Mutabon Forte - 30cpr Riv 25+4mg
Dettagli:
Nome:Mutabon Forte - 30cpr Riv 25+4mgCodice Ministeriale:021460062
Principio attivo:Amitriptilina/Perfenazina
Codice ATC:N06CA01
Fascia:C
Prezzo:17.7
Glutine:Senza glutine
Lattosio:Contiene lattosio
Produttore:Neopharmed Gentili Srl
SSN:Non concedibile
Ricetta:RR - ricetta ripetibile art.88 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco etico
Forma:Compresse rivestite
Contenitore:Blister
Iva:10%
Temp. Conservazione:Nessuna particolare condizione di conservazione
Scadenza:36 mesi
Formulazioni
Mutabon Forte - 30cpr Riv 25+4mg
Categoria farmacoterapeutica
PSICOLETTICI E PSICOANALETTICI IN ASSOCIAZIONE.
Indicazioni
E' indicato nel trattamento di vari disturbi mentali, sia reattivi sia endogeni, caratterizzati dalla coesistenza di ansia, tensione ed agitazione con depressione. Esso si e' rivelato utile nei disturbi psiconeurotici e psicosomatici, nella sindrome da menopausa, nella depressione e ansia associate con malattie organiche, nell' alcoolismo acuto e cronico, nella sindrome depressiva e maniacodepressiva, nelle reazioni schizofreniche, nelle psicosi involutive, nelle deviazioni sessuali e nei problemi del comportamento associati a deficienza mentale. Si dimostra efficace nei pazienti con grave insonnia associata ad ansia e depressione.
Controindicazioni / effetti secondari
Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Sono stati riferiti casi di allergenicita' crociata con altri farmaci a struttura chimica analoga. Glaucoma, aumento della pressione endo-oculare, ipertrofia prostatica, ritenzione urinaria sospetta o accertata, miastenia grave, discrasia ematica, depressione del midollo osseo o danno epatico. La somministrazione e' controindicata in associazione a farmaci depressivi del S.N.C. (barbiturici, alcool etilico, narcotici, analgesici, antistaminici). Negli stati comatosi e nei gravi stati di depressione. Turbe della emopoiesi (evitare pertanto la somministrazione contemporanea di farmaci potenzialmente leucopenizzanti). In pazienti con danno cerebrale sottocorticale presunto o accertato, con o senza danno ipotalamico, in quanto in tali pazienti puo' insorgere una reazione ipertermica con temperature superiori ai 40C, talvolta non fino a 14 o 16 ore dalla somministrazione del farmaco. Utili per il trattamento di tale reazione sono l'impacco di ghiaccio su tutto il corpo e la somministrazione di antipiretici. Onde evitare manifestazioni anche gravi, crisi iperpiretiche fino alle convulsioni, al coma ed all'exitus, il prodotto non deve essere somministrato in associazione con gli IMAO, ne' prima che siano trascorse almeno 2 settimane dall'interruzione di un trattamento precedente con detti farmaci. Amitriptilina cloridrato non e' consigliata nel corso della fase acuta di ripresa dopo infarto del miocardio.
Posologia
Il dosaggio deve essere individualizzato secondo il particolare disturbo da trattare, la durata e la gravita' della malattia e la risposta del paziente. Di solito e' sufficiente una compressa 3-4 volte al giorno, generalmente sono necessari diversi giorni di trattamento per apprezzare in pieno l'attivita' terapeutica del preparato. Occorre tener presente che l'azione tranquillante si manifesta piu' rapidamente (2 o 3 giorni) di quella antidepressiva (1 settimana o piu'); pertanto i sintomi di tensione e di ansieta' scompaiono assai prima della sintomatologia depressiva. Nei pazienti con grave irrequietezza ed agitazione psicomotoria o insonnia persistente, e' consigliabile somministrare 1 o 2 compresse di Mutabon Forte la sera mezz'ora prima di coricarsi e le rimanenti compresse durante la giornata. Per raggiungere un effetto completo occorrera' continuare il trattamento per diverse settimane; una volta ottenuto il controllo dei sintomi, il medico potra' gradualmente ridurre il dosaggio fino a stabilire la posologia individuale di mantenimento. La necessita' di continuare il trattamento deve essere rivalutata periodicamente. Alcuni pazienti, dopo un trattamento iniziale con questo farmaco possono migliorare sufficientemente da richiedere un quantitativo di perfenazina inferiore ai 4 mg presenti; in tali casi si potra' continuare la terapia con Mutabon Antidepressivo che contiene solo 2 mg di perfenazina. A volte puo' invece essere necessario aggiungere un ulteriore quantitativo di perfenazina nei casi in cui l'ansia e l'eccitazione rappresentano il disturbo primario, per cui e' desiderabile un maggior effetto antipsicotico.
