Granulokine 30 - 1fl 30mu 1ml

Dettagli:
Nome:Granulokine 30 - 1fl 30mu 1ml
Codice Ministeriale:027772033
Principio attivo:Filgrastim
Codice ATC:L03AA02
Fascia:A
Prezzo:127.95
Lattosio:Contiene lattosio
Produttore:Amgen Srl
SSN:Concedibile esente
Ricetta:RRL - vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti art.93 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco etico
Forma:Soluzione iniettabile
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Da +2 a +8 gradi
Scadenza:30 mesi

Formulazioni

Granulokine 30 - 1fl 30mu 1ml

Categoria farmacoterapeutica

Citochina.

Indicazioni

Indicato nel ridurre la durata della neutropenia e l'incidenza della neutropenia febbrile in pazienti trattati con chemioterapia citotossica standard per affezioni maligne (con l'eccezione della leucemia mieloide cronica e delle sindromi mielodisplastiche) e nel ridurre la durata della neutropenia in pazienti sottoposti a terapia mieloablativa seguita da trapianto di midollo osseo considerati a maggior rischio di neutropenia severa prolungata. La sicurezza e l'efficacia di Granulokine sono simili negli adulti e nei bambini trattati con chemioterapia citotossica. Granulokine e' indicato per la mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico (PBPC). In pazienti, bambini o adulti, con neutropenia grave congenita, ciclica o idiopatica, con una CAN (conta assoluta dei neutrofili) < 0,5 x 10alla9/l e una storia di infezioni gravi o ricorrenti, una somministrazione a lungo termine di Granulokine e' indicata per incrementare la conta dei neutrofili e per ridurre l'incidenza e la durata delle complicanze infettive. Granulokine e' indicato nel trattamento della neutropenia persistente (CAN uguale o minore di 1,0 x 10alla 9/l) in pazienti con infezione da HIV avanzata, per ridurre il rischio di infezioni batteriche quando non siano appropriate altre opzioni per controllare la neutropenia.

Controindicazioni / effetti secondari

Il farmaco non deve essere somministrato a pazienti con ipersensibilita' nota a filgrastim o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Il prodotto non deve essere utilizzato per aumentare la dose di chemioterapia citotossica oltre i dosaggi standard. Non deve essere somministrato a pazienti con neutropenia grave congenita (sindrome di Kostman) portatori di anomalie citogenetiche.

