Fabrazyme - Iv 1fl 35mg

Dettagli:
Nome:Fabrazyme - Iv 1fl 35mg
Codice Ministeriale:035275015
Principio attivo:Agalsidasi Beta
Codice ATC:A16AB04
Fascia:H
Prezzo:5079.38
Produttore:Genzyme Srl
SSN:Medicinale ospedaliero dispensabile in farmacia a totale carico del cittadino
Ricetta:RR - ricetta ripetibile art.88 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco ospedaliero esitabile in farmacia
Forma:Polvere per concentrato per soluzione per infusione
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Da +2 a +8 gradi
Scadenza:36 mesi

Denominazione

FABRAZYME 35 MG POLVERE PER CONCENTRATO PER SOLUZIONE PER INFUSIONE

Formulazioni

Fabrazyme - Iv 1fl 35mg

Categoria farmacoterapeutica

Prodotti dell'apparato gastrointestinale e del metabolismo, enzimi.

Principi attivi

Ciascun flaconcino contiene un valore nominale di 35 mg di agalsidasi beta. Dopo la ricostituzione con 7,2 ml di acqua per preparazioni iniettabili, ogni flaconcino contiene 5 mg/ml (35 mg/7 ml) di agalsidasi beta. La soluzione ricostituita deve essere ulteriormente diluita.

Eccipienti

Mannitolo; fosfato di sodio monobasico, monoidrato; fosfato di sodio dibasico, eptaidrato.

Indicazioni

Terapia enzimatica sostitutiva a lungo termine nei pazienti con diagnosi confermata di malattia di Fabry (deficit di alfa-galattosidasi A). Indicato negli adulti, nei bambini e negli adolescenti a partire dagli8 anni.

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' potenzialmente letale (reazione anafilattica) al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.

Posologia

Il trattamento deve essere somministrato sotto controllo di un medico esperto nella gestione dei pazienti affetti da malattia di Fabry o da altre patologie metaboliche ereditarie. La dose consigliata e' 1 mg/kgdi peso corporeo, somministrato una volta ogni 2 settimane come infus ione endovenosa. Sono stati utilizzati regimi di dosaggio alternativi in studi clinici. In uno di questi studi, dopo una dose iniziale di 1,0 mg/kg ogni 2 settimane per 6 mesi, la dose di 0,3 mg/kg ogni 2 settimane potrebbe essere in grado di mantenere la clearance di GL-3 in alcune tipologie cellulari in taluni pazienti; non e' stata tuttavia stabilita la rilevanza clinica a lungo termine di questi risultati. L'iniziale velocita' di infusione non deve superare 0,25 mg/min (15 mg/ora),per ridurre la potenziale insorgenza di reazioni connesse all'infusio ne. Dopo aver appurato la tolleranza del paziente e' possibile accrescere gradualmente la velocita' di infusione nelle successive infusioni.Per i pazienti che tollerano bene le infusioni, e' possibile valutare la somministrazione a domicilio delle infusioni. La decisione di pass are alla somministrazione a domicilio dell'infusione deve essere presadopo valutazione e raccomandazione da parte del medico curante. I paz ienti che sperimentano eventi avversi durante l'infusione a domicilio,devono interrompere l'infusione immediatamente e contattare un operat ore sanitario. Le infusioni successive probabilmente dovranno essere eseguite in ambiente ospedaliero. La dose e la velocita' di infusione dovranno rimanere identiche a quelle usate nella somministrazione a domicilio e non dovranno subire alcun cambiamento senza la supervisione di un operatore sanitario. Pazienti con insufficienza renale: non e' necessario un aggiustamento della dose nei pazienti con insufficienza renale. Pazienti con insufficienza epatica: non sono stati eseguiti studi su pazienti con insufficienza epatica. Pazienti anziani: la sicurezza e l'efficacia nei pazienti di eta' superiore a 65 anni non sono state stabilite. Pertanto, nessuna posologia puo' essere attualmente raccomandata in questi pazienti. Popolazione pediatrica: non sono stati effettuati studi nei bambini di eta' compresa fra 0 e 7 anni e attualmente non e' possibile raccomandare alcuna posologia in questo gruppo di pazienti in eta' pediatrica, poiche' la sicurezza e l'efficacia non sono state ancora stabilite. Nei bambini fra 8 e 16 anni non e' necessario un aggiustamento della dose.

Conservazione

Conservare in frigorifero (2 gradi C - 8 gradi C).

