Retrovir - Neonati 200ml100mg/10
Dettagli:
Nome:Retrovir - Neonati 200ml100mg/10Codice Ministeriale:026697134
Principio attivo:Zidovudina
Codice ATC:J05AF01
Fascia:H
Prezzo:36.45
Glutine:Senza glutine
Produttore:Viiv Healthcare Srl
SSN:Non concedibile
Ricetta:OSP2 - prescrizione med.limitativa, utilizzabile in ambiente ospedaliero o extraosped., secondo disposizioni regionali
Tipo prodotto:Farmaco solo uso ospedaliero
Forma:Sospensione os
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Non superiore a +30, conservare il prodotto nella confezione originale
Scadenza:24 mesi
Denominazione
RETROVIR 100 MG/10 ML SOLUZIONE ORALE
Formulazioni
Retrovir - Scir 200ml 100mg/10ml
Retrovir - Neonati 200ml100mg/10
Categoria farmacoterapeutica
Antivirali ad azione diretta.
Principi attivi
Zidovudina.
Eccipienti
Soluzione di maltitolo; glicerolo; acido citrico; sodio benzoato E211;saccarina sodica; aroma di fragola; aroma di zucchero bianco; acqua d epurata.
Indicazioni
Le formulazioni orali del medicinale sono indicate nella terapia antiretrovirale di associazione per il trattamento di adulti e bambini con infezione da Virus dell'Immunodeficienza Umana (HIV). La chemioprofilassi con il farmaco e' indicata per l'uso in donne HIV-positive in gravidanza (oltre le 14 settimane di gestazione) per la prevenzione della trasmissione materno-fetale dell'HIV e per la profilassi primaria dell'infezione da HIV nei neonati.
Controindicazioni / effetti secondari
Ipersensibilita' nota alla zidovudina o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Le formulazioni orali del farmaco non devono essere somministratea pazienti con marcata neutropenia (meno di 0,75 x 10^9 /l) oppure co n livelli molto bassi di emoglobina (meno di 7,5 g/dl o 4,65 mmol/l); il medicinale e' controindicato nei neonati con iperbilirubinemia che necessitino di trattamento diverso dalla fototerapia, o con incrementodei livelli di transaminasi superiore a cinque volte il limite superi ore della norma.
Posologia
Adulti e adolescenti di peso corporeo di almeno 30 kg: la dose comunemente raccomandata del medicinale in associazione con altri farmaci antiretrovirali e' di 250 o 300 mg due volte al giorno. Bambini: il farmaco 100 mg capsule e' anche disponibile per l'uso nei bambini. Bambini di peso corporeo di almeno 9 kg e inferiore a 30 kg: la dose raccomandata e' 9 mg/kg due volte al giorno in associazione con altri farmaci antiretrovirali. La dose massima non deve eccedere i 300 mg due volte al giorno. Bambini di peso corporeo di almeno 4 kg e inferiore a 9 kg: la dose raccomandata e' 12 mg/kg due volte al giorno in associazione con altri farmaci antiretrovirali. I dati disponibili sono insufficienti per proporre specifiche raccomandazioni posologiche per i bambini dipeso corporeo inferiore a 4 kg. Prevenzione della trasmissione matern o-fetale: le donne in gravidanza (oltre le 14 settimane di gestazione)devono ricevere 500 mg/die mediante somministrazione orale (100 mg 5 volte al giorno) sino all'inizio del travaglio. Durante il travaglio ed il parto il medicinale deve essere somministrato per via endovenosa alla dose di 2 mg/kg di peso corporeo per 1 ora, seguito da una infusione endovenosa continua alla dose di 1 mg/kg/ora sino al