Inalossin - 20l 400ppm Mol/Mol
Dettagli:
Nome:Inalossin - 20l 400ppm Mol/MolCodice Ministeriale:040635031
Principio attivo:Ossido Di Azoto
Codice ATC:R07AX01
Fascia:C
Prezzo:4800
Produttore:S.I.A.D. Spa
SSN:Non concedibile
Ricetta:OSP1 - uso ospedaliero art.92 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco generico
Forma:Gas
Contenitore:Bombola
Iva:4%
Temp. Conservazione:Lontano da fonti di calore
Scadenza:36 mesi
Denominazione
INALOSSIN
Formulazioni
Inalossin - 5l 400ppm Mol/Mol
Inalossin - 10l 400ppm Mol/Mol
Inalossin - 20l 400ppm Mol/Mol
Inalossin - 5l 800ppm Mol/Mol
Inalossin - 10l 800ppm Mol/Mol
Inalossin - 20l 800ppm Mol/Mol
Categoria farmacoterapeutica
Preparati per il sistema respiratorio.
Principi attivi
Azoto ossido 400 ppm mol/mol e 800 ppm mol/mol.
Eccipienti
Azoto.
Indicazioni
Insufficienza respiratoria neonatale; ipertensione polmonare persistente del neonato (PPHN); miglioramento dell'ossigenazione e trattamento dell'ipertensione polmonare da differente eziologia in adulti e bambini.
Controindicazioni / effetti secondari
Ipersensibilita' al principio attivo e/o all'eccipiente; disfunzione ventricolare sinistra; tutte le forme di ipertensione arteriosa polmonare dovute ad iperafflusso polmonare; neonati che dipendono da uno shunt destra sinistra o con un dotto arterioso sinistro destro maligno; neonati con deficit della G6PD; gravidanza ed allattamento.
Posologia
La prescrizione di azoto ossido deve essere soggetta alla supervisionedi un esperto. La prescrizione va limitata alle sole unita' che abbia no ricevuto adeguato addestramento nell'uso dei sistemi di erogazione per ossido di azoto. Il dosaggio e' determinato dalla condizione clinica del paziente (gravita' della patologia) e dell'eta' (neonato, bambino, adulto). L'intervallo raccomandato va da 2 a 20 ppm; il principio della minima dose efficace deve valere come regola per limitare gli effetti tossici della somministrazione di ossido di azoto. E' opportuno non superare i 20 ppm. La durata del trattamento e' funzione della patologia, della popolazione trattata e del rimodellamento della circolazione polmonare. Sospensione della terapia Il trattamento con il farmaco non deve essere interrotto bruscamente onde evitare il rischio di effetto rebound. Puo' essere proposta la seguente tecnica di sospensione: ridurre la dose progressivamente di 1 ppm ogni 30 min - 1 ora, controllando costantemente la pressione arteriosa polmonare. Se a seguito della sospensione del trattamento si registra un aumento della pressione arteriosa polmonare, azoto ossido dovra' essere nuovamente somministrato a 5 ppm. Successivamente si potra' ripetere la procedura di sospensione. Il metodo descritto deve considerarsi valido indipendentementedall'eta' del paziente. Via di somministrazione: azoto ossido viene e rogato al paziente tramite ventilazione meccanica, dopo diluizione conuna miscela di ossigeno/aria, con l'ausilio di un sistema di erogazio ne per azoto ossido di tipo approvato (corredato da marchio CE). Il sistema utilizzato per la somministrazione deve permettere l'inalazione di una concentrazione stabile di azoto ossido, a prescindere dal ventilatore utilizzato. Inoltre e' opportuno ridurre al minimo il tempo di contatto tra azoto ossido ed ossigeno nel circuito di inspirazione, per limitare il rischio di formazione di sottoprodotti tossici di ossidazione del gas inalato. In presenza di ventilatori "a flusso continuo" (convenzionali o ad alta frequenza oscillatoria) raccomandati in neonatologia, azoto ossido puo' essere somministrato in flusso continuo nell'arto inspiratorio o nel tratto a Y, ed in ogni caso il piu' vicino possibile al paziente sotto l'umidificatore. Il flusso di un ventilatore continuo deve essere superiore a 8 litri/minuto in modo