Epivir - Fl 30cpr Riv 300mg
Dettagli:
Nome:Epivir - Fl 30cpr Riv 300mgCodice Ministeriale:031984038
Principio attivo:Lamivudina
Codice ATC:J05AF05
Fascia:H
Prezzo:230.59
Produttore:Viiv Healthcare Srl
SSN:Medicinale ospedaliero dispensabile in farmacia a totale carico del cittadino
Ricetta:RNRL - vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti art.93 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco ospedaliero esitabile in farmacia
Forma:Compresse rivestite
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Non conservare al di sopra di +30 gradi centigradi
Scadenza:36 mesi
Categoria farmacoterapeutica
Nucleosidi e nucleotidi inibitori della trascrittasi inversa.
Principi attivi
300 mg di lamivudina.
Eccipienti
Nucleo della compressa: cellulosa microcristallina (E460), sodio amidoglicolato, magnesio stearato. Rivestimento della compressa: ipromello sa (E464), titanio biossido (E171), ossido di ferro nero (E172), macrogol, polisorbato 80.
Indicazioni
Componente delle terapie di associazione antiretrovirale nel trattamento di adulti e bambini con infezione da Virus dell'Immunodeficienza Umana (HIV).
Controindicazioni / effetti secondari
Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Posologia
La terapia deve essere iniziata da un medico con esperienza nella gestione dell'infezione da HIV. Epivir puo' essere somministrato con o senza cibo. Al fine di garantire la somministrazione dell'intera dose, lacompressa dovrebbe idealmente essere deglutita senza essere rotta. Le compresse possono essere frantumate e aggiunte ad una piccola quantit a' di cibo semi-solido o di liquido, il tutto deve essere assunto immediatamente. Adulti e adolescenti di eta' superiore a 12 anni: 300 mg al giorno. Questa puo' essere somministrata sia come150 mg due volte algiorno che come 300 mg una volta al giorno. La compressa da 300 mg e' idonea solo per la somministrazione una volta al giorno. I pazienti c he intendono passare alla somministrazione una volta al giorno devono prendere 150 mg due volte al giorno e passare a 300 mg una volta al giorno la mattina seguente. Qualora si preferisca un'unica somministrazione alla sera, devono essere assunti 150 mg solo alla prima mattina seguiti da 300 mg alla sera. Se si ritorna alle due somministrazioni giornaliere, i pazienti devono completare il trattamento giornaliero e iniziare ad assumere 150 mg due volte al giorno la mattina seguente. Bambini di eta' compresa fra 3 mesi e 12 anni: 4 mg/kg due volte al giorno fino ad un massimo di 300 mg al giorno. Eta' inferiore a 3 mesi: i dati limitati disponibili sono insufficienti per proporre specifiche raccomandazioni. Insufficienza renale da moderata a grave, le concentrazioni di lamivudina sono aumentate a causa della ridotta clearance. Pertanto la dose deve essere modificata, usando la formulazione in soluzione orale, nei pazienti con clearance della creatinina che diminuisca al di sotto di 30 ml/min. Posologia raccomandata negli adulti e negli adolescenti di eta' superiore a 12 anni. Clearance della creatinina >=50 ml/min, prima dose 150 mg, dose di mantenimento 150 mg due volte aldi'; clearance della creatinina 30-<50 ml/min, prima dose 150 mg, dos e di mantenimento 150 mg due volte al di; clearance della creatinina <30 ml/min: e' raccomandato l'impiego della soluzione orale quando sononecessarie dosi inferiori a 150 mg. Non vi sono dati sull'uso di lami vudina nei bambini con insufficienza renale. Presumendo che la clearance della creatinina e quella della lamivudina siano correlate in maniera simile nei bambini e negli adulti, si raccomanda di ridurre la posologia nei bambini con insufficienza renale in base alla loro clearancedella creatinina, in maniera proporzionale a come effettuato negli ad ulti. Posologia raccomandata nei bambini di eta' compresa fra 3 mesi e12 anni. Clearance della creatinina >=50 ml min, prima dose: 4 mg/kg, dose di mantenimento 4 mg/kg due volte al giorno; clearance della cre atinina 30 a <50 ml min, prima dose: 4 mg/kg, dose di mantenimento 4 mg/kg una volta al giorno; clearance della creatinina 15 a <30 ml min, prima dose: 4 mg/kg, dose di mantenimento 2,6 mg/kg una volta al giorno; clearance della creatinina 5 a <15 ml min, prima dose: 4 mg/kg, dose di mantenimento 1,3 mg/kg una volta al giorno; clearance della creatinina <5 ml min, prima dose: 1,3 mg/kg, dose di mantenimento 0,7 mg/kguna volta al giorno. I dati ottenuti nei pazienti con insufficienza e patica di grado moderato-grave mostrano che la cinetica della lamivudina non e' significativamente influenzata da disfunzioni epatiche. In base a tali dati, non e' necessario un aggiustamento della posologia nei pazienti con insufficienza epatica di grado moderato-grave se non e'accompagnata da insufficienza renale.
