Retrovir - Ev 5fl 20ml 200mg

Dettagli:
Nome:Retrovir - Ev 5fl 20ml 200mg
Codice Ministeriale:026697072
Principio attivo:Zidovudina
Codice ATC:J05AF01
Fascia:H
Prezzo:78.64
Glutine:Senza glutine
Produttore:Viiv Healthcare Srl
SSN:Medicinale ospedaliero dispensabile in farmacia a totale carico del cittadino
Ricetta:RRL - vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti art.93 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco ospedaliero esitabile in farmacia
Forma:Concentrato per soluzione per infusione
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Non superiore a +30, conservare il prodotto nella confezione originale
Scadenza:36 mesi

Denominazione

RETROVIR 10 MG/ML CONCENTRATO PER SOLUZIONE PER INFUSIONE

Formulazioni

Retrovir - Ev 5fl 20ml 200mg

Categoria farmacoterapeutica

Analoghi nucleosidici.

Principi attivi

Flaconcini contenenti 200 mg di zidovudina in 20 ml di soluzione (10 mg di zidovudina per ml).

Eccipienti

Acido cloridrico (per aggiustamento del pH), sodio idrossido(per aggiustamento del pH), acqua per preparazioni iniettabili.

Indicazioni

Trattamento a breve termine delle gravi manifestazioni cliniche dell'infezione da Virus dell'Immunodeficienza Umana (HIV) in pazienti con Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (AIDS) che non siano in grado di assumere le formulazioni orali del farmaco. Se possibile, la soluzioneper infusione, non deve essere usata come monoterapia per questa indi cazione. La chemioprofilassi con Retrovir e' indicata per l'uso in donne HIV-positive in gravidanza (oltre le 14 settimane di gestazione) per la prevenzione della trasmissione materno-fetale dell'HIV e per la profilassi primaria dell'infezione da HIV nei neonati. La soluzione perinfusione deve essere impiegata solo quando non sia possibile il trat tamento orale.

Controindicazioni / effetti secondari

La soluzione per infusione e' controindicato nei pazienti con ipersensibilita' nota alla zidovudina o ad uno qualsiasi degli eccipienti. La soluzione per infusione non deve essere somministrato a pazienti con marcata neutropenia (meno di 0,75 x 10^9/l) oppure con livelli molto bassi di emoglobina (meno di 7,5 g/dl o 4,65 mmol/l). Il medicinale e' controindicato nei neonati con iperbilirubinemia che necessitino di trattamento diverso dalla fototerapia, o con incremento dei livelli di transaminasi superiore a cinque volte il limite superiore della norma.

