Gliconorm - 36cpr Riv 5mg+500mg

Dettagli:
Nome:Gliconorm - 36cpr Riv 5mg+500mg
Codice Ministeriale:031995018
Principio attivo:Metformina Cloridrato/Glibenclamide
Codice ATC:A10BD02
Fascia:A
Prezzo:3.72
Rimborso:2.35
Produttore:Abiogen Pharma Spa
SSN:Concedibile esente
Ricetta:RR - ricetta ripetibile art.88 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco etico
Forma:Compresse rivestite
Contenitore:Blister opaco
Iva:10%
Temp. Conservazione:Nessuna particolare condizione di conservazione
Scadenza:60 mesi

Denominazione

GLICONORM 5 MG+500 MG COMPRESSE RIVESTITE CON FILM

Formulazioni

Gliconorm - 36cpr Riv 5mg+500mg

Categoria farmacoterapeutica

Ipoglicemizzanti, escluse le insuline.

Principi attivi

Glibenclamide; metformina cloridrato.

Eccipienti

Amido di mais, silice colloidale anidra, cellulosa microcristallina, gelatina, glicerolo 85%, talco, magnesio stearato, ipromellosa, titaniodiossido, macrogol 400.

Indicazioni

Diabete mellito non insulino-dipendente, non chetoacidosico, che non sia controllabile con la sola dieta o con la dieta e sulfaniluree.

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati; ipersensibilita' ad altre sulfonamidi ed i loro derivati (possibili fenomeni di sensibilita' crociata); diabete latente; diabetesospetto; diabete gestazionale, diabete insulino-dipendente, diabete chetoacidosico; coma e precoma diabetico; precedenti di acidosi lattica in diabetici; insufficienza renale o disfunzione renale (clearance della creatinina < 60 mL/min); condizioni acute che possono potenzialmente alterare la funzione renale come: disidratazione, infezione grave,shock; trattamento in corso con diuretici o con agenti antipertensivi suscettibili di provocare alterazioni della funzione renale o durante una urografia endovenosa; affezioni cardiocircolatorie gravi (scompen so cardiaco, stato di shock cardiogeno o tossinfettivo, turbe della circolazione arteriosa periferica); malattie acute o croniche che possano provocare ipossia tissutale come: insufficienza cardiaca o respiratoria, recente infarto miocardico, shock; insufficienza surrenale; insufficienza epatica, intossicazione acuta da alcol, alcoolismo; regimi fortemente ipocalorici e, soprattutto, stati di digiuno; gravi malattie distrofiche; emorragie acute gravi; gangrena; durante i due giorni precedenti o seguenti un intervento chirurgico; gravidanza e allattamento; somministrazione intravascolare di agenti di contrasto iodati.

Posologia

La posologia giornaliera, stabilire le modalita' e la durata del trattamento in base alla situazione glicometabolica del paziente. In linea di massima la posologia e' di 1-3 compresse al giorno, suddivise ai pasti principali.

Conservazione

Questo medicinale non richiede alcuna particolare condizione per la conservazione.