clampaggio del cordone ombelicale. Ai neonati devono essere somministrati 2 mg/kg di peso corporeo per via orale ogni 6 ore, iniziando entro 12 ore dallanascita e continuando sino a 6 settimane di eta' (ad esempio un neona to di 3 kg dovrebbe richiedere 0,6 ml di soluzione orale ogni 6 ore). Ai neonati non in grado di ricevere il trattamento per via orale deve essere somministrato il medicinale per via endovenosa al dosaggio di 1,5 mg/kg di peso corporeo, per infusione di 30 minuti ogni 6 ore. A causa dei ridotti volumi di soluzione orale richiesti, si deve porre attenzione nel calcolo delle dosi nei neonati. Per facilitare la precisione del dosaggio, nella confezione neonatale e' inclusa una siringa dosatore da 1 ml. Nel caso si preveda un parto cesareo, l'infusione deve essere iniziata 4 ore prima dell'intervento. Nell'eventualita' di un falso travaglio, l'infusione del farmaco deve essere interrotta e deve essere ripresa la somministrazione per via orale. Modificazioni della posologia in pazienti con reazioni avverse ematologiche: la sostituzione della zidovudina deve essere presa in considerazione nei pazienti nei quali il livello di emoglobina o la conta dei neutrofili scendono alivelli clinicamente significativi. Si devono escludere altre potenzi ali cause di anemia o neutropenia. Una riduzione della posologia o l'interruzione della terapia con il farmaco deve essere presa in considerazione in assenza di trattamenti alternativi. Anziani: la farmacocinetica della zidovudina non e' stata studiata nei pazienti di eta' superiore a 65 anni e non sono disponibili dati specifici al riguardo. Tuttavia poiche' si consiglia particolare attenzione in questo gruppo di eta' a causa delle modificazioni associate all'eta' stessa, quali la diminuzione della funzionalita' renale e le alterazioni dei parametri ematologici, e' consigliato un adeguato monitoraggio dei pazienti prima edurante la somministrazione del medicinale. Compromissione renale: ne i pazienti con grave alterazione della funzionalita' renale (clearancedella creatinina <10 ml/min) e nei pazienti con malattia renale all'u ltimo stadio sottoposti a emodialisi o dialisi peritoneale, la dose raccomandata e' di 100 mg ogni 6 - 8 ore (300 - 400 mg al giorno). I parametri ematologici e la risposta clinica possono influenzare la necessita' di successivi aggiustamenti della posologia. Compromissione epatica: i dati nei pazienti con cirrosi suggeriscono che l'accumulo di zidovudina puo' verificarsi in pazienti con funzione epatica compromessa a causa della ridotta glucuronidazione. Riduzioni della posologia possono rendersi necessarie ma a causa dell'ampia variabilita' nelle esposizioni a zidovudina nei pazienti con malattia epatica da moderata a grave, non si possono fornire precise raccomandazioni al riguardo. Se non e' possibile effettuare un controllo dei livelli plasmatici della zidovudina, sara' necessario, valutare segni di intolleranza come lo sviluppo di reazioni ematologiche avverse (anemia, leucopenia, neutropenia) e ridurre la dose e/o aumentare l'intervallo tra le somministrazioni in modo appropriato.
Conservazione
Non conservare a temperatura superiore ai 30 gradi C. Conservare il flacone nell'imballaggio esterno originale.