da limitare la formazione di sottoprodotti tossici. In presenza di ventilatori ad alto flusso sequenziale intermittente, il sistema di somministrazione di azoto ossido deve essere in grado di gestire la concentrazione di picco di gas. Durante la fase inspiratoria si raccomanda la somministrazione sequenziale sincronizzata per evitare picchi di concentrazione di azoto ossido e l'effetto bolo indotto dalla continua somministrazione del gas. In alcune situazioni cliniche, la somministrazione di azotoossido e' possibile mediante ventilazione CPAP (a pressione positiva continua). La quantita' di azoto ossido inalata ha l'obiettivo di ottenere gli stessi effetti della ventilazione meccanica. Evitare la somministrazione diretta intra-tracheale per ridurre al minimo le lesioni locali che possono insorgere con il contatto tra azoto ossido e la membrana mucosa. Monitoraggio del trattamento: la concentrazione inspiratadi azoto ossido deve essere misurata di continuo all'interno dell'art o inspiratorio del circuito vicino al paziente. E' anche necessario misurare la concentrazione di azoto diossido (NO2) e la FiO2, al medesimo sito, utilizzando apparecchi di monitoraggio calibrati ed omologati con il marchio CE. Per la sicurezza del paziente si devono impostare appropriati allarmi per azoto ossido (+/- 2 ppm della dose prescritta),NO2 (1 ppm) e FiO2 (+/- 0,05). La pressione della bombola di azoto os sido deve essere visualizzata per consentire una pronta sostituzione senza interruzione della terapia. Bombole di riserva devono essere disponibili onde permettere la sollecita sostituzione e la terapia con azoto ossido deve essere disponibile per la ventilazione manuale, ad es. in caso di aspirazione, trasporto del paziente e rianimazione. Nell'eventualita' di guasto del sistema o di interruzione della corrente elettrica, e' necessario disporre di un'alimentazione con batteria di riserva e di un sistema di erogazione di riserva per azoto ossido. L'alimentazione per gli apparecchi di monitoraggio deve essere indipendente dalla funzione del dispositivo di erogazione. Il limite superiore di esposizione (esposizione media) ad azoto ossido da parte del personale, cosi' come definito dalla legislazione per i lavoratori, e' 25 ppm per8 ore (30 mg/m^3) nella maggior parte dei paesi del mondo, mentre il limite corrispondente per l'NO2 e' 2-3 ppm (4-6 mg/m^3). Monitoraggio della formazione di metaemoglobina: dopo inalazione, i prodotti finalidi azoto ossido ritrovati nella circolazione sistemica sono principal mente metaemoglobina (MetHb) e nitrato. E' opportuno controllare la concentrazione di metaemoglobina nel sangue dei pazienti trattati con azoto ossido. Per quanto sia insolito un aumento significativo della metaemoglobina quando il suo livello iniziale e' basso, cio' dovrebbe comunque essere controllato prima del trattamento e poi regolarmente durante la somministrazione. Se il livello di metaemoglobina supera il 2.5%, il dosaggio di azoto ossido deve essere ridotto. Se supera il 5% e'necessario interrompere la somministrazione. Si consiglia in tal caso la somministrazione di un agente riducente quale il blu di metilene. Monitoraggio della formazione di biossido di azoto: immediatamente prima dell'erogazione a ciascun paziente, seguire la procedura corretta per eliminare l'NO2 dal sistema. Mantenere ai minimi livelli possibili la concentrazione di NO2 e in qualunque caso sempre <0,5 ppm. Se l'NO2risulta >0,5 ppm, esaminare il sistema di erogazione per escludere ev entuali guasti, ritarare l'analizzatore del NO2 e ridurre se possibilela quantita' di azoto ossido e/o FiO2. Se si nota un cambiamento impr evisto nella concentrazione di azoto ossido, verificare che il sistemadi erogazione non sia guasto e ritarare l'analizzatore.