Posologia

Il medicinale deve essere prescritto da un medico esperto nel trattamento dell'infezione da HIV. La dose richiesta, deve essere somministrata per infusione endovenosa lenta del prodotto diluito in un periodo diun'ora. La soluzione per infusione non deve essere somministrata per via intramuscolare. Diluizione: la soluzione per infusione deve esserediluita prima della somministrazione. Posologia negli adulti. La solu zione per infusione al dosaggio di 1 o 2 mg di zidovudina/kg di peso corporeo ogni 4 ore, determina la stessa esposizione (AUC) che si ottiene con una dose orale di 1,5 o 3 mg di zidovudina/kg ogni 4 ore (rispettivamente 600 o 1200 mg al giorno per un paziente di 70 kg). La dose orale raccomandata e' di 250 o 300 mg due volte al giorno. Questa posologia e' attualmente impiegata come parte di un regime di trattamento multifarmacologico. I pazienti devono ricevere la soluzione per infusione solo fino a quando possa essere somministrata la terapia per via orale. Sono disponibili dati limitati sull'uso nei bambini. E' stata impiegata una gamma posologica tra 80 e 160 mg/m^2 ogni 6 ore (320-640 mg/m^2/die). L'esposizione a seguito di una dose di 120 mg/m^2 ogni 6 ore corrisponde circa a quella che si raggiunge dopo una dose orale di 180 mg/m^2 ogni 6 ore. Una dose orale compresa tra i 360-480 mg/m^2 algiorno corrisponde circa ad una dose per via endovenosa compresa tra 240-320 mg/m^2 al giorno. Posologia nella prevenzione della trasmissione materno-fetale: le donne in gravidanza (oltre le 14 settimane di gestazione) devono ricevere 500 mg/die mediante somministrazione orale (100 mg 5 volte al giorno) sino all'inizio del travaglio. Durante il travaglio ed il parto il farmaco deve essere somministrato per via endovenosa alla dose di 2 mg/kg di peso corporeo per 1 ora, seguito da una infusione endovenosa continua alla dose di 1 mg/kg/ora sino al clampaggio del cordone ombelicale. Ai neonati devono essere somministrati 2 mg/kg di peso corporeo per via orale ogni 6 ore, iniziando entro 12 oredalla nascita e continuando sino a 6 settimane di eta' (ad esempio un neonato di 3 kg dovrebbe richiedere 0,6 ml di soluzione orale ogni 6 ore). Ai neonati non in grado di ricevere il trattamento per via oraledeve essere somministrato il farmaco per via endovenosa al dosaggio d i 1,5 mg/kg di peso corporeo, per infusione di 30 minuti ogni 6 ore. Nel caso si preveda un parto cesareo, l'infusione deve essere iniziata 4 ore prima dell'intervento. Nell'eventualita' di un falso travaglio, l'infusione deve essere interrotta e deve essere ripresa la somministrazione del farmaco per via orale. Modificazioni della posologia nei pazienti con reazioni avverse ematologiche: la sostituzione della zidovudina deve essere presa in considerazione nei pazienti nei quali il livello di emoglobina o la conta dei neutrofili scendono a livelli clinicamente significativi. Si devono escludere altre potenziali cause di anemia o neutropenia. La riduzione della posologia o l'interruzione della terapia con il prodotto deve essere presa in considerazione in assenza di trattamenti alternativi. Posologia negli anziani: la farmacocinetica della zidovudina non e' stata studiata nei pazienti di eta' superiore a 65 anni e non sono disponibili specifici dati a riguardo. Tuttavia poiche' si consiglia una particolare attenzione in questo gruppo di eta' a causa delle modifiche associate all'eta' stessa, quali la diminuzione della funzione renale e le alterazioni dei parametri ematologici, e' consigliato un adeguato monitoraggio dei pazienti prima e durante la somministrazione del prodotto. Posologia nei soggetti con compromissione renale: nei pazienti con grave compromissione renale la doseendovenosa raccomandata e' 1 mg/kg 3-4 volte al giorno. Questa e' equ ivalente alla dose orale giornaliera attualmente raccomandata di 300-400 mg per questo gruppo di pazienti che consente una biodisponibilita'del 60-70%. I parametri ematologici e la risposta clinica possono com portare la necessita' di successivi aggiustamenti posologici. Per i pazienti con malattia renale all'ultimo stadio sottoposti a emodialisi odialisi peritoneale la dose raccomandata e' di 100 mg ogni 6-8 ore (3 00 mg - 400 mg al giorno). Posologia nei soggetti con compromissione epatica: i dati nei pazienti con cirrosi, suggeriscono che l'accumulo di zidovudina puo' verificarsi in pazienti con funzione epatica compromessa a causa della ridotta glucuronidazione. Riduzioni della posologiapossono rendersi necessarie ma, a causa dell'ampia variabilita' nelle esposizioni a zidovudina nei pazienti con malattia epatica da moderat a a grave, non si possono fornire precise raccomandazioni al riguardo.Se non e' possibile effettuare il controllo dei livelli plasmatici di zidovudina, sara' necessario da parte dei medici valutare segni di in tolleranza come lo sviluppo di reazioni ematologiche avverse (anemia, leucopenia, neutropenia) e ridurre la dose e/o aumentare l'intervallo tra le somministrazioni in modo appropriato.