Avvertenze
Il suo impiego in bambini di eta' inferiore a 12 anni non e' raccomandato. In corso di trattamento con farmaci antipsicotici e' stato riportato un complesso di sintomi, potenzialmente fatale, denominato sindrome neurolettica maligna, con: iperpiressia, rigidita' muscolare, acinesia, disturbi vegetativi (irregolarita' del polso e della pressione arteriosa, sudorazione, tachicardia, aritmie); alterazioni dello stato di coscienza che possono progredire fino allo stupore e al coma. Il trattamento consiste nel sospendere immediatamente la somministrazione dei farmaci antipsicotici e di altri farmaci non essenziali e nell'istituire una terapia sintomatica intensiva. In generale, occorre osservare le stesse precauzioni che si seguono durante la somministrazione singola dei due componenti. Evitare una terapia concomitante con altri neurolettici. Alcuni degli effetti indesiderati della perfenazina tendono a comparire piu' frequentemente quando vengono somministrate dosi elevate. Particolare attenzione va posta nel somministrare la perfenazina a pazienti affetti da feocromocitoma o da insufficienza mitralica, per gli eventuali effetti ipotensivi che si possono verificare, controllabili peraltro con noradrenalina. L'effetto antiemetico della perfenazina puo' mascherare i segni di iperdosaggio di altri farmaci o puo' rendere piu' difficile la diagnosi di affezioni come l'ostruzione intestinale, la sindrome di Reye, i tumori cerebrali o altre encefalopatie. Poiche' la perfenazina determina un aumento del livello plasmatico della prolattina, i prodotti contenenti fenotiazine devono essere usati con opportuna attenzione nelle donne con neoplasia mammaria. Durante la fase post-operatoria in pochi pazienti in trattamento con fenotiazine si e' verificata aspirazione di vomito. I pazienti sottoposti a intervento chirurgico che ricevono alte dosi di perfenazina, devono essere attentamente controllati per la possibile comparsa di fenomeni di ipotensione. Inoltre, puo' rendersi necessaria la riduzione delle quantita' di anestetici o sedativi del sistema nervoso centrale (SNC). Usare con cautela in soggetti esposti a temperature troppo alte o troppo basse in quanto le fenotiazine possono compromettere gli ordinari meccanismi di termoregolazione. Un significativo aumento della temperatura corporea, non spiegabile altrimenti, puo' suggerire un'intolleranza alla perfenazina; in tal caso, interrompere la terapia. Se insorgono discrasie ematiche o anormalita' nei valori di funzionalita' epatica, il trattamento deve essere interrotto. Se i valori dell'azotemia (BUN) divenissero anormali, il trattamento deve essere interrotto. La perfenazina puo' aumentare lo stato di rigidita' muscolare in individui predisposti o gia' affetti da morbo di Parkinson o da forme Parkinson-simili, o da altri disturbi motori. Particolare cautela in tutti i casi seguenti: epilessia o fatti convulsivi, astinenza da alcool, nei cardiopazienti specie se anziani, arteriosclerosi cerebrale, storia di ritenzione urinaria o di ostruzione intestinale o di stenosi pilorica, nefro od epatopazienti gravi, ipertiroidei e in coloro che sono in corso di trattamento con ormoni tiroidei, soggetti esposti ad alte temperature, danno respiratorio, dovuto a infezioni polmonari acute o a disturbi respiratori cronici, come asma grave o enfisema. Il rischio di suicidio ed il pericolo di sovradosaggio puo' aumentare nei pazienti che fanno abuso di alcool. Nei pazienti in terapia a lungo termine, devono essere presi in considerazione il possibile verificarsi di danno epatico, di depositi corneali o lenticolari, di alterazioni alla retina e di discinesia irreversibile. I pazienti devono essere attentamente controllati per quanto riguarda gli effetti ematologici, specialmente fra la quarta e la decima settimana di terapia, per la comparsa improvvisa di mal di gola o di altri segni di infezione. Se la conta dei globuli bianchi diminuisce e la conta differenziale mostra una significativa diminuzione dei granulociti, il farmaco deve essere interrotto e deve essere iniziata un'appropriata terapia. Tuttavia, un leggero abbassamento dei globuli bianchi non e' di per se' indicativo per l'interruzione del trattamento. Deve essere usato con cautela in pazienti con fattori di rischio per stroke. Usare con cautela nei pazienti con malattie cardiovascolari o con storia familiare di prolungamento