Posologia

Chemioterapia citotossica standard, la dose raccomandata e' di 0,5 MU (5 mcg)/kg/die. La prima dose non deve essere somministrata prima di 24 ore dal termine della chemioterapia citotossica. Il prodotto puo' essere somministrato quotidianamente tramite iniezione sottocutanea oppure diluito in soluzione glucosata al 5% come infusione endovenosa somministrata in 30 minuti. La via sottocutanea e' preferita nella maggior parte dei casi, tuttavia deve dipendere dalle condizioni cliniche individuali. Il farmaco deve essere somministrato quotidianamente fino a quando l'atteso nadir dei neutrofili non sia stato superato e questi non siano tornati ad un livello normale, dopo chemioterapia standard per tumori solidi, linfomi e leucemia linfoide, anche per 14 giorni. Dopo terapia di induzione e consolidamento per leucemia mieloide acuta la durata del trattamento puo' essere sostanzialmente piu' lunga (fino a 38 giorni) in funzione del tipo, della dose e dello schema di chemioterapia citotossica usata. In pazienti sottoposti a chemioterapia citotossica, solitamente gia' 1-2 giorni dopo l'inizio della terapia si riscontra un aumento transitorio del numero di neutrofili. Per ottenere una risposta terapeutica prolungata, la terapia non deve essere interrotta prima del raggiungimento del nadir previsto e prima che la conta dei neutrofili sia ritornata a livelli normali. Pazienti trattati con terapia mieloablativa seguita da trapianto di midollo osseo, la dose iniziale raccomandata e' di 1,0 MU (10 mcg)/kg/die somministrata in infusione endovenosa di 30 minuti o di 24 ore oppure 1,0 MU (10 mcg)/kg/die somministrata in infusione sottocutanea continua di 24 ore, deve essere diluito in 20 ml di soluzione glucosata al 5%. La prima dose deve essere somministrata dopo almeno 24 ore dalla chemioterapia citotossica ed entro 24 ore dall'infusione di midollo osseo. Una volta che il nadir dei neutrofili e' stato superato, la dose giornaliera deve essere adattata alla risposta dei neutrofili come nella tabella seguente: conta assoluta dei neutrofili: >1,0 x 10alla9/l per 3 giorni consecutivi, aggiustamento della dose di prodotto: ridurre a 0,5 MU/kg/die. Quindi, se la CAN rimane > 1,0 x 10alla9/l sospendere per altri 3 giorni consecutivi. Se la CAN diminuisce a valori < ,0 x 109/l durante il periodo di trattamento, la dose deve essere ripristinata in modo scalare in base alle indicazioni precedenti. CAN = conta assoluta dei neutrofili. Per la mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico (PBPC) in pazienti sottoposti a terapia mielosoppressiva o mieloablativa seguita da trapianto autologo di cellule progenitrici del sangue periferico, il dosaggio raccomandato per la mobilizzazione delle PBPC quando usato da solo e' di 1,0 MU (10 mcg)/kg/die in infusione sottocutanea continua di 24 ore o come singola iniezione sottocutanea giornaliera per 5-7 giorni consecutivi. Nel caso venga somministrato per infusione, deve essere diluito in 20 ml di soluzione glucosata al 5%. Periodo di effettuazione delle leucoaferesi: una o due leucoaferesi nei giorni 5 e 6 sono generalmente sufficienti. In altre circostanze, possono rendersi necessarie leucoaferesi addizionali. La somministrazione deve essere mantenuta fino all'ultima leucoaferesi. La dose raccomandata per la mobilizzazione delle PBPC dopo chemioterapia mielosoppressiva e' di 0,5 MU (5mcg)/kg/die somministrata giornalmente