Conservazione

Non conservare a temperatura superiore ai 30 gradi C. Conservare il flaconcino nell'imballaggio esterno originale.

Avvertenze

Il medicinale non guarisce l'infezione da HIV o l'AIDS. I pazienti trattati possono continuare a sviluppare infezioni opportunistiche e altre complicanze associate all'infezione da HIV. Evitare l'uso concomitante di rifampicina, o stavudina con zidovudina. Possono verificarsi anemia, neutropenia e leucopenia (in genere secondaria alla neutropenia).Monitorare i parametri ematologici. Effettuare controlli ematologici almeno settimanali nei pazienti in terapia con la soluzione per infusione. Se i livelli di emoglobina scendono a valori compresi tra 7,5 g/dl (4,65 mmol/l) e 9 g/dl (5,59 mmol/l) o la conta dei neutrofili scende a valori compresi tra 0,75 x10^9/l e 1,0 x 10^9/l, la dose giornaliera puo' essere ridotta fino a quando non si evidenzi un recupero midollare; in alternativa il recupero puo' essere incrementato da una breveinterruzione (2-4 settimane) della terapia. Il recupero midollare di solito si osserva entro due settimane dopo le quali, puo' essere ripresa la terapia ma a dosi ridotte. I dati sull'uso del medicinale per via endovenosa, per un periodo di oltre due settimane sono limitati. In pazienti con anemia significativa, le modifiche posologiche non eliminano necessariamente il ricorso a trasfusioni. E' stata riportata acidosi lattica di solito associata ad epatomegalia e steatosi epatica. Sintomi precoci includono sintomi non gravi a carico dell'apparato digerente, malessere non specifico, perdita di appetito, perdita di peso, sintomi respiratori o neurologici. L'acidosi lattica presenta un'alta mortalita' e puo' essere associata a pancreatite, insufficienza epatica o insufficienza renale. L'acidosi lattica e' stata in genere osservatasia dopo i primi mesi di trattamento sia dopo molti mesi. Interromper e il trattamento con analoghi nucleosidici in caso di comparsa di iperlattacidemia sintomatica e acidosi metabolica/lattica, epatomegalia progressiva o rapido incremento dei livelli di aminotransferasi. Prestare cautela nel somministrare analoghi nucleosidici a pazienti (in particolare donne obese) con epatomegalia, epatite od altri noti fattori dirischio di malattia epatica e steatosi epatica (compresi alcuni medic inali e alcool). I pazienti con infezione concomitante da epatite C e trattati con alfa interferone e ribavirina possono essere ad alto rischio. I pazienti con aumentato rischio devono essere attentamente seguiti. Tossicita' mitocondriale: e' stato dimostrato che gli analoghi nucleosidici e nucleotidici sia in vitro che in vivo causano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati riportati casi di disfunzione mitocondriale in neonati HIV-negativi esposti agli analoghi nucleosidici in utero e/o dopo la nascita. I principali eventi avversi riportati sono alterazioni ematologiche, alterazioni metaboliche. Questi eventi sono spesso transitori. Sono state riportate alterazioni neurologiche a comparsa ritardata. Al momento non e' noto se le alterazioni neurologiche siano transitorie o permanenti. Ogni bambino esposto in uteroad analoghi nucleosidici e nucleotidici, anche i bambini HIV-negativi , deve essere sottoposto a follow-up clinico e di laboratorio e deve essere controllato a fondo per quanto riguarda una possibile disfunzione mitocondriale in caso di comparsa dei