Lamivudina Aur - 60cpr Riv 150mg

Dettagli:
Nome:Lamivudina Aur - 60cpr Riv 150mg
Codice Ministeriale:042161048
Principio attivo:Lamivudina
Codice ATC:J05AF05
Fascia:H
Prezzo:112.45
Produttore:Aurobindo Pharma Italia Srl
SSN:Medicinale ospedaliero dispensabile in farmacia a totale carico del cittadino
Ricetta:RNRL - vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti art.93 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco generico
Forma:Compresse rivestite
Contenitore:Blister
Iva:10%
Temp. Conservazione:Inferiore a +30 gradi
Scadenza:24 mesi

Denominazione

LAMIVUDINA AUROBINDO 150 MG COMPRESSE RIVESTITE CON FILM

Formulazioni

Lamivudina Aur - 60cpr Riv 150mg
Lamivudina Aur - Fl60cpr Riv 150

Categoria farmacoterapeutica

Antivirali ad azione diretta.

Principi attivi

Lamivudina.

Eccipienti

Nucleo della compressa: cellulosa microcristallina (E460); sodio amidoglicolato (Tipo A); magnesio stearato (E572). Rivestimento della comp ressa: ipromellosa (E464); macrogol (400); titanio diossido (E171); polisorbato 80 (E433).

Indicazioni

Lamivudina e' indicata come componente delle terapie di combinazione antiretrovirale nel trattamento di adulti e bambini con infezione da Virus dell'Immunodeficienza Umana (HIV).

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati.

Posologia

La terapia deve essere iniziata da un medico con esperienza nella gestione dell'infezione da HIV. Lamivudina puo' essere somministrata con osenza cibo. Al fine di garantire la somministrazione dell'intera dose , la/e compressa/e deve/ono preferibilmente essere deglutita/e senza essere rotta/e. Per i pazienti che non sono in grado di deglutire le compresse, lamivudina e' disponibile in soluzione orale. In alternativa,le compresse possono essere frantumate e aggiunte ad una piccola quan tita' di cibo semi-solido o di liquido, il tutto deve essere assunto immediatamente. Adulti e adolescenti (di eta' superiore a 12 anni): 300mg al giorno. Questa puo' essere somministrata sia come 150 mg due vo lte al giorno sia come 300 mg una volta al giorno. La compressa da 300mg e' idonea solo per la somministrazione una volta al giorno. I pazi enti che intendono passare alla somministrazione una volta al giorno devono prendere 150 mg due volte al giorno e passare a 300 mg una voltaal giorno la mattina seguente. Qualora si preferisca un'unica sommini strazione alla sera, devono essere assunti 150 mg di lamivudina solo alla prima mattina seguiti da 300 mg alla sera. Se si ritorna alle due somministrazioni giornaliere, i pazienti devono completare il trattamento giornaliero e iniziare ad assumere 150 mg due volte al giorno la mattina seguente. Bambini (al di sotto dei 12 anni): poiche' con questaformulazione non puo' essere ottenuto un dosaggio accurato, per lamiv udina in compresse si raccomanda il dosaggio in base alle fasce di peso. Questo regime di dosaggio per i pazienti pediatrici di peso tra 14 e 30 kg e' basato principalmente su modelli farmacocinetici, con dati a supporto provenienti dagli studi clinici. Per i bambini che pesano almeno 30 kg: deve essere somministrato il dosaggio degli adulti di 150mg. Per i bambini che pesano tra 21 e 30 kg: la dose orale raccomanda ta di lamivudina (150 mg) e' mezza compressa presa al mattino e una compressa intera presa alla sera. Per i bambini che pesano tra 14 e 21 kg: la dose orale raccomandata di lamivudina (150 mg) e' mezza compressa incisa presa due volte giorno. Lamivudina e' disponibile anche in soluzione orale per bambini di eta' superiore ai 3 mesi e che pesano meno di 14 kg o per pazienti che non sono in grado di ingerire le compresse. Bambini di eta' inferiore a 3 mesi: i dati disponibili sono limitati ed insufficienti per proporre specifiche raccomandazioni sulla posologia. Compromissione renale: nei pazienti con compromissione renale da moderata a grave, le concentrazioni di lamivudina sono aumentate a causa della ridotta clearance. Pertanto la dose deve essere modificata,usando la presentazione in soluzione orale di lamivudina per i pazien ti la cui clearance della creatinina e' al di sotto dei 30 ml/min. >>Adulti e adolescenti che pesano almeno 30 kg. Clcr >= 50 ml/min: prima dose 150 mg; dose di mantenimento 150 mg due volte al giorno; clcr 30-50 ml/min: prima dose 150 mg; dose di mantenimento 150 mg una volta algiorno; clcr <30 ml/min: in caso di necessita' di dosi al di sotto de i 150 mg si raccomanda la soluzione orale. Non sono disponibili dati sull'uso di lamivudina nei bambini con compromissione renale. Presupponendo che la clearance della creatinina e la clearance della lamivudinasiano correlate allo stesso modo nei bambini e negli adulti, si racco manda la riduzione della dose nei bambini con compromissione renale inbase alla clearance della creatinina nella stessa proporzione degli a dulti. >>Bambini di eta' superiore a 3 che pesano meno di 30 kg. Clcr >= 50 ml/min: prima dose 4 mg/kg; dose di mantenimento 4 mg/kg due volte al giorno; clcr 30- <50 ml/min: prima dose 4 mg/kg; dose di mantenimento 4 mg/kg una volta al giorno; clcr 15-<30 ml/min: prima dose 4 mg/kg; dose di mantenimento 2,6 mg/kg una volta al giorno; clcr 5 -<15 ml/min: prima dose 4 mg/kg: dose di mantenimento 1,3 mg/kg una volta algiorno; clcr <5 ml/min: prima dose 1,3 mg/kg; dose di mantenimento 0, 7 mg/kg una volta al giorno. Compromissione epatica: i dati ottenuti nei pazienti con compromissione epatica di grado moderato-grave mostrano che la farmacocinetica della lamivudina non e' significativamente influenzata da disfunzioni epatiche. In base a tali dati, non e' necessario un aggiustamento della posologia nei pazienti con compromissione epatica di grado moderato-grave se non e' accompagnata da compromissione renale.

