Myelostim 34 - F 33,6miu+sir 1ml
Dettagli:
Nome:Myelostim 34 - F 33,6miu+sir 1mlCodice Ministeriale:029059096
Principio attivo:Lenograstim
Codice ATC:L03AA10
Fascia:A
Prezzo:131.02
Glutine:Senza glutine
Produttore:Italfarmaco Spa
SSN:Concedibile esente
Ricetta:RRL - vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti art.93 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco etico
Forma:Soluzione iniettabile
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Non superiore a +30 gradi, non congelare
Scadenza:30 mesi
Denominazione
MYELOSTIM
Formulazioni
Myelostim 34 - F 33,6miu+sir 1ml
Myelostim 34 - 5f 33,6miu+5sir
Categoria farmacoterapeutica
Citochine.
Principi attivi
Lenograstim (rHuG-CSF) 33,6 milioni Unita' Internazionali (equivalentia 263 mcg) per ml dopo ricostituzione.
Eccipienti
Polvere: arginina, fenilalanina, metionina, mannitolo (E421), polisorbato 20, acido cloridrico diluito (per l'aggiustamento del pH). Solvente: acqua per preparazioni iniettabili.
Indicazioni
Riduzione della durata della neutropenia in pazienti (con neoplasia non mieloide) sottoposti a terapia mieloablativa, seguita da trapianto di midollo osseo (BMT), considerati ad aumentato rischio di neutropeniagrave prolungata. Riduzione della durata della neutropenia grave e de lle complicanze associate in pazienti sottoposti a schemi di chemioterapia citotossica associati ad una incidenza significativa di neutropenia febbrile. Mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico (PBPC).
Controindicazioni / effetti secondari
Non deve essere somministrato a pazienti con ipersensibilita' nota al lenograstim o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Non deve essere usatoper aumentare l'intensita' della dose della chemioterapia citotossica al di la' del dosaggio stabilito e degli schemi posologici consueti, poiche' puo' ridurre la mielotossicita' ma non la tossicita' globale dei farmaci citotossici. Non deve essere somministrato contemporaneamente a chemioterapia citotossica. Non deve essere somministrato a pazienti con neoplasia mieloide diversa dalla leucemia mieloide acuta de novo con leucemia mieloide acuta de novo sotto i 55 anni di eta' con leucemia mieloide acuta de novo con citogenetica favorevole, cioe' t(8;21), t(15;17) e inv. (16).
Posologia
La terapia deve essere somministrata solamente presso un centro oncologico e/o ematologico specializzato. Puo' essere somministrato per iniezione sottocutanea o per infusione endovenosa. La dose raccomandata e'150 mcg (19,2 MIU) per m^2al giorno, terapeuticamente equivalenti a 5 mcg (0,64 MIU) per kg al giorno in caso di: trapianto di cellule stam inali periferiche o di midollo osseo chemioterapia citotossica convenzionale mobilizzazione delle PBPC dopo chemioterapia. Myelostim 34 milioni UI/ml puo' essere utilizzato in pazienti con superficie corporea fino a 1,8 m^2. Per la mobilizzazione delle PBPC con il farmaco da solo, la dose raccomandata e' di 10 mcg (1,28 MIU) per kg al giorno. Adulti: nel trapianto di cellule staminali periferiche o di midollo osseo dev'essere somministrato quotidianamente alla dose raccomandata di 150 mcg (19,2 MIU) per m^2al giorno in infusione endovenosa, della durata di 30 minuti, diluito in soluzione salina isotonica o sottoforma di iniezione sottocutanea. La prima dose non deve essere somministrata nelle 24 ore successive all'impianto di midollo osseo. La somministrazionedeve essere continuata fino a che non venga superata l'attesa concent razione minima di neutrofili (nadir) e la conta degli stessi non sia rientrata in limiti stabili compatibili con l'interruzione del trattamento, fino a un massimo, se necessario, di 28 giorni consecutivi di terapia. Si prevede che entro 14 giorni dal trapianto di midollo osseo nel 50% dei pazienti si raggiunga un normale livello di neutrofili. In corso di chemioterapia citotossica convenzionale il farmaco alla dose raccomandata di 150 mcg (19,2 MIU) per m^2al giorno dev'essere somministrato quotidianamente per iniezione sottocutanea. La prima dose non deve essere somministrata nelle 24 ore successive alla chemioterapia citotossica. La somministrazione quotidiana deve essere continuata fino ache non venga superato l'atteso nadir e la conta dei neutrofili non a bbia raggiunto valori stabili compatibili con la cessazione del trattamento, fino ad un massimo, se necessario, di 28 giorni consecutivi di terapia. Anche se si puo' verificare un incremento transitorio dei neutrofili entro i primi due giorni di terapia, il trattamento non deve