Conservazione
Non conservare a temperatura superiore ai 30 gradi C.
Avvertenze
Non e' raccomandato per l'impiego in monoterapia. Insufficienza renaleda moderata a grave, l'emivita plasmatica terminale della lamivudina e' aumentata a causa della riduzione della clearance, modificare opportunamente la dose. Terapia con tre nucleosidi: sono stati osservati casi di un'elevata frequenza di fallimento virologico e di comparsa di resistenza in fase precoce di trattamento quando lamivudina veniva associata sia a tenofovir disoproxil fumarato e abacavir sia a tenofovir disoproxil fumarato e didanosina, somministrati una volta al giorno. Infezioni opportunistiche: i pazienti possono ugualmente essere soggettiad infezioni opportunistiche o ad altre complicazioni dell'infezione da HIV. Trasmissione dell'HIV: informare i pazienti che la terapia antiretrovirale non ha dimostrato di essere in grado di prevenire il rischio di trasmissione dell'HIV ad altri soggetti. Continuare a prendere adeguate precauzioni. Pancreatite: sono stati osservati rari casi di pancreatite. Il trattamento deve essere sospeso immediatamente se compaiono segni clinici, sintomi o anomalie nei dati di laboratorio che possano essere indicativi di pancreatite. Acidosi lattica: con l'uso di analoghi nucleosidici e' stata riportata acidosi lattica di solito associata ad epatomegalia e steatosi epatica. Sintomi precoci (iperlattacidemia sintomatica) che includono sintomi non gravi a carico dell'apparato digerente (nausea, vomito e dolore addominale), malessere non specifico, perdita di appetito, perdita di peso, sintomi respiratori (respirazione accelerata e/o profonda) o sintomi neurologici (compresa debolezza motoria). L'acidosi lattica presenta un'alta mortalita' e puo' essere associata a pancreatite, insufficienza epatica o insufficienza renale. L'acidosi lattica e' stata in genere osservata sia dopo i primimesi di trattamento sia dopo molti mesi. Interrompere il trattamento con analoghi nucleosidici in caso di comparsa di iperlattacidemia sintomatica e acidosi metabolica/lattica, epatomegalia progressiva o rapido incremento dei livelli di aminotransferasi. Si deve prestare cautelanel somministrare analoghi nucleosidici a pazienti (in particolare do nne obese) con epatomegalia, epatite od altri noti fattori di rischio di malattia epatica e steatosi epatica. I pazienti con aumentato rischio devono essere attentamente seguiti. Disfunzione mitocondriale: gli analoghi nucleosidici e nucleotidici sia in vivo che in vitro causano un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati riportati casi di disfunzione mitocondriale in neonati HIV-negativi esposti agli analoghi nucleosidici in utero e/o dopo la nascita. I principali eventi avversi riportati sono disturbi ematologici (anemia, neutropenia), disturbi metabolici (iperlattatemia e iperlipasemia). Sono stati riportati disturbi neurologici a comparsa ritardata (ipertonia, convulsioni, anomalie comportamentali). Ogni bambino esposto in utero ad analoghi nucleosidici e nucleotidici, anche i bambini HIV-negativi, deve essere sottoposto a follow-up clinico e di laboratorio e deve essere controllato a fondo per quanto riguarda una possibile disfunzione mitocondriale incaso di comparsa dei segni e sintomi relativi. Queste osservazioni no n hanno effetto sulle attuali linee guida nazionali di impiego della terapia antiretrovirale nelle donne in gravidanza per prevenire la trasmissione verticale dell'HIV. La terapia antiretrovirale combinata e' stata associata alla lipodistrofia in pazienti con infezione da HIV. E'stata ipotizzata una associazione tra lipomatosi viscerale e inibitor i della proteasi (PIs) e lipoatrofia e inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa (NRTI's). L'esame clinico deve includere la valutazione dei segni fisici di ridistribuzione del grasso. Occorre prendere in considerazione il dosaggio dei lipidi serici e della glicemia a digiuno. I disordini del metabolismo lipidico devono essere trattati in maniera clinicamente appropriata. Sindrome da riattivazione immunitaria: in pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento della istituzione