segni e sintomi relativi. Queste osservazioni non hanno effetto sulle attuali raccomandazioni di impiego della terapia antiretrovirale nelle donne in gravidanza per prevenire la trasmissione verticale dell'HIV. La terapia antiretrovirale combinata e' stata associata alla lipodistrofia nei pazienti con infezione da HIV. Le conseguenze a lungo termine di questi eventi sono al momento sconosciute. E' stata ipotizzata una connessione tra la lipomatosi viscerale e gli inibitori della proteasi e la lipoatrofia e gli inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa. L'esame clinico deve includere la valutazione dei segni fisici di ridistribuzione del grasso.Deve esser presa in considerazione la valutazione dei livelli dei lip idi sierici e del glucosio ematico a digiuno. Gestire i disordini del metabolismo lipidico secondo un'adeguata pratica clinica. Malattia epatica: la clearance della zidovudina nei pazienti con compromissione epatica lieve senza cirrosi [Child-Pugh scores di 5-6] e' simile a quella osservata nei volontari sani pertanto, non viene richiesto alcun aggiustamento della posologia. Nei pazienti con malattia epatica da moderata a grave [Child-Pugh scores di 7-15] non possono essere formulate specifiche raccomandazioni sul dosaggio a causa dell'ampia variabilita'osservata nelle esposizioni alla zidovudina, pertanto, l'impiego di z idovudina in questo gruppo di pazienti non e' raccomandato. I pazienticon epatite cronica B o C e trattati con una terapia di combinazione antiretrovirale sono considerati ad aumentato rischio di eventi avversi epatici gravi e potenzialmente fatali. In caso di terapia antiviraleconcomitante contro l'epatite B o C si faccia riferimento alle relati ve informazioni di tali medicinali. I pazienti con disfunzione epaticapre-esistente, comprendente l'epatite cronica attiva, presentano una aumentata frequenza di anomalie della funzionalita' epatica durante laterapia antiretrovirale di combinazione e devono essere monitorati se condo la prassi consueta. Qualora si evidenzi un peggioramento della malattia epatica in tali pazienti, considerare l'interruzione o la definitiva sospensione del trattamento. Sindrome da riattivazione immunitaria: in pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento della istituzione della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a patogeni opportunisti asintomatici o residuali e causare condizioni cliniche serie, o ilpeggioramento dei sintomi. Esempi rilevanti di cio' sono le retiniti da citomegalovirus, le infezioni micobatteriche generalizzate e/o focali e la polmonite da Pneumocystis carinii. Valutare qualsiasi sintomo infiammatorio e, se necessario, instaurare un trattamento. I pazienti devono essere avvertiti sull'uso concomitante di farmaci auto-prescritti. Avvertire i pazienti che la terapia non si e' dimostrata in grado di impedire la trasmissione dell'HIV ad altri tramite contatti sessuali o per contaminazione con il sangue. Sono stati riportati casi di osteonecrosi soprattutto nei pazienti con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART). Raccomandare ai pazienti di rivolgersi al medico in caso di comparsa di fastidi, dolore e rigidita' alle articolazioni, o difficolta' nel movimento. Pazienti con infezione concomitante da virus dell'epatite C: dato l'aumento del rischio di anemia l'uso concomitantedi ribavirina e zidovudina non e' raccomandato.