Conservazione

Conservare a temperatura inferiore a 30 gradi C.

Avvertenze

Lamivudina non e' raccomandata per l'impiego in monoterapia. Nei pazienti con compromissione renale da moderata a grave, l'emivita plasmatica terminale della lamivudina e' aumentata a causa della riduzione della clearance, aggiustare la dose. Sono stati osservati casi di un'elevata frequenza di fallimento virologico e di comparsa di resistenza in fase precoce di trattamento quando lamivudina veniva associata sia a tenofovir disoproxil fumarato e abacavir sia a tenofovir disoproxil fumarato e didanosina, somministrati una volta al giorno. I pazienti in terapia con lamivudina, possono continuare a sviluppare infezioni opportunistiche e altre complicazioni dell'infezione da HIV. Informare i pazienti che la terapia antiretrovirale attualmente in uso, non ha dimostrato di essere in grado di prevenire il rischio di trasmissione dell'HIV ad altri soggetti nel corso di contatti sessuali o attraverso il sangue infetto; prendere adeguate precauzioni. Sono stati osservati raramente casi di pancreatite. Tuttavia non e' chiaro se tali casi siano dovuti al trattamento con antiretrovirali ovvero alla patologia di baseda HIV. Sospendere immediatamente se compaiono segni clinici, sintomi o anomalie nei dati di laboratorio che possano essere indicativi di p ancreatite. Con l'uso di analoghi nucleosidici e' stata segnalata acidosi lattica di solito associata ad epatomegalia e steatosi epatica. Sintomi precoci includono sintomi benigni a carico dell'apparato digerente, malessere non specifico, perdita di appetito, perdita di peso, sintomi respiratori o sintomi neurologici. L'acidosi lattica presenta un'alta mortalita' e puo' essere associata a pancreatite, insufficienza epatica o insufficienza renale. L'acidosi lattica e' stata in genere osservata dopo un paio di mesi o piu' di trattamento. Interrompere il trattamento con analoghi nucleosidici in caso di comparsa di iperlattatemia sintomatica e acidosi metabolica/lattica, epatomegalia progressivao rapido incremento dei livelli di aminotransferasi. Si deve prestare cautela nel somministrare analoghi nucleosidici a qualsiasi paziente con epatomegalia, epatite od altri noti fattori di rischio di patologia epatica e steatosi epatica. I pazienti con infezione concomitante daepatite C e trattati con alfa interferone e ribavirina possono essere ad alto rischio. I pazienti con aumentato rischio devono essere atten tamente seguiti. E' stato dimostrato che gli analoghi nucleosidici e nucleotidici sia in vitro che in vivo causano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati segnalati casi di disfunzione mitocondriale in neonati HIV-negativi esposti agli analoghi nucleosidici in uteroe/o dopo la nascita. I principali eventi avversi segnalati sono distu rbi ematologici, disturbi metabolici. Questi eventi sono spesso transitori. Sono stati segnalati disturbi neurologici a comparsa ritardata. Al momento non e' noto se i disturbi neurologici siano transitori o permanenti. Ogni bambino esposto in utero ad analoghi nucleosidici e nucleotidici, anche i bambini HIV-negativi, deve essere sottoposto a follow-up clinico e di laboratorio e deve essere controllato a fondo per quanto riguarda una possibile disfunzione mitocondriale in caso di comparsa dei segni o sintomi relativi. La terapia di combinazione antiretrovirale e' stata associata alla ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) in pazienti con infezione da HIV. Le conseguenze a lungotermine di questi eventi sono attualmente sconosciute. La conoscenza del meccanismo e' incompleta. E' stata ipotizzata una associazione tralipomatosi viscerale e inibitori della proteasi (PIs) e lipoatrofia e inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa (NRTI's). Un rischi o maggiore di lipodistrofia e' stato associato alla presenza di fattori individuali, quali l'eta' avanzata, e fattori legati al farmaco, come la maggior durata del trattamento antiretrovirale e dei disturbi metabolici associati. L'esame clinico deve includere la valutazione dei segni fisici di ridistribuzione del grasso. Occorre prendere in considerazione il dosaggio dei lipidi serici e della glicemia a digiuno. I disordini del metabolismo lipidico devono essere trattati in maniera clinicamente appropriata. In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento della istituzione della terapia di combinazione antiretrovirale (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a patogeni opportunisti asintomatici o residuali e causare condizioni cliniche gravi, o il peggioramento dei sintomi. Tipicamente, tali reazioni sono state osservate