Avvertenze
Il farmaco non guarisce l'infezione da HIV o l'AIDS. I pazienti trattati con il farmaco possono continuare a sviluppare infezioni opportunistiche e altre complicanze associate all'infezione da HIV. Evitare l'uso concomitante di rifampicina, o stavudina con zidovudina. In pazientitrattati con il farmaco possono verificarsi anemia, neutropenia e leu copenia queste reazioni si sono verificate piu' frequentemente ai dosaggi piu' elevati (1200-1500 mg/die) e nei pazienti con scarsa riserva di tessuto midollare prima del trattamento, in particolar modo in quelli con malattia da HIV in fase avanzata. Monitorare i parametri ematologici. Per pazienti con malattia da HIV sintomatica in fase avanzata si raccomanda generalmente di effettuare controlli ematologici almeno ogni due settimane per i primi tre mesi di terapia ed almeno mensilmente in seguito. A seconda delle condizioni globali del paziente, gli esami ematologici possono essere eseguiti meno frequentemente, ad esempioogni 1-3 mesi. Se i livelli di emoglobina scendono a valori compresi fra 7,5 g/dl (4,65 mmol/l) e 9 g/dl (5,59 mmol/l) o la conta dei neutrofili scende a valori compresi fra 0,75 x 10^9 /l e 1 x 10^9 /l, la dose giornaliera puo' essere ridotta fino a quando non si evidenzi un recupero midollare; in alternativa il recupero puo' essere incrementato da una breve interruzione (2-4 settimane) della terapia. Il recupero midollare di solito si osserva entro 2 settimane dopo le quali puo' essere ripresa la terapia ma a dosi ridotte. In pazienti con anemia significativa, le modifiche posologiche non eliminano necessariamente il ricorso a trasfusioni. Con l'uso di analoghi nucleosidici e' stata riportata acidosi lattica di solito associata ad epatomegalia e steatosi epatica. Sintomi precoci includono sintomi non gravi a carico dell'apparato digerente. L'acidosi lattica presenta un'alta mortalita'. L'acidosi lattica e' stata in genere osservata sia dopo i primi mesi di trattamento sia dopo molti mesi. Interrompere il trattamento con analoghi nucleosidici in caso di comparsa di iperlattacidemia sintomatica e acidosi metabolica/lattica, epatomegalia progressiva o rapido incremento dei livelli di aminotransferasi. Prestare cautela nel somministrare analoghi nucleosidici a pazienti (in particolare donne obese) con epatomegalia, epatite od altri noti fattori di rischio di malattia epatica e steatosi epatica. I pazienti con infezione concomitante da epatite C e trattati con alfa interferone e ribavirina possono essere ad alto rischio. E' stato dimostrato che gli analoghi nucleosidici e nucleotidici sia in vitro che in vivo causano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati riportati casi di disfunzione mitocondriale in neonati HIV-negativi esposti agli analoghi nucleosidici in utero e/o dopo lanascita. I principali eventi avversi riportati sono alterazioni emato logiche, alterazioni metaboliche. Questi eventi sono spesso transitori. Sono state riportate alterazioni neurologiche a comparsa ritardata. Al momento non e' noto se siano transitorie o permanenti. Ogni bambinoesposto in utero ad analoghi nucleosidici e nucleotidici, anche i bam bini HIV-negativi, deve essere sottoposto a follow-up clinico e di laboratorio e deve essere controllato a fondo per quanto riguarda una possibile disfunzione mitocondriale in caso di comparsa dei segni e sintomi relativi. Queste osservazioni non hanno effetto sulle attuali raccomandazioni di impiego della terapia antiretrovirale nelle donne in gravidanza per prevenire la trasmissione verticale dell'HIV. La terapia antiretrovirale combinata e' stata associata alla ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) nei pazienti con infezione da HIV. E' stata ipotizzata una connessione tra la lipomatosi viscerale e gli inibitori della proteasi e la lipoatrofia e gli inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa. Un rischio maggiore di lipodistrofia e' statoassociato a fattori individuali come l'eta' avanzata e a fattori corr elati al farmaco come