per iniezione sottocutanea a partire dal primo giorno successivo al completamento della chemioterapia, fino al superamento del nadir atteso dei neutrofili e fino al recupero di una conta normale dei neutrofili. Le leucoaferesi devono essere effettuate nel periodo in cui la CAN sale da < 0,5 x 10alla9/l fino a piu' di 5,0 x 10alla9/l. Per la mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico (PBPC) in donatori sani prima del trapianto allogenico delle cellule progenitrici del sangue periferico: deve essere somministrato per via sottocutanea alla dose di 10 mcg/kg/die per 4-5 giorni consecutivi. La leucoaferesi deve essere iniziata al giorno 5 e deve proseguire fino al giorno 6, se necessario, al fine di raccogliere un numero di cellule CD34+ pari a 4x10allla6 per kg di peso corporeo del ricevente. Neutropenia congenita: la dose iniziale raccomandata e' di 1,2 MU (12 mcg)/kg/die per via sottocutanea in dose singola o in dosi suddivise. Neutropenia idiopatica o ciclica: la dose iniziale raccomandata e' di 0,5 MU (5 mcg)/kg/die per via sottocutanea in dose singola o in dosi suddivise. Aggiustamento della posologia: deve essere somministrato quotidianamente per iniezione sottocutanea fino a quando venga raggiunta, e possa essere mantenuta, una conta dei neutrofili superiore a 1,5 x 10alla9/l. Una volta ottenuta la risposta, deve essere stabilita la dose minima efficace a mantenere questo livello. È necessaria una somministrazione quotidiana per lungo tempo al fine di mantenere una conta dei neutrofili adeguata. Dopo 1-2 settimane di terapia la dose iniziale puo' essere raddoppiata o dimezzata in base alla risposta del paziente. Successivamente il dosaggio puo' essere aggiustato individualmente ogni 1-2 settimane allo scopo di mantenere una conta di neutrofili media tra 1,5 x 10alla9/l e 10 x 10alla9/l. Uno schema piu' rapido di incremento progressivo della dose puo' essere preso in considerazione nei pazienti che presentano infezioni gravi. Non e' possibile raccomandare uno specifico schema di somministrazione per i soggetti anziani. Uso pediatrico nella neutropenia cronica grave (NCG) e nelle neoplasie, l'efficacia del trattamento e' risultata evidente, e non si sono osservate differenze nei profili di sicurezza dei pazienti pediatrici trattati per neutropenia cronica grave. La sicurezza e l'efficacia del farmaco sono simili sia negli adulti che nei bambini trattati con chemioterapia citotossica. La posologia per i pazienti pediatrici e' la stessa impiegata per gli adulti trattati con chemioterapia citotossica mielosoppressiva. Pazienti con infezione da HIV, per il recupero della neutropenia, la dose iniziale raccomandata e' di 0,1 MU (1 mcg)/kg/die, somministrata quotidianamente mediante iniezione sottocutanea con incrementi fino ad un massimo di 0,4 MU (4 mcg)/kg/die, fino a quando venga raggiunta, e possa essere mantenuta, una conta dei neutrofili normale (CAN > 2,0 x 10alla9/l). Per il mantenimento deve essere stabilita la dose minima efficace a mantenere una conta normale dei neutrofili. Si raccomanda un dosaggio iniziale a giorni alterni di 30 MU (300 mcg)/die mediante iniezione sottocutanea. Si possono rendere necessari ulteriori aggiustamenti del dosaggio, in base alla CAN del paziente, per mantenere la conta dei neutrofili >2,0 x 10alla9/l. Si possono rendere necessarie somministrazioni a lungo termine per mantenere la CAN >2,0 x 10alla9/l.