Conservazione
Osservare tutte le regole pertinenti all'uso e alla movimentazione delle bombole sotto pressione. Conservare le bombole a temperature comprese tra -10 gradi C e 50 gradi C, in ambienti ben ventilati, illuminaticon fonte di luce fredda e attrezzati con gli opportuni sistemi di em ergenza, in posizione verticale con le valvole chiuse, protette da pioggia, intemperie, dall'esposizione alla luce solare diretta, lontano da fonti di calore o di ignizione (comprese cariche elettrostatiche) e materiale combustibile. I recipienti vuoti o che contengono altri tipidi gas devono essere conservati separatamente. Le bombole devono esse re utilizzate in modo che le bombole con data di riempimento precedente vengano usate prima. Proteggere le bombole di gas da urti, caduta, ossidazione e materiali infiammabili, umidita', sorgenti di calore o diaccensione. Conservazione nel reparto di farmacia: conservare le bomb ole in un luogo aerato, pulito e chiuso a chiave, riservato esclusivamente alla conservazione di gas medicinali. All'interno di questo locale, assegnare un'area separata per la conservazione delle bombole di azoto ossido. Conservazione nel reparto di medicina: collocare la bombola in un sito attrezzato, con materiale appropriato onde tenere la bombola in posizione verticale. Trasporto delle bombole di gas: trasportare le bombole di gas con attrezzi appropriati, onde proteggerle dal rischio di urti e cadute. Durante i trasferimenti intra-ospedalieri o extraospedalieri dei pazienti trattati con azoto ossido, fissare le bombole saldamente in modo da tenerle in posizione verticale. Prestare particolare attenzione anche alla messa in sicurezza del regolatore/riduttore della pressione per escludere il rischio di guasti accidentali.
Avvertenze
Il trattamento con azoto ossido puo' aggravare l'insufficienza cardiaca in una situazione con shunt da sinistra a destra. Questo e' dovuto all'indesiderata vasodilatazione polmonare causata dall'inalazione di azoto ossido, con risultato di un ulteriore aumento dell'iperperfusionepolmonare preesistente. Prima di somministrare azoto ossido si raccom anda pertanto di eseguire un esame ecocardiografico dell'emodinamica centrale oppure di cateterizzare l'arteria polmonare. E' stato dimostrato negli animali che azoto ossido puo' interagire con l'emostasi, e quindi aumentare il tempo di sanguinamento. I dati tratti da pazienti adulti sono contraddittori e non e' stato dimostrato alcun aumento dellecomplicanze emorragiche in studi randomizzati e controllati effettuat i su neonati a termine e prematuri affetti da insufficienza respiratoria ipossica. La somministrazione di azoto ossido non deve essere interrotta repentinamente, onde evitare l'induzione di ipossiemia da rimbalzo (rebound) e/o il rischio di aumento della pressione arteriosa polmonare (PAP) e/o di peggioramento dell'ossigenazione del sangue (PaO2). Un deterioramento dell'ossigenazione ed un aumento della PAP possono insorgere anche in pazienti senza una risposta evidente al trattamento.Procedere con cautela alla cessazione graduale della terapia con azot o ossido. Nel caso di pazienti in trattamento con azoto ossido inalato, che richiedono ulteriori cure mediche con trasporto ad altro ospedale, si raccomanda di erogare azoto ossido inalato anche durante il trasporto. Il medico dovrebbe avere accesso ad un sistema di erogazione diriserva per azoto ossido accanto al letto del paziente. Una grande qu antita' di azoto ossido viene assorbita per via sistemica. I prodotti finali di azoto ossido che entrano nella circolazione sistemica sono prevalentemente la metaemoglobina ed il nitrato. Le concentrazioni di metaemoglobina nel sangue vanno monitorate. L'NO2 si forma rapidamente all'interno di miscele gassose contenenti azoto ossido e O2 e in tal modo azoto ossido potrebbe causare infiammazione e lesioni a carico delle vie respiratorie. La dose di azoto ossido va ridotta se la concentrazione di NO2 dovesse superare 0,5 ppm.