QT. Amitriptilina cloridrato. Si raccomanda un intervallo di due settimane o piu' tra l'interruzione della somministrazione dell'inibitore delle MAO e l'inizio del trattamento al fine di permettere la guarigione dagli effetti dell'inibitore delle MAO ed evitarne un possibile potenziamento. Tali farmaci, tra cui amitriptilina cloridrato, hanno provocato aritmie, tachicardia sinusale e prolungamento dei tempi di conduzione, particolarmente se somministrati ad alte dosi. Infarto del miocardio e ictus sono stati riportati con farmaci di questa categoria. Cautela nei pazienti con glaucoma ed aumentata pressione endoculare nonche' nei pazienti con ritenzione urinaria presente o anticipata, inpazienti ipertiroidei ovvero a soggetti sottoposti a trattamento con farmaci tiroidei. Nelle psicosi maniaco-depressive, i pazienti depressi possono passare alla fase maniacale se trattati con un agente antidepressivo triciclico. L'azione tranquillante puo' ridurre la possibilita' di comparsa di questo effetto. Sono stati riportati sia innalzamenti che abbassamenti dei livelli di zucchero nel sangue. Ipotensione acuta grave si e' verificata con l'uso delle fenotiazine ed in particolare piu' facilmente in pazienti con insufficienza mitralica o feocromocitoma. In pazienti con feocromocitoma puo' insorgere ipertensione di rimbalzo. Generalmente, le fenotiazine, perfenazina inclusa, non provocano dipendenza psichica. Tuttavia, a seguito dell'improvvisa interruzione di una terapia ad alto dosaggio, sono stati riferiti gastrite, nausea, vomito, vertigini, tremori ed iperattivita' motoria. Studi suggeriscono che tali sintomi possono essere ridotti con la somministrazione continuata di agenti antiparkinson per alcune settimane dopo l'interruzione del trattamento con le fenotiazine. L'improvvisa interruzione della terapia con antidepressivi triciclici a dosi elevate puo' provocare sintomi a cascata, tra cui malessere, brividi, coriza, dolore muscolare, cefalea, nausea, vomito, ansia, instabilita', capogiri e acatisia. Non adatto per i soggetti con deficit di lattasi, galattosemia o sindrome da malassorbimento di glucosio/galattosio.
Interazioni
La somministrazione concomitante di fenotiazine puo' potenziare gli effetti depressivi sul sistema nervoso centrale (SNC) di oppiacei, barbiturici o altri sedativi, antistaminici, anestetici, tranquillanti, alcool (etanolo) e meperidina (e di altri analgesici oppiacei), per cui puo' essere necessaria una riduzione delle dosi di questi agenti e bisogna evitare sovradosaggio. Analogamente, l'uso concomitante di questi prodotti puo' potenziare le fenotiazine. Usare con cautela in pazienti trattati con atropina o farmaci simili a causa di effetti additivi anticolinergici ed anche in pazienti che saranno esposti a temperature elevate o insetticidi fosforo organici. Va somministrato con cautela in concomitanza a terapia antiipertensiva con reserpina, guanetidina, metildopa, betabloccanti o composti simili. L'eventuale comparsa di ipotensione puo' essere controllata con noradrenalina (non adrenalina, in quanto la sua attivita' e' antagonizzata dalla perfenazina). La somministrazione contemporanea di cimetidina puo' aumentare le concentrazioni plasmatiche di amitriptilina ed i relativi effetti anticolinergici. Gli antipsicotici possono provocare un aumento o una diminuzione dei livelli sierici di fenitoina. I barbiturici possono ridurre i livelli plasmatici delle fenotiazine e le fenotiazine possono ridurre i livelli dei barbiturici. I livelli plasmatici di propranololo (farmaco bloccante i recettori beta-adrenergici) e delle fenotiazine sono entrambi aumentati se i due farmaci vengono somministrati contemporaneamente. Gli antiacidi a base di sali di alluminio possono inibire l'assorbimento delle fenotiazine. Quando i neurolettici sono somministrati in concomitanza con farmaci che prolungano il QT, il rischio di insorgenza di aritmie cardiache aumenta. Non somministrare in concomitanza con farmaci che determinano alterazioni degli elettroliti. E' stato riportato che la somministrazione concomitante di farmaci antidepressivi triciclici e degli inibitori delle monoaminoossidasi (MAO) provoca reazioni simili ad un avvelenamento da atropina con conseguenti crisi iperpiretiche, convulsioni e morte. A seguito della somministrazione per via orale dei due farmaci a dosaggio terapeutico sono stati riferiti