della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a patogeni opportunistiasintomatici o residuali e causare condizioni cliniche serie, o il pe ggioramento dei sintomi. Esempi rilevanti di cio' sono le retiniti da citomegalovirus, le infezioni micobatteriche generalizzate e/o focali e la polmonite da Pneumocystis carinii. Qualsiasi sintomo infiammatorio deve essere valutato e deve essere instaurato un trattamento, se necessario. I pazienti con epatite cronica B o C e trattati con una terapia di combinazione antiretrovirale sono considerati ad aumentato rischio di eventi avversi epatici gravi e potenzialmente fatali. In caso diterapia antivirale concomitante per l'epatite B o C si faccia riferim ento alle relative informazioni di tali medicinali. Se il farmaco viene sospeso nei pazienti con infezione concomitante da virus dell'epatite B, si raccomanda un controllo periodico sia dei test di funzionalita' epatica sia dei marker di replicazione dell'HBV, dal momento che la sospensione della lamivudina puo' condurre ad una riacutizzazione dell'epatite. I pazienti con disfunzione epatica pre-esistente, comprendente l'epatite cronica attiva, presentano una aumentata frequenza di anomalie della funzionalita' epatica durante la terapia antiretrovirale di combinazione e devono essere monitorati secondo la prassi consueta. Qualora si evidenzi un peggioramento della malattia epatica in tali pazienti, si deve prendere in considerazione l'interruzione o la definitiva sospensione del trattamento. Osteonecrosi: sebbene l'eziologia siaconsiderata multifattoriale (compreso l'impiego di corticosteroidi, i l consumo di alcol, l'immunosoppressione grave, un piu' elevato indicedi massa corporea), sono stati riportati casi di osteonecrosi sopratt utto nei pazienti con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla terapia antiretrovirale di combinazione (CART). Raccomandare ai pazienti di rivolgersi al medico in caso di comparsa di fastidi, dolore e rigidita' alle articolazioni, o difficolta' nel movimento. Il farmaco non deve essere preso con qualsiasi altro medicinalecontenente lamivudina o medicinali contenenti emtricitabina.
Interazioni
La probabilita' di interazioni metaboliche e' bassa a causa del limitato metabolismo e del basso legame con le proteine plasmatiche e della clearance renale pressoche' completa. La somministrazione di trimetoprim/sulfametossazolo 160 mg/800 mg determina un aumento del 40 % nella esposizione alla lamivudina dovuto al componente trimetoprim; il componente sulfametossazolo non interagisce. Tuttavia, nessuna modifica posologica della lamivudina e' necessaria, a meno che il paziente non abbia insufficienza renale. La lamivudina non ha alcun effetto sulla farmacocinetica del trimetoprim o del sulfametossazolo. Quando e' giustificata tale somministrazione concomitante, il paziente deve essere monitorato clinicamente. Deve essere evitata la somministrazione di lamivudina in concomitanza con alte dosi di cotrimossazolo per il trattamentodella polmonite da Pneumocystis carinii (PCP) e della toxoplasmosi. D eve essere tenuta in considerazione la possibilita' di interazioni conaltri medicinali somministrati in concomitanza particolarmente quando la via di eliminazione principale e' la secrezione renale attiva, per mezzo del sistema di trasporto dei cationi organici, come ad esempio con trimetoprim. Altri medicinali (per es. ranitidina, cimetidina) sono eliminati solo in parte per mezzo di questo sistema e non hanno mostrato di interagire con la lamivudina. Gli analoghi dei nucleosidi (peres. didanosina), come la zidovudina, non sono eliminati tramite quest o sistema ed e' improbabile che interagiscano con la lamivudina. E' stato osservato un lieve aumento della Cmax (28 %) della zidovudina quando somministrata in associazione alla lamivudina, tuttavia l'esposizione complessiva (AUC) non risulta alterata in modo significativo. La zidovudina non ha effetti sulla farmacocinetica della lamivudina. Il metabolismo della lamivudina non coinvolge il CYP3A, rendendo improbabiliinterazioni con altri medicinali metabolizzati attraverso questo sist ema (per es. i PI).