una maggior durata del trattamento antiretrovirale e disturbi metabolici associati. L'esame clinico deve includere la valutazione dei segni fisici di ridistribuzione del grasso. Considerare la valutazione dei livelli dei lipidi sierici e del glucosio ematicoa digiuno. Gestire i disordini del metabolismo lipidico secondo un'ad eguata pratica clinica. La clearance della zidovudina nei pazienti concompromissione epatica lieve senza cirrosi [Child-Pugh scores di 5-6] e' simile a quella osservata nei volontari sani pertanto, non viene r ichiesto alcun aggiustamento della posologia. Nei pazienti con malattia epatica da moderata a grave [Child-Pugh scores di 7-15] non possono essere formulate specifiche raccomandazioni sul dosaggio a causa dell'ampia variabilita' osservata nelle esposizioni alla zidovudina, pertanto, l'impiego non e' raccomandato. I pazienti con epatite cronica B o C e trattati con una terapia di combinazione antiretrovirale sono considerati ad aumentato rischio di eventi avversi epatici gravi e potenzialmente fatali. I pazienti con disfunzione epatica pre- esistente, comprendente l'epatite cronica attiva, presentano una aumentata frequenzadi anomalie della funzionalita' epatica durante la terapia antiretrov irale di combinazione e devono essere monitorati secondo la prassi consueta; considerare l'interruzione o la definitiva sospensione del trattamento. In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento della istituzione della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a patogeni opportunisti asintomatici o residuali e causare condizioni cliniche serie,o il peggioramento dei sintomi. Tipicamente, tali reazioni sono state osservate entro le primissime settimane o mesi dall'inizio della tera pia antiretrovirale di combinazione (CART). Esempi rilevanti di cio' sono le retiniti da citomegalovirus, le infezioni micobatteriche generalizzate e/o focali e la polmonite da Pneumocystis carinii. Valutare qualsiasi sintomo infiammatorio e, se necessario, instaurare un trattamento. Avvertire i pazienti sull'uso concomitante di farmaci auto-prescritti. I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al fruttosio non devono assumere questo medicinale. Avvertire i pazienti che laterapia con il farmaco non si e' dimostrata in grado di impedire la t rasmissione dell'HIV ad altri, tramite contatti sessuali o per contaminazione con il sangue. Sebbene l'eziologia sia considerata multifattoriale, sono stati riportati casi di osteonecrosi soprattutto nei pazienti con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART). Pazienti con infezione concomitante da virus dell'epatite C; dato l'aumento del rischiodi anemia l'uso concomitante di ribavirina e zidovudina non e' raccom andato.
Interazioni
Dati limitati suggeriscono che la somministrazione concomitante di zidovudina con rifampicina riduce l'AUC (area sotto la curva della concentrazione plasmatica) della zidovudina del 48% + 34%. Questo puo' comportare una perdita parziale o totale di efficacia della zidovudina. L'uso concomitante di rifampicina con zidovudina deve essere evitato. La zidovudina in combinazione con la stavudina e' antagonista in vitro. L'uso concomitante della stavudina con la zidovudina deve essere evitato. Il probenecid aumenta l'AUC della zidovudina del 106% (intervallo da 100 a 170%). I pazienti che ricevono entrambi i farmaci devono essere strettamente controllati per la tossicita' ematologica. Un lieve incremento nella C max (28%) e' stato osservato per la zidovudina se somministrata in associazione con la lamivudina, tuttavia l'esposizione globale (AUC) non era significativamente alterata. La zidovudina non ha effetto sulla cinetica della lamivudina. E' stato segnalato che i livelli ematici di fenitoina sono bassi in alcuni pazienti in terapia con il medicinale, mentre in un paziente si e' osservato un incremento degli stessi. Tali osservazioni suggeriscono che i livelli di fenitoina devono essere attentamente controllati in pazienti che ricevono entrambi i