iperpiressia non fatale, ipertensione, tachicardia, confusione e convulsioni. L'uso concomitante di amitriptilina e anticolinergici o amine simpaticomimetiche, tra cui epinefrina associata ad anestetici locali, puo' incrementare l'attivita' dell'amitriptilina o dell'amina simpaticomimetica. E’ stata riferita la comparsa di delirio transitorio con la combinazione con elevate dosi di etcorvinolo. Il trattamento concomitante con amitriptilina ed elettroshockterapia puo' aumentare i pericoli di tale trattamento che deve essere limitato ai soli pazienti per i quali sia assolutamente indispensabile. La combinazione di amitriptilina e guanetidina puo' antagonizzare l'effetto antipertensivo della guanetidina. I farmaci triciclici bloccano l'uptake dei neuroni adrenergici della guanetidina e dei composti con effetto simile. Non e' raccomandata la somministrazione concomitante di Mutabon compresse e guanetidina o composti con effetto simile. L'impiego concomitante di amitriptilina, anticolinergici o antistaminici puo' potenziarne gli effetti anticolinergici. L'uso concomitante di amitriptilina e agenti con azione depressiva sul Sistema Nervoso Centrale (SNC), quali alcool, barbiturici, sedativi o analgesici oppiacei, puo' potenziare gli effetti depressori sul SNC, tra cui la depressione respiratoria. L'assunzione concomitante di amitriptilina e diazepam risulta in un aumento dell'emivita e dei livelli plasmatici costanti dell'amitriptilina. L'uso concomitante di amitriptilina e reserpina puo' antagonizzare gli effetti della reserpina. L'uso concomitante di amitriptilina ed anticonvulsivanti puo' ridurre il controllo effettivo delle convulsioni nei pazienti epilettici. Sembra che gli agenti triciclici possano agire da deboli induttori del metabolismo del farmaco. Gli effetti anticolinergici degli antidepressivi triciclici possono rallentare la motilita' gastrointestinale in modo tale da interferire con l'assorbimento di vari altri farmaci. Inoltre, il ritardato transito dallo stomaco puo' risultare nella inattivazione di farmaci quali levodopa e fenilbutazone. L'attivita' biochimica dell'isoenzima citocromo P450 2D6 (debrisochina idrossilasi) che metabolizza il farmaco e' ridotta in un sottogruppo della popolazione caucasica non sono tuttavia disponibili stime affidabili sulla prevalenza della ridotta attivita' dell'isoenzima P450 2D6 nelle popolazioni asiatiche, africane e altre. La fenotipizzazione prospettica dei pazienti anziani prima del trattamento neurolettico permette di identificare i soggetti a rischio di eventi avversi. I farmaci inibitori del citocromo P450 2D6 ne comprendono alcuni che non vengono metabolizzati dall'enzima (chinidina, cimetidina) e molti che sono dei substrati del P450 2D6 (molti altri antidepressivi, le fenotiazine e gli antiaritmici di tipo 1C propafenone e flecainide). Tutti gli inibitori selettivi del re-uptake della serotonina (SSRI), come la fluoxetina, la sertralina e la paroxetina, inibiscono il P450 2D6, ma l'ampiezza di tale inibizione puo' variare. La misura in cui le interazioni dei TCA con gli SSRI puo' porre problemi clinici dipende dal grado di inibizione e dalla farmacocinetica degli SSRI coinvolti. L'uso concomitante di antidepressivi triciclici e farmaci che possono inibire il citocromo P450 2D6 puo' richiedere dosi inferiori a quelle comunemente prescritte sia per gli antidepressivi triciclici che per gli altri farmaci. Inoltre, laddove uno di questi altri farmaci viene eliminato dalla combinazione terapeutica, potra' essere richiesta una dose maggiore di antidepressivo triciclico. I metaboliti urinari delle fenotiazine possono rendere le urine scure, dando risultati falso-positivi per urobilinogeno, amilasi, uroporfirine, porfobilinogeni e acido 5-idrossi-indolacetico. La principale alterazione elettrocardiografica osservata con amitriptilina consiste nell'appiattimento o nell'inversione delle onde T. Gli antidepressivi triciclici possono abbassare la soglia convulsiva e produrre quadri elettroencefalografici anomali. La perfenazina puo' aumentare i livelli di iodio legati alle proteine plasmatiche senza causare tirotossicosi clinica. Poiche' le fenotiazine possono causare una diminuzione della secrezione adrenocorticoide come conseguenza di un diminuito rilascio di corticotropina, la perfenazina puo' interferire con il test al metirapone di funzionalita' ipotalamo-ipofisaria.