Interazioni

Dati limitati suggeriscono che la somministrazione concomitante di zidovudina con rifampicina riduce l'AUC della zidovudina del 48% +/- 34%.Questo puo' comportare una perdita parziale o totale di efficacia del la zidovudina. L'uso concomitante di rifampicina con zidovudina deve essere evitato. La zidovudina in combinazione con la stavudina e' antagonista in vitro. L'uso concomitante della stavudina con la zidovudina deve essere evitato. Il probenecid aumenta l'AUC della zidovudina del 106% (intervallo da 100 a 170%). I pazienti che ricevono entrambi i farmaci devono essere strettamente controllati per la tossicita' ematologica. Un lieve incremento nella Cmax (28%) e' stato osservato per la zidovudina se somministrata in associazione con la lamivudina, tuttavial'esposizione globale (AUC) non era significativamente alterata. La z idovudina non ha effetto sulla farmacocinetica della lamivudina. E' stato segnalato che i livelli ematici di fenitoina sono bassi in alcuni pazienti in terapia con il farmaco, mentre in un paziente si e' osservato un incremento degli stessi. Tali osservazioni suggeriscono che i livelli di fenitoina devono essere attentamente controllati in pazientiche ricevono entrambi i farmaci. Atovaquone : la zidovudina non sembr a influenzare la farmacocinetica dell'atovaquone. Tuttavia, i dati di farmacocinetica hanno dimostrato che l'atovaquone sembra diminuire il tasso di metabolismo della zidovudina nel suo metabolita glucuronide (l'AUC della zidovudina allo steady state veniva aumentata del 33% e laconcentrazione plasmatica al picco del glucuronide e' stata ridotta d el 19%). Sembra improbabile che la zidovudina ai dosaggi di 500 o 600 mg/die in tre settimane, corrispondenti alla durata della terapia concomitante con atovaquone per il trattamento della PCP acuta, possa risultare in una aumentata incidenza di reazioni avverse attribuibili alleconcentrazioni plasmatiche piu' alte di zidovudina. Si deve porre ult eriore cautela nel monitoraggio di pazienti in terapia prolungata con atovaquone. L'acido valproico, il fluconazolo o il metadone, quando somministrati con la zidovudina hanno mostrato di aumentare la AUC con una riduzione corrispondente della clearance della zidovudina. Poiche' sono disponibili solo dati limitati, non e' chiaro il significato clinico di queste evidenze ma se la zidovudina viene usata in concomitanzacon l'acido valproico, con il fluconazolo o con il metadone, i pazien ti devono essere strettamente controllati per una potenziale tossicita' della zidovudina. Un peggioramento dell'anemia dovuto alla ribavirina e' stato riportato quando la zidovudina e' parte del regime di trattamento dell'HIV, sebbene l'esatto meccanismo non sia ancora stato chiarito. L'impiego concomitante di ribavirina e zidovudina non e' raccomandato a causa dell'aumento del rischio di anemia. Prendere in considerazione la sostituzione della zidovudina in un regime di combinazione ART se questo e' gia' stato stabilito. Cio' potrebbe essere particolarmente importante nei pazienti con anamnesi positiva di anemia indotta da zidovudina. La terapia concomitante, specialmente quella acuta, con farmaci potenzialmente nefrotossici o mielosoppressivi puo' anche aumentare il rischio di reazioni avverse alla zidovudina. Ove la terapia concomitante con uno qualsiasi di questi farmaci si renda necessaria, ulteriore cautela andra' posta nel monitoraggio della funzionalita' renale e dei parametri ematologici e, se richiesto, il dosaggio di uno o piu' farmaci deve essere ridotto. Dati limitati, relativi a studi clinici controllati, non indicano un aumento significativo del rischio di reazioni avverse alla zidovudina con cotrimossazolo, pentamidina in aerosol, pirimetamina e aciclovir ai dosaggi impiegati nella profilassi.