Avvertenze

Immunogenicita': poiche' agalsidasi beta (r-h alfa GAL) e' una proteina ricombinante, nei pazienti che presentano una attivita' enzimatica residua scarsa o nulla e' atteso lo sviluppo di anticorpi IgG. La maggior parte dei pazienti ha sviluppato anticorpi IgG alla r-halfaGAL, normalmente entro 3 mesi dalla prima infusione. Nel tempo la maggior parte dei pazienti sieropositivi negli studi clinici ha evidenziato una tendenza alla riduzione dei titoli (sulla base di una riduzione > a 4 volte del titolo, dalla misurazione di picco all'ultima misurazione) (40% dei pazienti), tollerizzazione (assenza di livelli anticorpali rilevabili, confermata da 2 analisi consecutive con radioimmunoprecipitazione (RIP)) (14% dei pazienti), oppure il raggiungimento di un plateau (35% dei pazienti). Reazioni associate all'infusione: i pazienti che presentano anticorpi alla r-halfaGAL sono maggiormente suscettibili a reazioni connesse all'infusione (infusion-associated reactions, IARs), definite come qualunque evento avverso insorto il giorno dell'infusione. Tali pazienti vanno trattati con cautela in caso di risomministrazione dell'agalsidasi beta. Lo stato anticorpale deve essere regolarmentemonitorato. Negli studi clinici, il sessantasette percento (67%) dei pazienti ha avuto almeno una reazione connessa all'infusione. La frequenza delle IARs diminuiva nel tempo. Negli studi clinici i pazienti che presentavano reazioni connesse all'infusione lievi o moderate in corso di terapia con agalsidasi beta hanno proseguito la terapia dopo riduzione della velocita' di infusione (circa 0,15 mg/min; 10 mg/ora) e/opre-trattamento con antistaminici, paracetamolo, ibuprofene e/o corti costeroidi. Ipersensibilita': sono possibili reazioni di ipersensibilita' di tipo allergico. Un numero limitato di pazienti ha avuto reazioni che suggeriscono ipersensibilita' immediata (Tipo I). Se insorgono reazioni severe di tipo allergico o anafilattico, e' necessario considerare l'interruzione immediata della somministrazione del farmaco e l'avvio di un trattamento appropriato. E' necessario attenersi agli standard medici correnti in materia di trattamento di emergenza. In uno studio clinico con un attento rechallenge, il medicinale e' stato risomministrato a tutti i 6 pazienti risultati positivi per la presenza di anticorpi IgE o con test cutaneo positivo per il prodotto. In questo particolare studio, inizialmente la somministrazione di rechallenge e' avvenuta a basse dosi e con una ridotta velocita' di infusione (1/2 della dose terapeutica a 1/25 dell'iniziale velocita' standard raccomandata). Se il paziente tollera l'infusione e' possibile aumentare la dose,fino a giungere alla dose terapeutica di 1 mg/kg. Inoltre, la velocit a' di infusione puo' essere aumentata, accrescendo gradualmente la titolazione secondo la tollerabilita' del paziente. Pazienti con malattiarenale in stadio avanzato: l'effetto del trattamento con il prodotto sui reni puo' essere limitato nel caso di pazienti con malattia renalein stadio avanzato.

Interazioni

Non sono stati effettuati studi di interazione e sul metabolismo in vitro. In base al suo metabolismo, e' improbabile che l'agalsidasi beta possa dare adito ad interazioni tra farmaci mediate dal citocromo P450. Non somministrare insieme a clorochina, amiodarone, benochina o gentamicina, considerato il rischio teorico di inibizione dell'attivita' intracellulare della alfa-galattosidasi.