Interazioni
Non sono stati effettuati studi di interazione, ma sulla base dei datidisponibili un'interazione clinicamente significativa con altri medic inali utilizzati nel trattamento dell'insufficienza respiratoria ipossica non puo' essere esclusa. Vi e' la possibilita' di un effetto aggiuntivo di azoto ossido nell'aumentare il rischio della metaemoglobinemia, nel caso dei composti che "donano" azoto ossido, compresi il nitroprussiato di sodio e la nitroglicerina. Studi sperimentali suggerisconoche azoto ossido ed azoto diossido possono reagire chimicamente con i l surfattante e/o con le proteine surfattanti, senza chiare conseguenze cliniche. Il rischio di produzione di metaemoglobina aumenta in casodi concomitante somministrazione di azoto ossido e farmaci generanti metaemoglobina (es. alchinitrati e sulfonamidi, prilocaina). Pertanto,le sostanze che aumentano i livelli di metaemoglobina devono essere u tilizzate con cautela durante la terapia con azoto ossido. La prilocaina, somministrata per via orale, parenterale o topica, puo' provocare metaemoglobinemia. Si raccomanda dunque cautela quando azoto ossido viene somministrato contemporaneamente a farmaci contenenti prilocaina. E' stata suggerita una possibile sinergia tra gli effetti antiaggreganti sulle piastrine di azoto ossido e della prostaciclina ed i suoi analoghi, ma cio' non e' stato dimostrato clinicamente. Numerosi studi concernenti la concomitante somministrazione di azoto ossido ed altre sostanze attive quali zaprinast, dipiridamolo, sildenafil, dimostrano che tale associazione potenzia gli effetti vasodilatatori di azoto ossido sia in modelli animali che umani. In presenza di ossigeno, azoto ossido viene rapidamente ossidato in derivati che sono tossici per l'epitelio bronchiale e la membrana alveolo-capillare. L'NO2 e' il composto principale che viene formato e durante il trattamento con azoto ossidola concentrazione di NO2 deve essere < 0,5 ppm nel range posologico d i azoto ossido (2-20 ppm). Se in qualsiasi momento la concentrazione di NO2 supera 1 ppm, occorre ridurre immediatamente la dose azoto ossido.
Effetti indesiderati
I neonati hanno un'attivita' ridotta della MetHb-riduttasi e sono pertanto esposti ad un rischio maggiore di sviluppare metaemoglobinemia. Si e' osservata una insorgenza di metaemoglobina superiore al 5% nonostante la somministrazione di una concentrazione appropriata di azoto ossido. Il rischio di metaemoglobinemia aumenta in caso di deficit dellaG6PD e metaemoglobina reduttasi. A seguito della somministrazione rep entina della terapia con azoto ossido sono stati registrati fenomeni di rimbalzo (rebound) con aumento della vasocostrizione polmonare ed ipossiemia in grado di scatenare rapidamente un collasso cardiopolmonare. Deve essere considerato un aumento della FiO2 e/o un riavvio della terapia con azoto ossido. Azoto diossido (NO2) si forma rapidamente in miscele gassose contenenti azoto ossido ed ossigeno (O2) che possono causare una reazione infiammatoria e lesioni a carico delle vie respiratorie. Dati ottenuti da studi su animali suggeriscono una maggiore suscettibilita' alle infezioni delle vie respiratorie con l'esposizione abassi livelli di NO2. E' possibile un aumento del tempo di sanguiname nto, dovuto alla inibizione della aggregazione piastrinica. Di seguitosono riportati i principali effetti indesiderati di azoto ossido, sul la base di dati provenienti dagli studi clinici e dalla considerevole esperienza post-marketing. La seguente convenzione e' stata impiegata per la classificazione degli effetti indesiderati in termini di frequenza: molto comune (>= 1/10), comune (>= 1/100 e < 1/10), non comune (>=1/1000 e < 1/100), raro (>= 1/10.000 e < 1/1000), molto raro (< 1/10.000). Disturbi del sistema sanguigno e linfatico. Molto comuni: metaemoglobinemia, trombocitopenia. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Comuni: iperglicemia, ipocaliemia. Patologie del'apparato cardiovascolare. Comune: ipotensione. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comuni: atelettasia. Patologie epatobiliari. Comuni: iperbilirubinemia. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comuni:cellulite. Patologie dell'apparato urinario e del rene. Comuni: ematu ria.
Gravidanza e allattamento
Non vi sono dati adeguati riguardanti l'uso di azoto ossido in donne in gravidanza e/o allattamento. Il rischio potenziale per gli esseri umani non e' noto. Evitare l'esposizione passiva ad azoto ossido negli esseri umani durante la gravidanza e l'allattamento.