Avvertenze

Per la presenza di un derivato sulfanilureico l'uso deve essere limitato ai pazienti con diabete mellito sintomatico insorto in eta' adulta e non chetogenico che non possa essere controllato con la dieta, e neiquali la somministrazione di insulina non e' indicata. Il trattamento con sulfaniluree di pazienti con deficienza di G6PD puo' portare ad a nemia emolitica. Il farmaco, contenendo glibenclamide come principio attivo, deve essere pertanto utilizzato con cautela in tali pazienti e deve essere considerata un'alternativa terapeutica. Ipoglicemia: fenomeni ipoglicemici possono manifestarsi, sebbene raramente, soprattutto in soggetti debilitati, in eta' avanzata, in caso di sforzi fisici inconsueti, in caso di alimentazioni irregolari o assunzione di bevande alcooliche, in caso di compromissione della funzionalita' renale e/o epatica. In caso di manifestazioni ipoglicemiche somministrare carboidrati (zucchero); nei casi piu' gravi, che raramente possono arrivare fino alla perdita della coscienza, e' necessario effettuare un'infusione lenta i.v. di soluzione glucosata. In concomitanza con traumi, interventi chirurgici, malattie infettive e febbrili, puo' rendersi necessario instaurare temporaneamente la terapia insulinica per mantenere un adeguato controllo metabolico. E' opportuno tenere presente la possibilita' di reazioni antabuse-simili dopo l'ingestione di bevande alcooliche. Il trattamento deve essere sospeso 48 ore prima dell'esecuzione di una angiografia o di una urografia riprendendolo, se necessario, 48 ore dopo l'esame. Ogni trattamento (primo trattamento o passaggio da altri ipoglicemizzanti) deve essere prescritto dal medico. Il paziente deve attenersi rigorosamente alle prescrizioni mediche circa la posologia, le modalita' di assunzione, il concomitante regime dietetico e l'attivita' fisica. I pazienti trattati devono essere frequentemente studiati al fine di individuare eventuali fattori o condizioni capaci di indurre o di aggravare uno stato di ipossia cellulare e quindi di favorire la comparsa di una lattacidosi. L'acidosi lattica e' una complicanza metabolica rara ma grave (alto tasso di mortalita' in assenza di trattamento tempestivo), che puo' insorgere in seguito ad un accumulo di metformina. I casi riportati di acidosi lattica in pazienti trattati con metformina si sono verificati in particolare in pazienti diabetici affetti da insufficienza renale grave. L'incidenza dell'acidosi lattica puo' e deve essere ridotta valutando anche altri fattori di rischio associati, come diabete non controllato, chetosi, digiuno prolungato, eccessiva assunzione di alcol, insufficienza epatica ed eventuali altre condizioni associate all'ipossia. Diagnosi: il rischio di acidosi lattica deve essere considerato in caso di sintomi non specifici come crampi muscolari con disturbi digestivi, come dolore addominale e astenia grave. L'acidosi lattica e' caratterizzata da una dispnea con acidosi, dolori addominali e ipotermia seguiti da coma. Gli esami diagnostici di laboratorio mostrano una diminuzione del pH nel sangue, livelli di lattato plasmatico superiori a 5 mmol/L, e un aumento del gap anionico e del rapporto lattato/piruvato. In caso di sospetta acidosi metabolica, sospendere il medicinale e ricoverare il paziente immediatamente. Avvertire i pazienti sul rischio e sui sintomi dell'acidosi lattica.I pazienti devono essere istruiti a riconoscere i sintomi premonitori dell'acidosi lattica (anoressia, nausea, febbre, vomito, crampi musco lari, aumento dell'ampiezza e della frequenza del respiro, malessere, dolori addominali, diarrea, eventuale obnubilamento o perdita della coscienza)e dell'ipoglicemia (cefalea, irritabilita', turbe del sonno, depressione nervosa, tremori, forte sudorazione) onde avvertire tempestivamente il medico che deve essere altresi' informato anche in caso dimalattie febbrili o disturbi digestivi intercorrenti. In questo caso istituire tempestivamente i necessari accertamenti. Il rischio di taleinconveniente e' piu' frequente nei pazienti di eta' superiore ai 60 anni, negli stati di insufficienza epatica e/o renale, di insufficienza cardiorespiratoria, di intossicazione etilica, di digiuno prolungato, in caso di trattamento con diuretici ed in caso di turbe gastrointestinali. Visto che la lattacidosi puo' avere esito infausto, non appenasi abbia il sospetto che essa si sta instaurando e' necessario interr ompere la somministrazione e ricoverare d'urgenza il paziente. L'osservazione di un'acidosi metabolica con evidenza di chetoacidosi in un diabetico senza particolare stato di intossicazione esogena (da salicilici, da alcool ecc.) e' da considerarsi sospetta. Poiche' un disturbo anche lieve della funzionalita' renale puo' accrescere considerevolmente il rischio della lattacidosi, essendo la metformina escreta dai reni, e' opportuno determinare la clearance della creatinina (questa puo' essere definita sulla base dei livelli di creatinina sierica mediante la formula di Cockcroft-Gault) prima di iniziare il trattamento e in seguito, con frequenza regolare: almeno una volta l'anno nei pazienti con funzione renale normale, almeno due-quattro volte l'anno nei pazienti con clearance della creatinina sierica al limite inferiore del normale e nei soggetti anziani. La diminuzione della funzione renale nei soggetti anziani e' frequente e asintomatica. Un'attenzione speciale variservata alle situazioni in cui puo' venire compromessa la funzione renale, ad esempio quando si inizia una terapia antipertensiva o una terapia con diuretici e quando s'inizia una terapia con FANS. La somministrazione intravascolare di mezzi di contrasto iodati negli studi radiologici puo' portare ad un'insufficienza renale. Cio' puo' comportareun accumulo di metformina e puo' aumentare il rischio di acidosi latt ica. E' quindi necessario interrompere il farmaco prima o al momento dell'esame, riprendendo la somministrazione non prima di 48 ore dopo l'esame e solo dopo aver controllato se la funzione renale e' tornata normale. La somministrazione del medicinale deve essere interrotta 48 ore prima di un intervento chirurgico programmato in anestesia generale,spinale o epidurale e, di norma, deve essere ripresa non prima di 48 ore dall'intervento o alla ripresa della nutrizione orale e solo se sie' ristabilita la normale funzionalita' renale. Altre precauzioni I p azienti dovranno continuare il loro regime alimentare distribuendo regolarmente l'introito di carboidrati durante il giorno. I pazienti in sovrappeso dovranno continuare il regime alimentare ipocalorico. I testdi laboratorio normalmente previsti nei casi di diabete dovranno esse re eseguiti regolarmente.