Avvertenze

La sicurezza e l'efficacia della somministrazione del farmaco in pazienti affetti da sindrome mielodisplastica o leucemia mieloide cronica non sono state stabilite, l'utilizzo non e' indicato in queste patologie. Somministrare con cautela nei pazienti affetti da leucemia mieloide acuta. I pazienti affetti da osteoporosi, se trattati per un periodo superiore a 6 mesi, dovrebbero sottoporsi a controlli della densita' ossea. Dopo somministrazione di G-CSF sono stati segnalati rari casi di eventi avversi polmonari, in particolare polmonite interstiziale. I pazienti con anamnesi recente di infiltrati polmonari o polmonite possono essere a rischio maggiore. L'insorgenza di sintomi polmonari, come tosse, febbre e dispnea in associazione con evidenze radiologiche di infiltrati polmonari e deterioramento della funzionalita' polmonare possono costituire i sintomi iniziali della sindrome da sofferenza respiratoria dell'adulto (ARDS). E' necessario interrompere la terapia e intraprendere un trattamento idoneo. Non sono stati riportati effetti indesiderati direttamente attribuibili a questo grado di leucocitosi: globuli bianchi pari o superiori a 100 x 10alla9/l. Comunque, il numero dei globuli bianchi deve essere controllato ad intervalli regolari durante il trattamento. Deve essere posta particolare attenzione nel trattamento di pazienti con chemioterapia ad alte dosi, poiche' non e' stato dimostrato che essa condizioni un esito piu' favorevole della malattia tumorale e l'intensificazione delle dosi di agenti chemioterapici puo' portare ad un incremento delle tossicita', comprendente quella cardiaca, polmonare, neurologica e dermatologica. Il trattamento con solo Granulokine non evita la piastrinopenia e l'anemia dovute alla chemioterapia mielosoppressiva. A seguito della possibilita' di ricevere dosaggi piu' alti di chemioterapia (es.: dosaggi pieni secondo lo schema previsto) il paziente puo' essere esposto ad un rischio maggiore di piastrinopenia ed anemia. Il farmaco agisce principalmente sui precursori dei neutrofili per svolgere il suo effetto di aumento della conta dei neutrofili stessi. Quindi in pazienti con numero ridotto di precursori dei neutrofili (come quelli pretrattati con radioterapia o chemioterapia estensive o quelli con infiltrazione tumorale del midollo) la risposta puo' essere minore. Il prodotto contiene sorbitolo ad una concentrazione di 50 mg/ml. È improbabile che, come conseguenza del trattamento, venga infuso sorbitolo in quantita' sufficiente a causare tossicita' clinicamente rilevante in pazienti che presentano tale intolleranza. Si raccomanda, comunque, cautela nei casi di IEF. I pazienti che sono stati molto pesantemente pretrattati con terapia mielosoppressiva possono non ottenere una mobilizzazione di PBPC sufficiente a raggiungere il numero minimo raccomandato di cellule (> 2,0 x 106 cellule CD34+/kg) o lo stesso grado di accelerazione del recupero delle piastrine. Farmaci quali melfalan, carmustina (BCNU) e carboplatino, se somministrati per un periodo prolungato prima del tentativo di mobilizzare le cellule progenitrici, possono ridurre la successiva raccolta. Tuttavia la loro somministrazione si e' dimostrata efficace per la mobilizzazione delle cellule progenitrici. Quando si prevede di effettuare un trapianto di cellule progenitrici del sangue periferico, e' consigliabile programmare la procedura di mobilizzazione delle cellule staminali nella fase iniziale del trattamento. Va posta particolare attenzione al numero di cellule progenitrici mobilizzate in tali pazienti prima della somministrazione della chemioterapia ad alte dosi. Se le raccolte sono inadeguate devono essere presi in considerazione trattamenti alternativi. La mobilizzazione di PBPC deve essere presa in considerazione solo in donatori che presentino normali criteri, clinici e di laboratorio, di eleggibilita' per la donazione di cellule staminali, con particolare attenzione ai valori ematologici e alla presenza di malattie infettive. Non si deve eseguire una leucoaferesi nei donatori in terapia con anticoagulanti o che abbiano alterazioni note dell'emostasi. La somministrazione di Granulokine deve essere interrotta o il suo dosaggio deve essere ridotto se la conta dei leucociti raggiunge valori > 70 x 109/l. Il follow up sulla sicurezza a lungo termine nei donatori e' in corso. Dopo somministrazione di fattori di crescita delle colonie granulocitarie (G-CSF), sono stati riportati casi comuni ma generalmente asintomatici di splenomegalia e casi molto rari di rottura della milza in donatori sani (e pazienti). Alcuni casi di rottura della milza sono stati fatali. Deve essere presa in considerazione l'interruzione intermittente o la diminuzione della dose nei pazienti che sviluppano trombocitopenia, ovvero con piastrine costantemente <100.000/mmcubi. Una speciale attenzione deve essere prestata alla diagnosi delle neutropenie croniche gravi per distinguerle da altri disordini ematologici quali l'anemia aplastica, la mielodisplasia e la leucemia mieloide. È stata osservata una bassa incidenza (circa il 3%) di sindromi mielodisplastiche (SMD) o di leucemia in pazienti affetti da neutropenia cronica grave trattati con il farmaco, tale evenienza si e' osservata solo in pazienti con neutropenia congenita. La splenomegalia e' un effetto diretto del trattamento. Si e' verificata ematuria/proteinuria in un piccolo numero di pazienti. Una regolare analisi delle urine deve essere effettuata allo scopo di monitorare tali eventi. Non sono state stabilite la sicurezza e l'efficacia in neonati e pazienti con neutropenia autoimmune. La conta assoluta dei neutrofili (CAN) deve essere attentamente monitorata, specialmente durante le settimane iniziali della terapia. Il trattamento con Granulokine da solo non preclude la comparsa di piastrinopenia ed anemia dovute a farmaci mielosoppressivi. Il paziente potrebbe essere a maggior rischio di sviluppare piastrinopenia ed anemia se ricevesse dosaggi incrementati o un numero maggiore di questi farmaci durante la terapia con Granulokine. La neutropenia puo' essere dovuta ad infiltrazione midollare da infezioni opportunistiche, per esempio da Mycobacterium avium complex, o da neoplasie, come i linfomi. Non sono stati stabiliti gli effetti di Granulokine sulla neutropenia dovuta ad infezioni o neoplasie infiltranti il midollo osseo. Nei soggetti con malattia a cellule falciformi, sono stati osservati episodi di crisi della malattia, in alcuni casi fatali.

