemporaneo di aminoglicosi di, associazione che "in vitro" da' origine ad effetto sinergico od almeno additivo, puo' essere indicato in infezioni particolarmente gravi: i due antibiotici vanno comunque somministrati in siringhe separate;in questi casi e' raccomandato il controllo costante della funzionali ta' renale. In corso d'infezione da Pseudomonas aeruginosa puo' essereindicato associare al cefotaxime un altro antibiotico anch'esso attiv o nei confronti di questo particolare agente patogeno. La somministrazione di alte dosi di cefotaxime, contemporaneamente a saluretici ad alta efficacia (furosemide), non ha finora dimostrato di influenzare la funzionalita' renale. A scopo cautelativo si ricorda tuttavia che la funzionalita' renale puo' essere compromessa dalla contemporanea somministrazione di alte dosi di cefalosporine e saluretici efficaci. Il probenecid interferisce con il passaggio tubulare renale delle cefalosporine; quando somministrato per via orale, per breve tempo, prima o contemporaneamente al cefotaxime usualmente rallenta il tasso di escrezione dell'antibiotico e dei suoi metaboliti e determina concentrazioni plasmatiche del farmaco e dei suoi metaboliti piu' alte e piu' prolungate. Il volume di distribuzione del farmaco non appare influenzato dallasomministrazione concomitante di probenecid per via orale. Come altre cefalosporine, il cefotaxime puo' potenziare gli effetti nefrotossici di farmaci nefrotossici come gli aminoglicosidi o i diuretici potenti (ad es. furosemide). La funzione renale deve essere monitorata.
Effetti indesiderati
Infezioni ed Infestazioni. Non nota: superinfezione. Patologie del sistema emolinfopoietico. Non comune: leucopenia, eosinofilia, trombocitopenia; non nota: neutropenia, agranulocitosi, anemia, emolitica. Disturbi del sistema immunitario. Non comune: reazione di Jarisch- Herxheimer; non nota: reazioni anafilattiche, angioedema, broncospasmo, shock anafilattico. Patologie del sistema nervoso. Non comune: convulsioni; non nota: cefalea, capogiri, encefalopatia (perdita di coscienza, movimenti anomali). Patologie cardiache. Non nota: aritmia conseguente ad una infusione rapida in bolo attraverso un catetere venoso centrale. Patologie gastrointestinali. Non comune: diarrea; non nota: nausea, vomito, dolore addominale, colite pseudomembranosa. Patologie epatobiliari. Non comune: aumento dei livelli degli enzimi epatici (ALAT, ASAT, IDH, gamma-GT, fosfatasi alcalina) e/o bilirubina (questi valori elevati possono raramente superare di due volte il limite superiore del range normale e provocare danni epatici, solitamente di tipo colestatico emolto spesso asintomatico); non nota: epatiti (talvolta con ittero). Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Non comune: rash, prurito, orticaria; non nota: eritema multiforme, sindrome di Stevens- Johnson, necrolisi epidermica tossica. Patologie renali ed urinarie. Noncomune: diminuzione della funzione renale/aumento della creatinina (s pecialmente quando prescritto con aminoglicosidi); non nota: nefrite interstiziale. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Molto comune: dolore nel sito di iniezione (somministrazione IM); non comune: febbre, reazioni infiammatori e nel sito di iniezione, incluse flebiti/tromboflebiti; non nota: reazioni sistemiche alla lidocaina (somministrazione IM, poiche' il solvente contiene lidocaina). Altre patologie gastrointestinali: anoressia, glossite e pirosi gastrica. Il manifestarsi di diarree gravi e prolungate e' stato messo in relazione con l'impiego di diverse classi diantibiotici. In tale evenienza si deve considerare la possibilita' di enterocolite che avolte puo' essere accompagnata da presenza di sangue nelle feci. Una forma particolare di enterocolite che si verifica con l'utilizzo di antibiotici e' la colite pseudomembranosa (nella maggior parte dei casi dovuta a Clostridium difficile). Nel caso che l'indagine coloscopica ne confermi la diagnosi, l'antibiotico in uso deve essere sospeso immediatamente e si deve instaurare trattamento con vancomicina per os. I farmaci inibitori della peristalsi sono controindicati. Altre reazioni segnalate sono state indurimento e fragilita' nella sede d'iniezione, vaginite da Candida, agitazione, confusione, astenia, sudorazione notturna. Reazione di Jarisch-Herxheimer: durante i primi giorni di trattamento della borreliosi puo' svilupparsi una reazione di Jarisch- Herxheimer. La comparsa di uno o piu' dei seguenti sintomi e' stata riportata dopo alcune settimane di trattamento della borreliosi: rash cutaneo, prurito, febbre, leucopenia, aumento dei livelli degli enzimi epatici, difficolta' di respirazione, sensazione di disagio articolare. Patologie epatobiliari: sono stati osservati l'aumento dei livelli degli enzimi epatici (ALAT, ASAT, LDH, gamma-GT e/o fosfatasi alcalina) e/o bilirubina. Queste anomalie di laboratorio possono raramente superare anche di due volte il limite superiore dell'intervallo di normalita', compatibile con un modello di danno epatico, di solito colestatico e molto spesso asintomatico.
Gravidanza e allattamento
Il cefotaxime attraversa la barriera placentare. Studi condotti in varie specie animali non hanno evidenziato effetti teratogeni o embriotossici diretti o indiretti. Tuttavia, la sicurezza di cefotaxime non e' stata determinata nella gravidanza umana e pertanto il farmaco non deve essere utilizzato durante la gravidanza a meno che il beneficio previsto non superi i potenziali rischi. Il cefotaxime passa nel latte materno, pertanto e' consigliabile sospendere l'allattamento in caso di somministrazione del farmaco. Non possono essere esclusi effetti sulla flora intestinale fisiologica del bambino allattato al seno che portano a diarrea, colonizzazione da parte di funghi lievito simili e sensibilizzazione del bambino. Comunque, una decisione di continuare o no laterapia deve essere presa tenendo in considerazione il beneficio per il bambino dell'allattamento al seno e per la madre della terapia.