Effetti indesiderati

Il profilo delle reazioni avverse e' simile per gli adulti e i bambini. Fra le reazioni avverse piu' gravi vi sono, anemia (che puo' richiedere delle trasfusioni), neutropenia e leucopenia. Queste insorgono piu' frequentemente ai dosaggi maggiori (1200 - 1500 mg/die) ed in pazienti con malattia da HIV in fase avanzata (specialmente in caso di scarsa riserva midollare antecedente al trattamento) e particolarmente in pazienti con numero di cellule CD4 inferiore a 100/mm^3. Puo' rendersi necessaria la riduzione della posologia o la sospensione della terapia. L'incidenza della neutropenia e' altresi' aumentata nei pazienti conridotta conta dei neutrofili, bassi livelli di emoglobina e vitamina B12 al momento dell'inizio della terapia con il medicinale. I seguentieventi sono stati riportati in pazienti trattati con il prodotto. Fre quenze effetti indesiderati: molto comune (maggiore di 10%), comune (1% - 10%), non comune (0,1% - 1%), raro (0,01% - 0,1%) e molto raro (minore di 0,01%). Patologie del sistema emolinfopoietico. Comune: anemia, neutropenia e leucopenia; non comune: pancitopenia con ipoplasia midollare, trombocitopenia; raro: aplasia eritrocitaria pura; molto raro:anemia aplastica. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Raro: acidosi lattica in assenza di ipossiemia, anoressia. Disturbi psichiatrici. Raro: ansia e depressione. Patologie del sistema nervoso. Molto comune: cefalea; comune: vertigini; raro: convulsioni, perdita di concentrazione mentale, insonnia, parestesie, sonnolenza. Patologie cardiache. Raro: cardiomiopatia. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Non comune: dispnea; raro: tosse. Patologie gastrointestinali.Molto comune: nausea; comune: vomito, diarrea e dolore addominale; no n comune: flatulenza; raro: pigmentazione della mucosa orale, disgeusia e dispepsia. Pancreatite. Patologie epatobiliari. Comune: innalzamento dei livelli ematici degli enzimi epatici e della bilirubina; raro: affezioni epatiche, quali grave epatomegalia con steatosi. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Non comune: eruzione cutanea e prurito; raro: orticaria, pigmentazione delle unghie e della pelle, e sudorazione. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comune: mialgia; non comune: miopatia. Patologie renali e urinarie. Raro: pollachiuria. Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella. Raro: ginecomastia. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: malessere; non comune: astenia, febbre e algie diffuse; raro: dolore toracico e sindrome simil-influenzale, brividi. L'esperienza con il trattamento con la soluzione per infusione, per un periodo superiore alle due settimane, e' limitata sebbene alcuni pazienti abbiano ricevuto un trattamento fino a 12 settimane. Le reazioni avverse piu' frequenti erano anemia, neutropenia,e leucopenia, mentre eventuali reazioni locali erano infrequenti. L'i ncidenza di nausea e di altre reazioni avverse di frequente osservazione clinica si riducono in maniera consistente nel tempo durante le prime settimane di terapia con il prodotto. Reazioni avverse al farmaco impiegato nella prevenzione della trasmissione materno-fetale. In uno studio controllato verso placebo, il quadro generale delle reazioni avverse e delle anomalie di laboratorio risultava simile nelle donne trattate con il medicinale ed in quelle trattate con placebo. Tuttavia, siosservava una tendenza all'anemia di grado lieve e moderato, nelle do nne trattate con zidovudina, prima del parto. Nella stessa sperimentazione, le concentrazioni di emoglobina dei neonati esposti al prodotto per questa indicazione, erano marginalmente inferiori rispetto ai neonati del gruppo con placebo, ma non vi era necessita' di trasfusioni. L'anemia si risolveva entro 6 settimane dal completamento della terapiacon il medicinale. Altre reazioni avverse cliniche e le anomalie dei test di laboratorio erano simili nei gruppi trattati con il prodotto eplacebo. Non e' noto se vi siano conseguenze a lungo termine inerenti l'esposizione intra-uterina e neonatale a Retrovir. Entro ciascun gru ppo di frequenza gli eventi avversi sono presentati in ordine di gravita' decrescente. Con l'uso di analoghi nucleosidici sono stati riportati casi di acidosi lattica, talvolta fatali, di solito associati a grave epatomegalia e steatosi epatica. La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata, nei pazienti con HIV, con una ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) che include la perdita del grasso sottocutaneo periferico e facciale, aumento del grasso intra-addominale e viscerale, ipertrofia delle ghiandole mammarie e accumulo delgrasso dorso-cervicale (gobba di bufalo). La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata con anomalie metaboliche come ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, resistenza all'insulina, iperglicemia e iperlattatemia. In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento dell'inizio della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a infezioni opportunistiche asintomatiche o residuali. Casi di osteonecrosi sono stati riportati soprattutto in pazienti con fattori di rischio generalmente noti, con malattia da HIV in stadio avanzato o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART). La frequenza di tali casi e' sconosciuta.