Effetti indesiderati
Frequenza reazioni avverse: molto comune (>1/10), comune (>1/100, <1/10), non comune (>1/1000, <1/100), raro (>1/10.000, <1/1000), molto raro (<1/10.000). Patologie del sistema emolinfopoietico. Non comune: neutropenia ed anemia (entrambe talvolta gravi), trombocitopenia; molto raro: aplasia eritrocitaria pura. Patologie del sistema nervoso. Comune: cefalea, insonnia; molto raro: neuropatia periferica (o parestesie).Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: tosse, sin tomatologia nasale. Patologie gastrointestinali. Comune: nausea, vomito, dolori o crampi addominali, diarrea; raro: pancreatite, aumenti dell'amilasi sierica. Patologie epatobiliari. Non comune: aumenti transitori degli enzimi epatici (AST, ALT); raro: epatite. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: rash, alopecia. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Comune: artralgia,disturbi muscolari. Raro: rabdomiolisi. Patologie sistemiche e condiz ioni relative alla sede di somministrazione. Comune: affaticamento, malessere, febbre. Con l'uso di analoghi nucleosidici sono stati riferiti casi di acidosi lattica, talvolta fatali, di solito associati a grave epatomegalia e steatosi epatica. La terapia antiretrovirale di combinazione e' stata associata alla ridistribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) nei pazienti con infezione da HIV, inclusi la perdita digrasso sottocutaneo periferico e facciale, l'aumento del grasso addom inale e viscerale, l'ipertrofia mammaria e l'accumulo di grasso dorsocervicale (gobba di bufalo). La terapia antiretrovirale di combinazionee' stata associata ad anormalita' metaboliche come ipertrigliceridemi a, ipercolesterolemia, insulino resistenza, iperglicemia e iperlattatemia. In pazienti affetti da HIV con deficienza immunitaria grave al momento dell'inizio della terapia antiretrovirale di combinazione (CART), puo' insorgere una reazione infiammatoria a infezioni opportunistiche asintomatiche o residuali. Casi di osteonecrosi sono stati riportatisoprattutto in pazienti con fattori di rischio generalmente noti, con malattia da HIV in stadio avanzato e/o esposti per lungo tempo alla t erapia antiretrovirale di combinazione (CART).
Gravidanza e allattamento
Il medicinale puo' essere usato in gravidanza se clinicamente necessario. Per le pazienti con infezione concomitante da virus dell'epatite Bche vengono trattate con lamivudina e successivamente iniziano una gr avidanza, si deve considerare la possibilita' di una ricomparsa dell'epatite a seguito della sospensione della lamivudina. Disfunzione mitocondriale: gli analoghi nucleosidici e nucleotidici sia in vivo che in vitro hanno dimostrato di causare un grado variabile di danno mitocondriale. Sono stati riportati casi di disfunzione mitocondriale in neonati esposti agli analoghi nucleosidici in utero e/o dopo la nascita. Dopo somministrazione orale la lamivudina era escreta nel latte materno a concentrazioni simili a quelle ritrovate nel siero. Poiche' la lamivudina ed il virus passano nel latte materno si raccomanda che le madriin terapia con il farmaco non allattino al seno i loro bambini. Si ra ccomanda che le donne con infezione da HIV in nessun caso allattino alseno i loro bambini, al fine di evitare la trasmissione dell'HIV.