Effetti indesiderati
Perfenazina. I sintomi piu' comuni sono quelli extrapiramidali mentre altri sono meno frequenti (ad esempio, sedazione, ittero, discrasia ematica, convulsioni ed effetti sul sistema nervoso autonomo). Sistema nervoso centrale. Reazioni extrapiramidali: opistotono, trisma, torcicollo, torcicollo spastico, dolore e intorpidimento agli arti, irrequietezza motoria, crisi oculogire, iperriflessia, distonia, inclusi protrusione, alterazione del colore, dolore e arrotolamento della lingua, spasmo tonico dei muscoli masticatori, senso di costrizione alla gola, dizione confusa, disfagia, impossibilita' a star seduti, discinesia, parkinsonismo e atassia. Discinesia persistente tardiva. Altri effetti sul sistema nervoso centrale. Edema cerebrale; anomalie delle proteine del fluido cerebrospinale; attacchi convulsivi, particolarmente in pazienti con anomalie dell'EEC o con storia di tali disturbi, e cefalea. In pazienti trattati con farmaci neurolettici e' stata segnalata sindrome neurolettica maligna (SNM). E' una sindrome relativamente non comune, potenzialmente letale, caratterizzata da grave disfunzione extrapiramidale, accompagnata da rigidita' ed eventualmente stupor o coma, ipertermia e disturbi autonomi, tra cui effetti cardiovascolari. Puo' subentrare sonnolenza, soprattutto nel corso della prima o seconda settimana di trattamento; dopo di che,solitamente, tale disturbo scompare. Gli effetti ipnotici sembrano essere minimi, specialmente in pazienti cui e' permesso rimanere attivi. Eventi avversi a livello comportamentale. Aggravamento paradosso di sintomi psicotici, stati simil-catatonici, reazioni paranoiche, letargia, eccitamento paradosso, irrequietezza, iperattivita', confusione notturna, sogni bizzarri e insonnia. Iperriflessia e' stata riferita nel neonato quando una fenotiazina e' stata somministrata nel corso della gravidanza. Effetti del sistema autonomo. Occasionalmente secchezza delle fauci o salivazione, nausea, vomito, ritenzione gastrica, diarrea, anoressia, stipsi, stitichezza ostinata, fecaloma, ritenzione urinaria, frequente bisogno di urinare o incontinenza, paralisi della vescica, poliuria, congestione nasale, pallore, miosi, midriasi, visione offuscata, glaucoma, sudorazione, ipertensione, ipotensione e alterata frequenza del polso. A seguito di terapia con fenotiazina puo' occasionalmente verificarsi ileo adinamico che, se grave, puo' causare complicanze e decesso. Cio' e' particolarmente preoccupante nei pazienti psichiatrici che possono non richiedere spontaneamente di essere trattati per tale condizione. Effetti allergici. Occasionalmente si possono verificare orticaria, eritema, eczema, dermatite esfoliativa, prurito, fotosensibilita', asma, febbre, reazioni anafilattoidi ed edema della laringe. Edema angioneurotico e dermatite da contatto sono stati riferiti nel personale infermieristico che ha somministrato le fenotiazine. In casi estremamente rari, l'idiosincrasia individuale ovvero l'ipersensibilita' alle fenotiazine hanno causato edema cerebrale, collasso circolatorio e decesso. Effetti endocrini. Lattazione, galattorrea, moderato ingrossamento mammario nelle donne e ginecomastia negli uomini dopo dosi elevate, disturbi del ciclo mestruale, amenorrea, alterazioni della libido, inibizione dell'eiaculazione, iperglicemia, ipoglicemia, glicosuria, sindrome della secrezione inappropriata dell'ormone antidiuretico (ADH). Effetti cardiovascolari. Ipotensione posturale, tachicardia (specialmente con improvviso marcato aumento del dosaggio), bradicardia, arresto cardiaco, svenimento e capogiri. Alterazioni non specifiche (effetto simil-chinidinico), solitamente reversibili, dell'ECG sono state osservate in alcuni pazienti sottoposti a trattamento con tranquillanti