Interazioni

L'azione ipoglicemizzante della sulfanilurea puo' essere aumentata daldicumarolo e derivati, dagli inibitori delle monoaminossidasi, dai su lfamidici, dai chinoloni (principalmente fluorochinoloni come gatifloxacina, ciprofloxacina, ecc.), dal fenilbutazone e derivati, dal cloramfenicolo, dalla ciclofosfamide, dal probenecid, dai fibrati, dal feniramidolo e dai salicilati, dal miconazolo orale, dal sulfinpirazone, dalla perexilina e dall'ingestione di alcool in quantita' elevata; essa puo' invece essere diminuita dall'adrenalina, dai corticosteroidi, daicontraccettivi orali, dai diuretici tiazidici, dal diazossido, dai de rivati fenotiazinici, dalla fenitoina, dai barbiturici; cautela deve essere anche posta nel somministrare contemporaneamente beta-bloccanti.In casi rari e' stato osservato indesiderato potenziamento o diminuzi one dell'attivita' ipoglicemizzante della sulfanilurea in caso di concomitante trattamento con farmaci H2- antagonisti. Occorre tenere presente che le biguanidi possono potenziare l'azione degli anticoagulanti.In corso di trattamento con beta-bloccanti ed anche con clonidina, gu anetidina o reserpina, la percezione dei sintomi premonitori di una crisi ipoglicemica puo' essere compromessa. >>Uso concomitante non raccomandato. Alcol. Aumento del rischio di acidosi lattica nelle intossicazioni acute da alcol, soprattutto nei casi di: digiuno o malnutrizione, insufficienza epatica. Evitare il consumo di alcol e di farmaci contenenti alcol. Agenti di contrasto iodati: la somministrazione intravascolare di agenti di contrasto iodati puo' provocare un'insufficienza renale, con conseguente accumulo di metformina e rischio di acidosi lattica. Il farmaco deve quindi essere interrotto prima o al momento dell'esame, riprendendo la somministrazione non prima di 48 ore dopo l'esame e solo dopo aver controllato che la funzione renale sia tornata normale. >>Associazioni che richiedono precauzione. Medicinali con attivita' iperglicemizzante intrinseca (quali glucocorticoidi (per via sistemica e locale) e simpaticomimetici) : informare il paziente ed eseguire controlli piu' frequenti della glicemia, soprattutto all'inizio del trattamento. Se necessario adeguare il dosaggio del farmaco antidiabetico durante la terapia con l'altro farmaco e all'interruzione di quest'ultimo. I diuretici, in particolare i diuretici dell'ansa, possono aumentare il rischio di acidosi lattica a causa della loro capacita' di ridurre la funzione renale. Medicinali trasportati dal Trasportatore Cationico Organico-2 (OCT2), es. ranolazina, o cimetidina. In soggetti con diabete mellito di tipo II la somministrazione concomitante di metformina (1000 mg due volte al giorno) e ranolazina 500 mg e 1000 mg due volte al giorno ha aumentato l'esposizione plasmatica di metformina di 1.4 e 1.8 volte rispettivamente. Uno studio condotto su sette volontari sani ha mostrato che la cimetidina, somministrata alla dose di 400 mg due volte al giorno, ha aumentato l'esposizione sistemica di metformina (AUC) del 50% e la Cmax dell'81%. Quindi durante la somministrazione contemporanea di metformina e farmaci cationici che vengono eliminati mediante secrezione tubulare renale devono essere presi in considerazione uno stretto monitoraggio del controllo glicemico, l'adeguamento del dosaggio nell'ambito della posologia raccomandata e modifiche nel trattamento della patologia diabetica.