Gravidanza e allattamento

L'uso nelle donne in gravidanza oltre le 14 settimane di gestazione, con successivo trattamento dei loro neonati, ha mostrato di ridurre in modo significativo il tasso di trasmissione materno-fetale dell'HIV, in base a colture virali effettuate nei neonati. I risultati dello studio principale statunitense, controllato verso placebo, indicavano che il farmaco riduce la trasmissione materno-fetale di circa il 70%. In tale studio, le donne gravide avevano una conta di CD4+ compresa tra 200 e 1818/mm^3 (mediana nel gruppo trattato di 560/mm^3) ed iniziavano la terapia tra la 14a e la 34a settimana di gestazione e non presentavano indicazioni cliniche per la terapia con il prodotto; i loro neonati ricevevano il farmaco sino a 6 settimane di eta'. La decisione di ridurre il rischio di trasmissione materno-fetale dell'HIV deve essere basata sul bilanciamento dei benefici potenziali e del potenziale rischio. Le donne in gravidanza che considerino l'eventualita' dell'uso delfarmaco durante la gravidanza, per la prevenzione della trasmissione dell'HIV ai loro neonati, devono essere avvisate che la trasmissione puo' ancora verificarsi, in taluni casi, nonostante la terapia. L'efficacia della zidovudina nel ridurre la trasmissione materno-fetale, in donne con pregresso prolungato trattamento con zidovudina od altri farmaci antiretrovirali o in donne infettate da ceppi di HIV con ridotta sensibilita' nei confronti della zidovudina, non e' nota. Non e' noto se vi siano conseguenze a lungo termine inerenti l'esposizione intra-uterina e neonatale al medicinale. Sulla base delle osservazioni di cancerogenesi/mutagenesi condotte sugli animali, non puo' essere escluso un rischio di cancerogenesi per l'uomo. La rilevanza di tali osservazioni nel caso di neonati infettati o meno ed esposti al farmaco non e' nota. Tuttavia, donne in gravidanza che considerino l'uso del prodotto nel corso della stessa, devono essere informate di tali osservazioni. Una grande quantita' di dati su donne in gravidanza (piu' di 3000 esiti di esposizione) non indicano alcuna tossicita' a livello di malformazioni, fetale o neonatale. Il medicinale puo' essere usato durante la gravidanza se clinicamente necessario. Il medicinale deve essere impiegato solo prima della quattordicesima settimana di gestazione quando il beneficio potenziale per la madre e il feto sia superiore ai rischi.Studi condotti su ratti e conigli in gravidanza e trattati con zidovu dina per via orale a dosi fino a 450 e 500 mg/kg/die rispettivamente durante il periodo principale dell'organogenesi, non hanno mostrato segni di teratogenesi. Si e' tuttavia osservato un incremento statisticamente significativo del riassorbimento fetale, nei ratti trattati con dosi da 150 a 450 mg/kg/die e nei conigli trattati con 500 mg/kg/die. In uno studio separato, riportato successivamente, si e' osservata la comparsa di marcata tossicita' materna ed un incremento delle malformazioni fetali, in ratti trattati con una dose di 3000 mg/kg/die, che e' molto vicina alla dose mediana letale per via orale (3683 mg/kg). In tale studio non si e' osservata teratogenicita' ai dosaggi piu' bassi studiati (600 mg/kg/die o meno). La zidovudina non ha compromesso la fertilita' maschile o femminile in ratti trattati con dosaggi orali finoa 450 mg/kg/ die. Non vi sono dati disponibili sugli effetti sulla fe rtilita' femminile nella specie umana. Nei maschi, il medicinale non ha mostrato di avere effetti sulla conta, la morfologia o la motilita' degli spermatozoi. Allattamento: gli esperti raccomandano che le donnecon infezione da HIV non allattino al seno i loro bambini per evitare la trasmissione dell'HIV. Dopo somministrazione di una singola dose d i 200 mg di zidovudina a donne con infezione da HIV la concentrazione media di zidovudina era simile nel latte materno e nel siero. Pertanto, poiche' il farmaco e il virus passano nel latte materno, si raccomanda che le madri in trattamento non allattino al seno i loro bambini.