Interazioni

La sicurezza e l'efficacia di Granulokine somministrato negli stessi giorni della chemioterapia citotossica mielosoppressiva non sono state stabilite in modo definitivo. Dal momento che le cellule mieloidi in rapida divisione sono sensibili alla chemioterapia citotossica mielosoppressiva, si sconsiglia l'uso di Granulokine nelle 24 ore precedenti e successive alla chemioterapia. Dati preliminari su un piccolo numero di pazienti trattati contemporaneamente con Granulokine e 5-fluorouracile indicano che la neutropenia puo' essere aggravata. Le possibili interazioni con altri fattori di crescita emopoietici e citochine non sono state ancora studiate. Poiche' il litio promuove il rilascio dei neutrofili, esso puo' potenziare l'effetto di Granulokine. Sebbene questa interazione non sia stata formalmente studiata, non vi e' evidenza che essa sia dannosa.

Effetti indesiderati

Negli studi clinici il piu' frequente effetto indesiderato attribuibile a Granulokine alla dose raccomandata e' stato: dolore muscolo-scheletrico lieve o moderato nel 10% dei pazienti e grave nel 3%. Il dolore muscoloscheletrico e' normalmente controllabile con gli analgesici. Gli effetti indesiderati meno frequenti includono disturbi urinari, per lo piu' lieve o moderata disuria. Con Granulokine, alle dosi consigliate, si sono verificati aumenti reversibili, dose-dipendenti, di solito lievi o moderati, di lattico-deidrogenasi, fosfatasi alcalina, acido urico e gamma-glutamil transpeptidasi, rispettivamente nel 50%, 35%, 25% e 10% circa dei pazienti trattati. Una riduzione transitoria della pressione sanguigna, non richiedente trattamento, e' stata riportata occasionalmente. Disturbi vascolari, compresi sindrome veno-occlusiva e disturbi dell'omeostasi idrica, sono stati occasionalmente osservati in pazienti trattati con alte dosi di chemioterapia seguita da trapianto autologo di midollo osseo. La relazione causale con Granulokine non e' stata determinata. Sono stati riportati casi molto rari di vasculite cutanea. Una significativa percentuale dei rari casi di Sindrome di Sweet (dermatosi febbrile acuta) riscontrata dutante il trattamento, si presentava in caso di leucemia: non e' stata stabilita una relazione causale con Granulokine. In casi singoli e' stata osservata l'esacerbazione di artrite reumatoide. Sono stati riportati rari casi di reazioni avverse a localizzazione polmonare fra cui polmonite interstiziale, edema polmonare e infiltrati polmonari, in alcuni casi risultanti in insufficienza respiratoria o sindrome da sofferenza respiratoria dell'adulto (ARDS) che possono essere fatali. Reazioni di tipo allergico, inclusa anafilassi, rash cutaneo, orticaria, angioedema, dispnea e ipotensione sono state riportate in pazienti che ricevevano filgrastim all'inizio della terapia o durante trattamenti successivi. In generale le segnalazioni sono state piu' comuni dopo somministrazione endovenosa. In alcuni casi i sintomi si sono nuovamente verificati dopo risomministrazione di filgrastim il che suggerisce una relazione causale. Molto comune (>10%): nausea/vomito, aumento GGT, aumento Fosfatasi Alcalina, aumento LDH, iperuricemia. Comune (1-10%): astenia, spossatezza, cefalea, costipazione, anoressia, diarrea, mucosità, dolore toracico, dolore muscoloscheletrico, tosse, mal di gola, alopecia, rash cutaneo. Non comune (< 1%): dolore non specifico. Raro (< 0,1%): disturbi vascolari. Molto raro (< 0,01%): reazione allergica, esacerbazione dell'artrite reumatoide, infiltrati polmonari, sindrome di Sweet, vasculite cutanea, disturbi urinari. L'effetto indesiderato piu' frequentemente riportato e' stato dolore muscolo-scheletrico transitorio da lieve a moderato. E' stata riportata leucocitosi (leucociti > 50x10alla9/l) nel 41% dei donatori e piastrinopenia transitoria (piastrine <100x10alla9/l) successiva alla