farmaci. Atovaquone: la zidovudina non sembra influenzare la farmacocinetica dell'atovaquone. Tuttavia, i dati di farmacocinetica hanno dimostrato che l'atovaquone sembra diminuire il tasso di metabolismo della zidovudina nel suo metabolita glucuronide (l'AUC della zidovudinaallo steady state veniva aumentata del 33% e la concentrazione plasma tica al picco del glucuronide e' stata ridotta del 19%). Sembra improbabile che la zidovudina ai dosaggi di 500 o 600 mg/die in tre settimane, corrispondenti alla durata della terapia concomitante con atovaquone per il trattamento della PCP acuta, possa risultare in una aumentataincidenza di reazioni avverse attribuibili alle concentrazioni plasma tiche piu' alte di zidovudina. Si deve porre ulteriore cautela nel monitoraggio di pazienti in terapia prolungata con atovaquone. L'acido valproico, il fluconazolo o il metadone, quando somministrati con la zidovudina hanno mostrato di aumentare la AUC con una riduzione corrispondente della clearance della zidovudina. Poiche' sono disponibili solo dati limitati, non e' chiaro il significato clinico di queste evidenzema se la zidovudina viene usata in concomitanza con l'acido valproico , con il fluconazolo o con il metadone, i pazienti devono essere strettamente controllati per una potenziale tossicita' della zidovudina. Unpeggioramento dell'anemia dovuto alla ribavirina e' stato riportato q uando la zidovudina e' parte del regime di trattamento dell'HIV, sebbene l'esatto meccanismo non sia ancora stato chiarito. L'impiego concomitante di ribavirina e zidovudina non e' raccomandato a causa dell'aumento del rischio di anemia. Si deve prendere in considerazione la sostituzione della zidovudina in un regime di combinazione ART se questo e' gia' stato stabilito. Cio' potrebbe essere particolarmente importante nei pazienti con anamnesi positiva di anemia indotta da zidovudina. La terapia concomitante, specialmente la terapia acuta, con farmaci potenzialmente nefrotossici o mielosoppressivi (es. pentamidina sistemica, dapsone, pirimetamina, cotrimossazolo, amfotericina, flucitosina, ganciclovir, interferone, vincristina, vinblastina e doxorubicina) puo'anche incrementare il rischio di reazioni avverse alla zidovudina. Ov e la terapia concomitante con uno qualsiasi di questi farmaci si rendanecessaria, ulteriore cautela andra' posta nel monitoraggio della fun zionalita' renale e dei parametri ematologici e, se richiesto, il dosaggio di uno o piu' farmaci deve essere ridotto. Dati limitati, relativi a studi clinici, non indicano un aumento significativo del rischio di reazioni avverse alla zidovudina con cotrimossazolo, pentamidina in aerosol, pirimetamina e aciclovir ai dosaggi impiegati nella profilassi. Le compresse di claritromicina riducono l'assorbimento della zidovudina. Cio' puo' essere evitato distanziando la somministrazione della zidovudina e della claritromicina di almeno due ore.
Effetti indesiderati
Il profilo delle reazioni avverse e' simile per gli adulti e i bambini. Fra le reazioni avverse piu' gravi vi sono anemia (che puo' richiedere delle trasfusioni), neutropenia e leucopenia. Queste insorgono piu'frequentemente ai dosaggi maggiori (1200-1500 mg/die) ed in pazienti con malattia da HIV in fase avanzata (specialmente in caso di scarsa riserva midollare antecedente al trattamento), e particolarmente in pazienti con numero di cellule CD4 inferiore a 100/mm^3. Puo' rendersi necessaria la riduzione della posologia o la sospensione della terapia. L'incidenza della neutropenia e' altresi' aumentata nei pazienti con ridotta conta dei neutrofili, bassi livelli di emoglobina e vitamina B12 al momento dell'inizio della terapia con il farmaco. Gli eventi avversi considerati almeno possibilmente correlati al trattamento (reazioni avverse al farmaco ADR) sono elencati di seguito per organo, apparato/sistema e per frequenza assoluta. Le frequenze sono definite come molto comune (maggiore di 10%), comune (1% - 10%), non comune (0,1% - 1%), raro (0,01% - 0,1%) e molto raro (minore di 0,01%). Patologie del sistema emolinfopoietico. Comune: anemia, neutropenia e leucopenia; noncomune: pancitopenia con ipoplasia midollare, trombocitopenia; raro: aplasia eritrocitaria pura; molto raro: anemia aplastica. Disturbi delmetabolismo e della nutrizione. Raro: acidosi lattica in assenza di i possiemia, anoressia. Disturbi psichiatrici. Raro: ansia e depressione. Patologie del sistema nervoso. Molto comune: cefalea; comune: vertigini; raro: convulsioni, perdita di concentrazione mentale, insonnia, parestesie, sonnolenza. Patologie cardiache. Raro: cardiomiopatia. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Non comune: dispnea; raro: tosse. Patologie gastrointestinali. Molto comune: nausea; comune: vomito, diarrea e dolore addominale; non comune: flatulenza; raro: pancreatite. Pigmentazione della mucosa orale, disgeusia e dispepsia. Patologie epatobiliari. Comune: innalzamento dei livelli ematici degli enzimi epatici e della bilirubina; raro: affezioni epatiche, quali graveepatomegalia con steatosi. Patologie della cute e del tessuto sottocu taneo. Non comune: eruzione cutanea e prurito; raro: orticaria, pigmentazione delle unghie e della pelle, e sudorazione. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comune: mialgia; non comune: miopatia. Patologie renali e urinarie. Raro: pollachiuria. Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella. Raro: ginecomastia.Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazi one. Comune: malessere; non comune: astenia, febbre e algie diffuse; raro: dolore toracico e sindrome simil-influenzale, brividi. I dati disponibili relativi a studi sia controllati con placebo che in aperto indicano che l'incidenza di nausea e di altre reazioni avverse di frequente osservazione clinica si riducono in maniera consistente nel tempo durante le prime settimane di terapia con il medicinale. Reazioni avverse al farmaco impiegato nella prevenzione della trasmissione materno-fetale. In uno studio controllato con placebo, il quadro generale delle reazioni avverse e delle anomalie di laboratorio risultava simile nelle donne trattate con il medicinale ed in quelle trattate con placebo. Tuttavia, si osservava una tendenza all'anemia di grado lieve e moderato, nelle donne trattate con zidovudina, prima del parto. Nella stessa sperimentazione, le concentrazioni di emoglobina dei neonati esposti al farmaco per questa indicazione, erano marginalmente inferiori rispetto ai neonati del gruppo con placebo, ma non vi era necessita' di trasfusioni. L'anemia si risolveva entro 6 settimane dal completamento della terapia con il medicinale. Altre reazioni avverse cliniche e le anomalie dei test di laboratorio erano simili nei gruppi trattati con il farmaco e placebo. Non e' noto se vi siano conseguenze a lungo termine inerenti l'esposizione intra-uterina e neonatale al farmaco. Con l'uso di analoghi nucleosidici sono stati riportati casi di acidosi lattica, talvolta fatali, di solito associati ad epatomegalia grave e steatosi epatica. La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata, nei pazienti con HIV, con una ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) che include la perdita del grasso sottocutaneo periferico e facciale, aumento del grasso intra-addominale e viscerale, ipertrofia delle ghiandole mammarie e accumulo del grasso dorso-cervicale (gobba di bufalo). La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata con anomalie metaboliche come ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, resistenza all'insulina, iperglicemia e iperlattatemia.In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al moment o dell'inizio della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a infezioni opportunistiche asintomatiche o residuali. Casi di osteonecrosi sono stati riportati soprattutto in pazienti con fattori di rischio generalmente noti, con malattia da HIV in stadio avanzato o esposti per lungo tempo alla terapiaantiretrovirale di combinazione (CART). La frequenza di tali casi e' sconosciuta.