entro le primissime settimane o mesi dall'inizio della terapia di combinazione antiretrovirale (CART). Esempi rilevanti di cio' sono le retiniti da citomegalovirus, le infezioni micobatteriche generalizzate e/o focali e la polmonite da Pneumocystis carinii. Qualsiasi sintomo infiammatorio deve essere valutato e deve essere instaurato un trattamento, se necessario. Nel setting di riattivazione immunitaria e' stata riferita l'insorgenza di disturbi autoimmuni (quali la malattia di Graves); tuttavia il tempo necessario all'insorgenzae' piu' variabile e questi eventi possono verificarsi molti mesi dopo l'inizio del trattamento. I pazienti con epatite cronica B o C e trat tati con una terapia di combinazione antiretrovirale sono considerati ad aumentato rischio di eventi avversi epatici gravi e potenzialmente fatali. In caso di terapia antivirale concomitante per l'epatite B o Csi faccia riferimento anche alle relative informazioni di tali medici nali. Se lamivudina viene sospeso nei pazienti con infezione concomitante da virus dell'epatite B, si raccomanda un controllo periodico sia dei test di funzionalita' epatica sia dei marker di replicazione dell'HBV, dal momento che la sospensione della lamivudina puo' condurre ad una riacutizzazione dell'epatite. I pazienti con disfunzione epatica pre-esistente, comprendente l'epatite cronica attiva, presentano una aumentata frequenza di anomalie della funzionalita' epatica durante la terapia antiretrovirale di combinazione e devono essere monitorati secondo la prassi consueta. Qualora si evidenzi un peggioramento della patologia epatica in tali pazienti, si deve prendere in considerazione l'interruzione o la definitiva sospensione del trattamento. Sebbene l'eziologia sia considerata multifattoriale, sono stati segnalati casi di osteonecrosi soprattutto nei pazienti con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia di combinazione antiretrovirale (CART). I pazienti devono essere avvertiti di rivolgersi al medico in caso di comparsa di fastidi, dolore e rigidita' alle articolazioni, o difficolta' nel movimento. Non assimere lamivudina con altrimedicinali contenenti lamivudina o emtricitabina; l'associazione non e' raccomandata.

Interazioni

Sono stati effettuati studi di interazione solo negli adulti. La probabilita' di interazioni metaboliche e' bassa a causa del limitato metabolismo e del basso legame con le proteine plasmatiche e della clearance renale pressoche' completa. La somministrazione di trimetoprim/sulfametossazolo 160 mg/800 mg determina un aumento del 40% nella esposizione alla lamivudina dovuto al componente trimetoprim; il componente sulfametossazolo non interagisce. Tuttavia, nessuna modifica posologica della lamivudina e' necessaria, a meno che il paziente non abbia compromissione renale. La lamivudina non ha alcun effetto sulla farmacocinetica del trimetoprim o del sulfametossazolo. Quando e' giustificata tale somministrazione concomitante, il paziente deve essere clinicamente monitorato. Deve essere evitata la somministrazione di lamivudina in concomitanza con alte dosi di cotrimossazolo per il trattamento della polmonite da Pneumocystis carinii (PCP) e della toxoplasmosi. Deve essere tenuta in considerazione la possibilita' di interazioni con altri medicinali somministrati in concomitanza, particolarmente quando la viadi eliminazione principale e' la secrezione renale attiva, per mezzo del sistema di trasporto dei cationi organici, come ad esempio con trimetoprim. Altri medicinali (per es. ranitidina, cimetidina) sono eliminati solo in parte per mezzo di questo meccanismo e non hanno mostratodi interagire con la lamivudina. Gli analoghi dei nucleosidi (per es. didanosina), come la zidovudina, non sono eliminati tramite questo me ccanismo ed e' improbabile che interagiscano con la lamivudina. E' stato osservato un modesto aumento della C max (28%) della zidovudina quando somministrata in associazione alla lamivudina, tuttavia l'esposizione complessiva (AUC) non risulta alterata in modo significativo. La zidovudina non ha effetti sulla farmacocinetica della lamivudina. In vitro lamivudina inibisce la fosforilazione intracellulare della cladribina che porta a un potenziale rischio di perdita di efficacia di cladribina in caso di associazione in ambito clinico. Anche alcuni risultati clinici supportano una possibile interazione tra lamivudina e cladribina. Pertanto l'uso concomitante di lamivudina con cladribina non e' raccomandato. Il metabolismo della lamivudina non coinvolge il CYP3A, rendendo improbabili interazioni con altri medicinali metabolizzati attraverso questo sistema (per es. i PI).