somministrazione di filgrastim e leucoaferesi nel 35% dei donatori. Incrementi minori e transitori di fosfatasi alcalina, LDH, SGOT e acido urico sono stati riportati in donatori sani che hanno ricevuto filgrastim, senza pero' dare origine ad effetti clinici. Un peggioramento dei sintomi artritici e' stato osservato molto raramente. Sono stati riportati molto raramente sintomi indicativi di reazioni allergiche gravi. Sono stati riportati casi comuni ma generalmente asintomatici di splenomegalia e casi molto rari di rottura splenica in donatori sani e pazienti dopo somministrazione di fattori di crescita delle colonie granulocitarie (G-CSF). Molto comune (> 10%): cefalea, leucocitosi, piastrinopenia, dolore muscoloscheletrico. Comune (1-10%): aumento Fosfatasi alcalina, aumento LDH. Non comune ( <1%): reazione allergica severa, disturbi alla milza, aumento SGOT, iperuricemia, esacerbazione dell'artrite reumatoide. Sono stati riportati effetti indesiderati correlati alla terapia con Granulokine in pazienti affetti da NCG e per alcuni di questi la frequenza tende a diminuire con il tempo. Gli effetti indesiderati piu' frequenti attribuibili a Granulokine sono stati dolore osseo e dolore muscolo-scheletrico generalizzato. Altri effetti indesiderati comprendono splenomegalia, che puo' essere progressiva in una minoranza dei casi, e piastrinopenia. Cefalea e diarrea sono stati riportati subito dopo l'inizio della terapia con Granulokine in meno del 10% dei pazienti. Sono state riportate anche anemia ed epistassi. Sono stati osservati incrementi transitori dell'uricemia, della lattico-deidrogenasi e della fosfatasi alcalina, non associati a sintomi clinici. Sono state inoltre riportate riduzioni transitorie e moderate della glicemia misurata non a digiuno. Eventi avversi, possibilmente correlati alla somministrazione di Granulokine e generalmente riscontrabili in < 2% dei pazienti con NCG, sono stati: reazioni a livello del sito di iniezione, cefalea, epatomegalia, artralgia, alopecia, osteoporosi e rash. Nel corso di somministrazioni prolungate e' stata osservata nel 2% dei pazienti con NCG vasculite cutanea. In qualche raro caso si e' notata proteinuria/ematuria. Molto comune (>10%): anemia, splenomegalia, ipoglicemia, aumento Fosfatasi Alcalina, aumento LDH, iperuricemia, dolore muscoloscheletrico, epistassi. Comune (1-10%): cefalea, diarrea, piastrinopenia, epatomegalia, osteoporosi, alopecia, vasculite cutanea, dolore nel sito d'iniezione, rash. Non comune (<1%): disturbi alla milza, ematuria, proteinuria. E' stata riportata splenomegalia correlata alla terapia con Granulokine in < 3% dei pazienti. In tutti i casi e' stata di entita' da lieve a moderata all'esame fisico e a decorso benigno; nessun paziente ha avuto diagnosi di ipersplenismo e nessun paziente e' stato sottoposto a splenectomia. Non e' chiara la relazione con Granulokine, poiche' la splenomegalia viene diagnosticata comunemente in pazienti con infezione da HIV ed e' presente a vari livelli nella maggior parte dei pazienti con AIDS. Molto comune (>10%): dolore muscoloscheletrico. Comune (1-10%): disturbi alla milza.

Gravidanza e allattamento

Non ci sono dati circa la sicurezza di Granulokine nelle donne in gravidanza. Esistono dati pubblicati in letteratura che dimostrano il passaggio transplacentare di filgrastim nelle donne in gravidanza. Non esistono evidenze, in base agli studi effettuati su ratti e conigli, che Granulokine abbia effetti teratogeni. E'stata osservata nei conigli un'aumentata incidenza di aborti, ma non e' stata riscontrata nessuna malformazione. In gravidanza il possibile rischio per il feto derivante dall'uso di Granulokine deve essere valutato nei confronti dei benefici terapeutici attesi. Non e noto se Granulokine sia escreto nel latte materno. L'uso di Granulokine non e' raccomandato durante l'allattamento.