Effetti indesiderati

L'agalsidasi beta (r-halfaGAL) e' una proteina ricombinante, pertanto e' atteso che i pazienti con attivita' enzimatica residua scarsa o assente sviluppino anticorpi IgG. I pazienti con anticorpi anti-r-halfaGAL presentano una maggior probabilita' di sperimentare reazioni associate all'infusione (IAR). In un piccolo numero di pazienti sono state riportate delle reazioni che suggeriscono un'immediata ipersensibilita',tipo I. Reazioni avverse molto comuni includono brividi, piressia, se nsazione di freddo, nausea, vomito, cefalea e parestesia. Il 67% dei pazienti ha sperimentato almeno una reazione associata all'infusione. Nell'esperienza successiva all'immissione in commercio sono state riportate reazioni anafilattiche. Frequenze reazioni avverse: molto comune:>=1/10; comune: >1/100, <1/10; non comune: >1/1000, <1/100). Infezion i e infestazioni. Comune: nasofaringite; non comune: rinite. Disturbi del sistema immunitario. Non nota: reazione anafilattoide. Patologie del sistema nervoso. Molto comune: cefalea, parestesia; comune: capogiri, sonnolenza, ipoestesia, sensazione di bruciore, letargia, sincope; non comune: iperestesia, tremore. Patologie dell'occhio. Comune: aumentata lacrimazione; non comune: prurito oculare, iperemia oculare. Patologie dell'orecchio e del labirinto. Comune: tinnito, vertigini; non comune: gonfiore auricolare, mal d'orecchio. Patologie cardiache. Comune: tachicardia, palpitazioni, bradicardia; non comune: bradicardia sinusale. Patologie vascolari. Comune: vampate, ipertensione, pallore, ipotensione, arrossamento; non comune: estremita' fredde. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: dispnea, congestione nasale, oppressione della gola, sibilo, tosse, dispnea esacerbata; non comune: broncospasmo, dolore faringo-laringeo, rinorrea, tachipnea, congestione delle vie respiratorie superiori; non nota: ipossia. Patologie gastrointestinali. Molto comune: nausea, vomito; comune: dolore addominale, dolore addominale superiore, disturbi addominali, disturbi allo stomaco, ipoestesia orale, diarrea; non comune: dispepsia, disfagia. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: prurito, orticaria, rash, eritema, prurito generalizzato, edema angioneurotico, edema facciale, rash maculo- papulare; non comune: livedo reticularis, rash eritematoso, rash pruriginoso, alterazione del colore della cute, fastidio cutaneo; non nota: vasculite leucocitoclastica. Patologie del sistema muscoloscheletrico. Comune: dolore delle estremita', mialgia, dolore rachideo, spasmi muscolari, artralgia, tensione muscolare, rigidita' muscoloscheletrica; non comune: dolore muscoloscheletrico. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Molto comune: brividi, piressia, sensazione di freddo; comune: fatica, disturbi toracici, sensazione di caldo, edema periferico, dolore, astenia, dolore toracico, edema facciale, ipertermia; non comune: sensazione di caldo e freddo, malattia simil-influenzale, dolore alla sede di infusione, reazione alla sede di infusione, trombosi alla sede di iniezione, malessere, edema. Esami diagnostici. Non nota: riduzione della saturazione dell'ossigeno. Descrizione delle reazioni avverse selezionate. Reazioni associate all'infusione: le reazioni associate all'infusione hanno comportato principalmente febbre e brividi. Si sono avuti ulteriori sintomi, comprese dispnea da lieve o moderata, ipossia (riduzione della saturazione dell'ossigeno), senso di oppressione della golae disturbi toracici, vampate, prurito, orticaria, edema facciale, ede ma angioneurotico, rinite, broncospasmo, tachipnea, sibilo, ipertensione, ipotensione, tachicardia, palpitazioni; dolori addominali, nausea,vomito, dolore associato all'infusione, tra cui dolori delle estremit a', mialgia e cefalea. Le reazioni associate all'infusione sono state controllate mediante la riduzione della velocita' di infusione, accompagnata dalla somministrazione di medicinali antinfiammatori non steroidei, antistaminici e/o corticosteroidi. La frequenza di tali reazioni diminuiva nel tempo. La maggior parte di queste reazioni puo' essere attribuita alla formazione di anticorpi IgG e/o all'attivazione del complemento. E' stata dimostrata la presenza di anticorpi IgE in un numero ridotto di pazienti. Popolazione pediatrica: informazioni limitate suggeriscono che il profilo di sicurezza del trattamento nei pazienti pediatrici (di eta' superiore a 7 anni) non differisce rispetto a quello riscontrato per gli adulti. Segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione.

Gravidanza e allattamento

Non vi sono dati adeguati riguardanti l'uso dell'agalsidasi beta in donne in gravidanza. Gli studi su animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti sullo sviluppo embrionale/fetale. Il medicinale nondeve essere usato durante la gravidanza, se non in caso di assoluta n ecessita'. L'agalsidasi beta potrebbe essere escreto nel latte materno. In assenza di dati circa gli effetti sui neonati esposti all'agalsidasi beta tramite il latte materno, si consiglia di interrompere l'allattamento durante l'uso del farmaco. Non sono stati eseguiti studi per valutare i potenziali effetti del medicinale sulla compromissione della fertilita'.