Gravidanza e allattamento
L'uso del medicinale nelle donne in gravidanza oltre le 14 settimane di gestazione, con il successivo trattamento dei loro neonati, ha mostrato di ridurre in modo significativo il tasso di trasmissione materno-fetale dell'HIV, in base a colture virali effettuate nei neonati. I risultati dello studio principale statunitense, controllato verso placebo, indicavano che il farmaco riduceva la trasmissione materno-fetale di circa il 70%. In tale studio, le donne gravide avevano una conta di CD4+ compresa tra 200 e 1818/mm^3 (mediana nel gruppo trattato di 560/mm^3) ed iniziavano la terapia tra la quattordicesima e la trentaquattresima settimana di gestazione e non presentavano indicazioni clinicheper la terapia con il farmaco; i loro neonati ricevevano il medicinal e sino a 6 settimane di eta'. La decisione di ridurre il rischio di trasmissione materno-fetale dell'HIV deve essere basata sul bilanciamento dei benefici potenziali e del potenziale rischio. Le donne in gravidanza che considerino l'eventualita' dell'uso del medicinale durante lagravidanza, per la prevenzione della trasmissione dell'HIV ai loro ne onati, devono essere avvisate che la trasmissione puo' ancora verificarsi, in taluni casi, nonostante la terapia. L'efficacia della zidovudina nel ridurre la trasmissione materno-fetale, in donne con pregresso prolungato trattamento con zidovudina od altri farmaci antiretroviralio in donne infettate da ceppi di HIV con ridotta sensibilita' nei con fronti della zidovudina, non e' nota. Non e' noto se vi siano conseguenze a lungo termine inerenti l'esposizione intra-uterina e neonatale al farmaco. Sulla base delle osservazioni di cancerogenesi/mutagenesi condotte sugli animali, non puo' essere escluso un rischio di cancerogenesi per l'uomo. La rilevanza di tali osservazioni nel caso di neonatiinfettati o meno ed esposti al farmaco non e' nota. Tuttavia, donne i n gravidanza che considerino l'uso del medicinale nel corso della stessa, devono essere informate di tali osservazioni. Una grande quantita'di dati su donne in gravidanza (piu' di 3000 esiti di esposizione) no n indicano alcuna tossicita' a livello di malformazioni, fetale o neonatale. Il medicinale puo' essere usato durante la gravidanza se clinicamente necessario. Il farmaco deve essere impiegato solo prima della quattordicesima settimana di gestazione quando il beneficio potenziale per la madre e per il feto sia superiore ai rischi. Studi condotti su ratti e conigli in gravidanza e trattati con zidovudina per via orale a dosi fino a 450 e 500 mg/kg/die rispettivamente durante il periodo principale dell'organogenesi, non hanno mostrato segni di teratogenesi.Si e' tuttavia osservato un incremento statisticamente significativo del riassorbimento fetale, nei ratti trattati con dosi da 150 a 450 mg/kg/die e nei conigli trattati con 500 mg/kg/die. In uno studio separato, riportato successivamente, si e' osservata la comparsa di marcata tossicita' materna ed un incremento delle malformazioni fetali, in ratti trattati con una dose di 3000 mg/kg/die, che e' molto vicina alla dose mediana letale per via orale (3683 mg/kg). In tale studio non si e' osservata teratogenesi ai dosaggi piu' bassi studiati (600 mg/kg/dieo meno). La zidovudina non ha compromesso la fertilita' maschile o fe mminile in ratti trattati con dosaggi orali fino a 450 mg/kg/die. Non vi sono dati disponibili sugli effetti del farmaco sulla fertilita' femminile nella specie umana. Nei maschi, il medicinale non ha mostrato di avere effetti sulla conta, la morfologia o la motilita' degli spermatozoi. Gli esperti raccomandano che le donne con infezione da HIV nonallattino al seno i loro bambini per evitare la trasmissione dell'HIV . Dopo somministrazione di una dose singola di 200 mg di zidovudina a donne con infezione da HIV, la concentrazione media di zidovudina era simile nel latte materno e nel siero. Pertanto, poiche' il farmaco ed il virus passano nel latte materno, si raccomanda che le madri in trattamento con il medicinale non allattino al seno i loro bambini.