Effetti indesiderati

Durante la terapia con lamivudina per la malattia da HIV sono stati segnalati i seguenti effetti indesiderati: Gli effetti indesiderati considerati almeno possibilmente correlati al trattamento sono elencati diseguito per sistema, classe d'organo e frequenza assoluta. Le frequen ze sono definite come molto comune (>=1/10), comune (>=1/100, <1/10), non comune (>=1/1000, <1/100), raro (>=1/10.000, <1/1000), molto raro (<1/10.000). Patologie del sistema emolinfopoietico. Non comune: neutropenia ed anemia (entrambe occasionalmente gravi), trombocitopenia; molto raro: aplasia eritrocitaria pura. Patologie del sistema nervoso. Comune: cefalea, insonnia; molto raro: neuropatia periferica (o parestesie). Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: tosse, sintomatologia nasale. Patologie gastrointestinali. Comune: nausea, vomito, dolori o crampi addominali, diarrea; raro: pancreatite, aumenti dell'amilasi sierica. Patologie epatobiliari. Non comune: aumenti transitori degli enzimi epatici (AST, ALT); raro: epatite. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: eruzione cutanea, alopecia; raro: angioedema. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comune: artralgia, disturbi muscolari; raro: rabdomiolisi. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: affaticamento, malessere, febbre. Con l'uso di analoghi nucleosidici sono stati riferiti casi di acidosi lattica, talvoltafatali, di solito associati a grave epatomegalia e steatosi epatica. La terapia di combinazione antiretrovirale e' stata associata alla ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) nei pazienti con infezione da HIV, inclusi la perdita di grasso sottocutaneo periferico e facciale, l'aumento del grasso addominale e viscerale, l'ipertrofia mammaria e l'accumulo di grasso dorsocervicale (gobba di bufalo). La terapia di combinazione antiretrovirale e' stata associata ad anormalita' metaboliche come ipertrigliceridemia, ipercolesterolemia, insulino resistenza, iperglicemia e iperlattatemia. In pazienti affetti da HIV condeficienza immunitaria grave al momento dell'inizio della terapia di combinazione antiretrovirale (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a infezioni opportunistiche asintomatiche o residuali. Nel setting di riattivazione immunitaria e' stata riferita l'insorgenza di disturbi autoimmuni (quali la malattia di Graves); tuttavia il tempo necessario all'insorgenza e' piu' variabile e questi eventi possono verificarsi molti mesi dopo l'inizio del trattamento. Sono stati segnalaticasi di osteonecrosi, in particolare in pazienti con fattori di risch io generalmente noti, con malattia da HIV in stadio avanzato o espostiper lungo tempo alla terapia di combinazione antiretrovirale (CART). La frequenza di tali casi e' sconosciuta. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l'autorizzazione del medicinale e' importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.

Gravidanza e allattamento

Una grande quantita' di dati su donne in gravidanza (oltre 1000 esiti dopo esposizione) non indicano tossicita' con malformazioni. Se necessario dal punto di vista clinico, Lamivudina puo' essere usata in gravidanza. Per le pazienti con infezione concomitante da epatite trattate con lamivudina, che successivamente entrano in gravidanza, si deve tenere in considerazione la possibilita' di una recidiva di epatite alla sospensione di lamivudina. Disfunzione mitocondriale: e' stato dimostrato che gli analoghi nucleosidici e nucleotidici sia in vitro che in vivo causano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati segnalati casi di disfunzione mitocondriale in neonati esposti agli analoghi nucleosidici in utero e/o dopo la nascita. Dopo somministrazione orale la lamivudina era escreta nel latte materno a concentrazioni simili a quelle ritrovate nel siero. Poiche' la lamivudina ed il virus passano nel latte materno, si raccomanda che le madri in terapia con lamivudina non allattino al seno i loro neonati. Si raccomanda che le donnecon infezione da HIV in nessun caso allattino al seno i loro neonati, al fine di evitare la trasmissione dell'HIV.