essere interrotto poiche' si osserva generalmente una comparsa piu' precoce del nadir ed un piu' rapido ritorno alla norma con la continuazione del trattamento. Nella mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico (PBPC): dopo chemioterapia, deve essere somministrato quotidianamente alla dose raccomandata di 150 mcg (19,2 MIU) per m^2al giorno per iniezione sottocutanea entro un periodo di 1 - 5 giorni dopo il completamento della chemioterapia, in accordo al regime chemioterapico somministrato per la mobilizzazione. Deve essere somministrato fino all'ultima leucoaferesi. Le leucoaferesi devono essere effettuate nel periodo successivo al nadir, quando la conta leucocitaria e' in aumento, o dopo la determinazione del contenuto di cellule CD34^+ nel sangue con un metodo convalidato. Nei pazienti che non hanno ricevuto una chemioterapia intensiva, spesso e' sufficiente una singola leucoaferesi per ottenere una raccolta minima accettabile (>= 2,0 x 10^6 CD34^+ cellule per kg). Nella mobilizzazione di PBPC con il farmaco usato da solo, deve essere somministrato quotidianamente alla dose raccomandata di 10 mcg (1,28 MIU) per kg al giorno come iniezione sottocutanea per 4-6 giorni. La leucoaferesi deve essere effettuata tra il quinto e il settimo giorno. Nei pazienti che non hanno ricevuto una chemioterapia intensiva, spesso e' sufficiente una singola leucoaferesi per ottenere una raccolta minima accettabile (>= 2,0 x 10^6 CD34^+ cellule per kg). Nei donatori sani una dose giornaliera di 10 mcg/kg somministrata per via sottocutanea per 5-6 giorni permette una raccolta di cellule CD34^+ ^3 3 x 10^6 /kg di peso corporeo, con una singola leucoaferesi nell'83% dei soggetti e con due leucoaferesi nel 97% dei soggetti.Anziani: negli studi clinici e' stato incluso un piccolo numero di pa zienti con eta' fino a 70 anni ma non sono stati condotti studi miratinell'anziano e quindi non si possono raccomandare dosi specifiche. Ba mbini: la sicurezza e l'efficacia sono state verificate in pazienti con eta' maggiore di due anni nel trapianto di midollo osseo.
Conservazione
Non conservare a temperatura superiore ai 30 gradi C. Non congelare.
Avvertenze
Crescita di cellule maligne. I fattori di stimolazione delle colonie granulocitarie possono stimolare la crescita delle cellule mieloidi in vitro; effetti simili sono stati osservati, sempre in vitro, in alcunecellule non mieloidi. La sicurezza e l'efficacia della somministrazio ne nei pazienti con mielodisplasia o leucemia mieloide acuta secondaria, o leucemia mieloide cronica non sono state stabilite. Percio' non deve essere usato in queste indicazioni. Particolare attenzione deve essere usata nel distinguere la diagnosi di trasformazione blastica della leucemia mieloide cronica dalla leucemia mieloide acuta. Dato che alcuni tumori con caratteristiche non specifiche possono in casi eccezionali esprimere un recettore G-CSF, particolare cautela dovrebbe essereposta nel caso di inattese recidive di tumori, osservate in concomita nza con la terapia con rHuG-CSF. Leucocitosi: una conta leucocitaria superiore a 50x10^9 /l non e' stata osservata in nessuno dei pazienti inseriti negli studi clinici e trattati con 5 mcg/kg/die (0,64 milioni di Unita'/kg/die) a seguito di trapianto di midollo osseo. Una conta di globuli bianchi uguale o superiore a 70x10^9 /l e' stata osservata in meno del 5% dei pazienti sottoposti a chemioterapia citotossica trattati alla dose di 5 mcg/kg/die. Non sono stati riportati eventi avversi direttamente attribuibili a questo grado di leucocitosi. A causa deirischi potenziali associati ad una grave leucocitosi, la conta dei gl obuli bianchi dovrebbe essere comunque effettuata ad intervalli regolari durante la terapia. Se il numero dei leucociti supera i 50x10^9 /l dopo l'atteso nadir, deve essere interrotto immediatamente. Durante lamobilizzazione delle PBPC, il trattamento deve essere interrotto se l a conta dei leucociti aumenta a valori > 70 x 10^9 /l. Eventi avversi a livello polmonare. Dopo somministrazione di G-CSF, sono stati riportati rari eventi avversi a livello polmonare, in particolare polmonite interstiziale. Nel trapianto di cellule staminali periferiche o di midollo osseo particolare attenzione deve essere rivolta al recupero delle piastrine, dato che negli studi clinici in doppio cieco controllati con placebo la media della conta piastrinica era piu' bassa nei pazienti trattati col farmaco rispetto a quelli trattati con placebo. L'effetto sulla incidenza e gravita' della