Effetti indesiderati

I seguenti effetti indesiderati possono verificarsi durante il trattamento con l'associazione glibenclamide-metformina. La loro frequenza e'definita come segue: molto comuni (>= 1/10); comuni (>= 1/100, < 1/10 ); non comuni (>=1/1.000, < 1/100); rari (>= 1/10.000, < 1/1.000); molto rari (< 1/10.000) e casi isolati. Patologie gastrointestinali. Molto comuni: patologie gastrointestinali come nausea, vomito, diarrea, dolore addominale, perdita dell'appetito. Questi effetti indesiderati siverificano piu' frequentemente durante l'inizio della terapia e si ri solvono spontaneamente nella maggior parte dei casi. Per prevenirli siraccomanda di assumere il medicinale in 1-3 dosi giornaliere durante o dopo i pasti. Anche un lento aumento del dosaggio puo' migliorare latollerabilita' gastrointestinale. Patologie del sistema nervoso. Comu ni: cefalea, alterazioni del gusto. Patologie della cute e del tessutosottocutaneo. Molto rari: reazioni cutanee quali eritema, prurito, or ticaria. Eritema multiforme, vasculite allergica. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Molto rari: ipoglicemia. Acidosi lattica. Diminuzione dell'assorbimento di vitamina B 12 con diminuzione dei livelli sierici durante l'utilizzo a lungo termine. Si raccomanda di prendere in considerazione tale eziologia nei pazienti con anemia megaloblastica. Patologie del sistema emolinfopoietico. Molto rari: leucopenia, trombocitopenia, agranulocitosi, anemia emolitica, aplasia midollare, pancitopenia. Patologie epatobiliari. Molto rari: casi isolati di alterazioni nei test di funzionalita' epatica o epatite che si risolvono inseguito a interruzione del trattamento con il farmaco. Colestasi. Dis turbi del sistema immunitario. Molto rari: reazioni da ipersensibilita'. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l'autorizzazione del medicinale e' importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.

Gravidanza e allattamento

Il farmaco e' controindicato in gravidanza. Il diabete non controllatodurante la gravidanza (gestazionale o permanente) e' associato ad un aumento del rischio di anomalie congenite e mortalita' perinatale. Unaquantita' limitata di dati sull'impiego di metformina in gravidanza n on indica un aumento del rischio di anomalie congenite. Studi sugli animali non indicano effetti dannosi per la gravidanza, lo sviluppo embrionale o fetale, il parto o lo sviluppo post-natale. Quando la paziente programma una gravidanza e durante la gravidanza, si raccomanda di non trattare il diabete con metformina, ma con insulina per mantenere ilivelli di glicemia il piu' vicino possibile ai livelli normali, in m odo da ridurre il rischio di malformazioni fetali. Il medicinale e' controindicato durante l'allattamento. La metformina e' secreta nel latte materno umano. Non e' stato mostrato alcun effetto della metformina in neonati/lattanti allattati da donne trattate. Tuttavia, poiche' e' disponibile soltanto un numero limitato di dati, l'allattamento durante il trattamento con metformina non e' raccomandato. La decisione di interrompere l'allattamento deve essere presa dopo aver valutato il vantaggio dell'allattamento al seno e il rischio potenziale di effetti avversi sul bambino. La fertilita' dei ratti maschi e femmine non e' stata influenzata dalla metformina quando somministrata a dosi fino a 600mg/kg/die, che corrisponde approssimativamente a tre volte la dose gi ornaliera massima raccomandata negli esseri umani, in rapporto alla superficie corporea.