fenotiazinici. I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati con altri farmaci della stessa classe: casi rari di prolungamento del QT, aritmie ventricolari come torsione di punta, tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare ed arresto cardiaco. In pazienti sottoposti a trattamento con fenotiazine e' stata occasionalmente riferita morte improvvisa. In alcuni casi, il decesso era dovuto apparentemente ad arresto cardiaco; in altri, la causa sembrava essere asfissia dovuta ad insufficienza del riflesso della tosse. In alcuni pazienti non e' stato possibile determinare la causa di morte ne' stabilire se la morte fosse da attribuire alla fenotiazina. Effetti ematologici. Agranulocitosi, eosinofilia, leucopenia, anemia emolitica, porpora trombocitopenica e pancitopenia. Effetti epatici. Puo' insorgere danno epatico (stasi biliare). L'ittero - che compare solitamente tra la seconda e la quarta settimana di trattamento - e' considerato come una reazione di ipersensibilita'. Altri effetti. Particolari fattori collegati alla terapia a lungo termine comprendono: pigmentazione cutanea, soprattutto nelle aree esposte; alterazioni oculari che consistono nel deposito di fine sostanza particellare nella cornea e nel cristallino e che, nei casi piu' gravi, arrivano a opacita' del cristallino a forma stellare; cheratopatie epiteliali; alterazioni retiniche; retinopatia pigmentaria. Sono stati osservati inoltre: edema periferico; effetto epinefrinico inverso; aumento della PBI non attribuibile ad un aumento della tirossina; gonfiore parotideo (raro); iperpiressia; Sindrome simile al lupus eritematoso sistemico; aumento dell'appetito e del peso; polifagia; fotofobia; debolezza muscolare. Amitriptilina cloridrato. Sebbene con i farmaci antidepressivi, inclusa l'amitriptilina cloridrato, sia stata riferita l'attivazione di una schizofrenia latente, essa puo' essere evitata in alcuni casi con il farmaco, grazie all'effetto antipsicotico della perfenazina. Alcuni esempi di convulsioni epilettiformi sono stati riferiti in pazienti schizofrenici cronici nel corso di trattamento con amitriptilina cloridrato. Con l'impiego di un antidepressivo triciclico si dovranno prendere in considerazione le seguenti reazioni avverse: Effetti allergici. Rash, prurito, orticaria, fotosensibilizzazione, edema del volto e della lingua. Effetti anticolinergici. Secchezza delle fauci, visione offuscata, disturbi dell'accomodazione, stipsi, ileo paralitico, ritenzione urinaria, dilatazione delle vie urinarie. Effetti cardiovascolari. Ipotensione, ipertensione, tachicardia, palpitazioni, infarto del miocardio, aritmie, blocco cardiaco, ictus. Effetti sul sistema nervoso centrale e neuromuscolari. Stati confusionali, disturbi della concentrazione, disorientamento, fissazioni, allucinazioni, eccitazione, nervosismo, ansia, agitazione, insonnia, incubi notturni, sordita', formicolio e parestesia alle estremita', neuropatia periferica, mancanza di coordinazione, atassia, tremori, convulsioni, alterazioni nell'EEG, sintomi extrapiramidali, tinnito. Effetti sul sistema endocrino. Rigonfiamento dei testicoli e ginecomastia nel maschio, ingrossamento del seno
Gravidanza e allattamento
Dovrebbe essere utilizzato nel corso della gravidanza, accertata o presunta, e nel corso dell'allattamento, solo se i benefici potenziali per la madre giustificano i rischi potenziali per il feto od il bambino. La perfenazina viene escreta rapidamente nel latte materno e potrebbe causare effetti indesiderati nel neonato allattato al seno. L'amitriptilina e' stata misurata nel latte umano. La sicurezza di impiego nel corso dell'allattamento non e' stata stabilita; quindi, nel somministrare il farmaco alle madri che allattano e' necessario valutare i possibili benefici rispetto ai possibili rischi per la madre ed il bambino.