malattia "Graft vs Host" acuta e cronica non e' stato ancora ben determinato. In chemioterapia citotossica convenzionale. L'uso non e' raccomandato nel periodo compreso tra le 24 ore precedenti e le 24 ore successive la fine della chemioterapia. Non e' stata stabilita la sicurezza dell'uso con agenti antineoplastici caratterizzati da mielotossicita' cumulativa o predominante sullepiastrine. La somministrazione potrebbe aumentare la tossicita' di qu esti agenti, in particolare verso le piastrine. Rischi associati all'incremento della dose di chemioterapia. La sicurezza e l'efficacia non sono ancora state verificate in corso di intensificazione della chemioterapia. Non dovrebbe essere utilizzato per ridurre al di sotto dei limiti stabiliti gli intervalli fra cicli di chemioterapia e/o per incrementare la dose dei chemioterapici. La tossicita' a carico delle cellule non mieloidi ha rappresentato un fattore limitante negli studi di fase II di intensificazione della chemioterapia. Speciali precauzioni nella mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico. Scelta del metodo di mobilizzazione: la mobilizzazione delle PBPC e' stata superiore quando il farmaco veniva usato dopo chemioterapia rispetto a quando veniva usato da solo. Precedente esposizione a radioterapia e/o ad agenti citotossici: i pazienti che sono stati sottoposti a terapia mielosoppressiva intensiva e/o a radioterapia, potrebbero non mostrare una mobilizzazione delle PBPC sufficiente per raggiungere la raccolta minima accettabile e quindi un recupero ematologico adeguato. Il programma di trapianto di PBPC dovrebbe essere definito nelle fasi iniziali del trattamento del paziente e prima della somministrazione di chemioterapia ad alte dosi dovrebbe essere posta particolare attenzione al numero di PBPC mobilizzate. Valutazione della quantita' di cellule progenitrici raccolte. Deve essere posta particolare attenzione almetodo di quantificazione delle cellule progenitrici raccolte, poiche ' i risultati dell'analisi delle cellule CD34^+ ottenuti con la citometria a flusso variano da laboratorio a laboratorio. La raccolta minimadi cellule CD34^+ non e' ben definita. In donatori sani: la mobilizza zione delle cellule progenitrici del sangue periferico, procedura che non porta a diretti benefici sulla popolazione sana, deve essere presain considerazione solo nell'ambito delle delimitazioni previste dalla legge, in accordo con le normative locali per le donazioni di midollo osseo, quando applicabili. Leucocitosi e' stata osservata nel 24% dei soggetti studiati. E' stata osservata trombocitopenia correlata all'a feresi nel 42% dei soggetti in studio e sono stati occasionalmente rilevati valori < 50 x 10^9 /l dopo leucoaferesi, tutti reversibili, senza la comparsa di eventi clinici avversi correlati. Percio' la leucoaferesi non deve essere condotta in donatori trattati con anticoagulanti o con noti difetti dell'emostasi. Se e' necessaria piu' di una leucoaferesi, deve essere posta particolare attenzione ai donatori con piastrine < 100 x 10^9 /l prima dell'aferesi; in generale le aferesi non devono essere effettuate se le piastrine sono < 75 x 10^9 /l. Se possibile non deve essere inserito un catetere venoso centrale, tenendo in considerazione, nella selezione dei donatori, la facilita' di accesso venoso. Sono disponibili dati sul follow-up a lungo termine in un numero ridotto di soggetti. Fino a sei anni non sono stati riportati postumi a lungo termine. Tuttavia vi e' il rischio di sviluppare un clone mieloide maligno. Nei riceventi di cellule staminali periferiche allogeniche mobilizzate con il farmaco: il trapianto di cellule staminali allogeniche puo' essere associato ad un aumentato rischio di GVH cronico edi dati a lungo termine sulla funzionalita' del trapianto sono scarsi. Altre precauzioni: non si hanno dati sufficienti sulla sicurezza ed e fficacia nei pazienti con grave deficit della funzione renale od epatica. Nei pazienti con cellule progenitrici mieloidi sostanzialmente ridotte di numero, ad esempio a causa di precedenti esposizioni intensivea radio/chemioterapie, la risposta dei neutrofili e' talvolta ridotta e la sicurezza non e' stata accertata. Sono stati osservati casi comu ni ma generalmente asintomatici di splenomegalia e casi molto rari di rottura della milza sia nei donatori sani che nei pazienti in seguito a somministrazione di fattori stimolanti le colonie granulocitarie. Contiene fenilalanina che puo' essere dannosa per le persone affette da fenilchetonuria.
Interazioni
Data la sensibilita' alla chemioterapia citotossica delle cellule mieloidi che si moltiplicano rapidamente, l'uso non e' raccomandato nel periodo compreso fra le 24 ore precedenti e le 24 ore successive la finedella chemioterapia. Possibili interazioni con altri fattori di cresc ita emopoietici e citochine devono essere ancora studiate mediante specifiche ricerche cliniche.
Effetti indesiderati
Nel trapianto di cellule staminali periferiche o di midollo osseo In studi clinici in doppio cieco controllati verso placebo, la media dellaconta delle piastrine e' risultata piu' bassa nei pazienti trattati c on il farmaco rispetto ai pazienti trattati con placebo, senza un aumento dell'incidenza di reazioni avverse di tipo emorragico e il numero mediano di giorni tra il trapianto di midollo osseo e l'ultima trasfusione di piastrine e' risultato simile nei due gruppi. Nel trapianto dicellule staminali periferiche o di midollo osseo e nella neutropenia da chemioterapia I piu' frequenti eventi avversi segnalati in studi clinici (15%) sono stati gli stessi nei pazienti trattati sia con il medicinale che con placebo. Gli eventi avversi erano quelli generalmente rilevati durante i regimi di condizionamento e durante chemioterapia nei pazienti tumorali. Gli eventi avversi riportati piu' di frequente sono stati infezioni/infiammazione della cavita' orale, sepsi e infezioni, febbre, diarrea, dolore addominale, vomito, nausea, rash, alopecia, e cefalea. Frequenza delle reazioni avverse rilevata negli studi clinici e da dati di post-marketing. Molto comune (>=10%); comune (>=1/100 e <1/10); non comune (>=1/1000 e <=1/100); raro (>=1/10000 e <=1/1000); molto raro (<=1/10000); non nota (la frequenza non puo' essere definita sulla base dei dati disponibili). >>Esami diagnostici. Molto comuni: valori elevati di LDH. >>Patologie del sistema emolinfopoietico. Molto comuni: leucocitosi, trombocitopenia; Comune: aumento del volumedella milza; Molto raro: rottura della milza. >>Patologie del sistema nervoso. Molto comune: cefalea, astenia. >>Patologie respiratorie, to raciche e mediastiniche. Raro: edema polmonare, polmonite interstiziale, infiltrati polmonari, fibrosi polmonare. >>Patologie gastrointestinali. Comune: dolore addominale. >>Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Molto raro: vasculiti cutanee, sindrome di Sweet, eritemanodoso, pioderma gangrenoso, sindrome di Lyell. >>Patologie del siste ma muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Molto comune: dolore osseo dolore alla schiena; Comune: dolore. >>Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: reazioni al sito d'iniezione. >>Disturbi del sistema immunitario. Molto comuni: reazione allergica, shock anafilattico. >>Patologie epatobiliari. Molto comune: valori elevati di ASAT/ALAT, valori elevati di fosfatasi alcalina.
Gravidanza e allattamento
Non ci sono dati adeguati sull'uso di lenograstim in donne gravide. Gli studi nell'animale hanno mostrato tossicita' riproduttiva. Il potenziale rischio nell'uomo e' sconosciuto. Non deve essere usato durante la gravidanza se non strettamente necessario. Allattamento: non e' notose lenograstim venga escreto nel latte materno. L'escrezione di lenog rastim nel latte non e' stata studiata negli animali. L'allattamento al seno dovrebbe essere interrotto durante la terapia.