Edronax - 20cpr 4mg

Dettagli:
Nome:Edronax - 20cpr 4mg
Codice Ministeriale:033632011
Principio attivo:Reboxetina
Codice ATC:N06AX18
Fascia:A
Prezzo:9.53
Produttore:Pfizer Italia Srl
SSN:Concedibile esente
Ricetta:RR - ricetta ripetibile art.88 DL 219/06
Tipo prodotto:Farmaco etico
Forma:Compresse rivestite divisibili
Contenitore:Blister
Iva:10%
Temp. Conservazione:Non superiore a +25 gradi
Scadenza:36 mesi

Denominazione

EDRONAX 4 MG COMPRESSE

Formulazioni

Edronax - 20cpr 4mg
Edronax - 60cpr 4mg

Categoria farmacoterapeutica

Antidepressivi.

Principi attivi

Reboxetina.

Eccipienti

Cellulosa microcristallina; calcio fosfato dibasico diidrato; crospovidone; silice colloidale idrata; magnesio stearato.

Indicazioni

Trattamento acuto della depressione/depressione maggiore e per il mantenimento del miglioramento clinico nei pazienti che inizialmente hannorisposto positivamente al trattamento.

Controindicazioni / effetti secondari

Ipersensibilita' nota alla reboxetina o ad uno dei componenti del prodotto.

Posologia

Le compresse sono per uso orale. Adulti: 4 mg due volte al giorno (b.i.d.), ovvero 8 mg/die somministrati per via orale. Il trattamento puo'essere iniziato con la dose consigliata. Se dopo 3-4 settimane la ris posta clinica non e' completa, la dose somministrata puo' essere aumentata a 10 mg/die. La massima dose giornaliera non deve superare 12 mg.La minima dose efficace non e' stata ancora stabilita. Pazienti anzia ni: negli studi clinici condotti negli anziani, la reboxetina e' statasomministrata alla dose di 2 mg b.i.d. Tuttavia la sicurezza e l'effi cacia non sono state valutate in studi controllati verso placebo. Percio', come per tutti gli antidepressivi non valutati in studi controllati verso placebo, la reboxetina non puo' essere raccomandata. Uso nei bambini e negli adolescenti di eta' inferiore ai 18 anni: il medicinale non deve essere utilizzato per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di eta'. Pazienti con insufficienza renale o epatica: la dose iniziale nei pazienti con insufficienza renale o epatica deve essere di 2 mg b.i.d.. Tale dose puo' essere aumentata sulla base della tollerabilita' del paziente.

Conservazione

Non conservare a temperatura superiore ai 25 gradi C.

Avvertenze

Assunzione da parte di bambini e adolescenti di eta' inferiore ai 18 anni: il medicinale non deve essere utilizzato. Comportamenti suicidari(tentativi di suicidio e ideazione suicidaria) e ostilita' (essenzial mente aggressivita', comportamento di opposizione e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza negli studi clinici effettuati su bambini e adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. Qualora, in base ad esigenze mediche, dovesse essere presa la decisione di effettuare il trattamento, il paziente deve essere sorvegliato attentamente per quanto concerne la comparsa di sintomi suicidari. Per di piu', non sono disponibili i dati sulla sicurezzaa lungo termine per i bambini e gli adolescenti per quanto concerne l a crescita, la maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale. Negli studi clinici, la reboxetina non e' stata sperimentata in pazienti con disturbi convulsivi e, poiche' sono stati segnalati rari casi di convulsioni durante tali studi, deve essere somministrata sotto stretto controllo nei soggetti con anamnesi di disturbi convulsivi e si deve interrompere il trattamento in presenza di convulsioni. L'uso concomitante degli inibitori delle monoaminossidasi deve essere evitato in considerazione del rischio potenziale (effetto "tiramino-simile") dovuto al loro meccanismo di azione. L'uso concomitante della reboxetina con altri antidepressivi (triciclici, MAO- inibitori, SSRI e litio) none' stato valutato negli studi clinici. Come con tutti gli antidepress ivi, si sono manifestati durante gli studi clinici alcuni casi di spostamento da disturbo depressivo a fase maniacale/ipomaniacale. Si raccomanda pertanto un attento controllo dei pazienti bipolari. Suicidio/Ideazione suicidaria: la depressione e' associata ad aumentato rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (eventi correlati al suicidio). Tale rischio persiste fino a che si verifichi una remissionesignificativa. Poiche' possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane di trattamento o in quelle immediatamente successive, i pazienti devono essere attentamente controllati fino ad avvenuto miglioramento. E' esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio puo' aumentare nelle prime fasi del miglioramento. Pazienti con anamnesi positiva per comportamento o pensieri suicidari, o che manifestano un grado significativo di ideazione suicidaria prima dell'iniziodel trattamento, sono a rischio maggiore di ideazione suicidaria o di tentativi di suicidio, e devono essere attentamente controllati duran te il trattamento. Una metanalisi degli studi clinici condotti con farmaci antidepressivi in confronto con placebo nella terapia di disturbipsichiatrici, ha mostrato un aumento del rischio di comportamento sui cidario nella fascia di eta' inferiore a 25 anni dei pazienti trattaticon antidepressivi rispetto al placebo. La terapia farmacologia con a ntidepressivi deve essere sempre associata ad una stretta sorveglianzadei pazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, specialmente nelle fasi iniziali del trattamento e dopo cambiamenti di dose. I pazienti (o chi si prende cura di loro) devono essere avvertiti della necessita' di monitorare e di riportare immediatamente al proprio medico curante qualsiasi peggioramento del quadro clinico, l'insorgenza di comportamento o pensieri suicidari o di cambiamenti comportamentali. L'esperienza clinica con reboxetina in pazienti con gravi malattie sistemiche concomitanti e' limitata. Pazienti che presentano ritenzione urinaria, ipertrofia prostatica, glaucoma e anamnesi di affezioni cardiachedevono essere seguiti attentamente. A dosi superiori a quelle massime raccomandate, e' stata osservata ipotensione ortostatica con frequenz a piu' elevata rispetto a quella osservata alle dosi raccomandate. Si deve prestare particolare attenzione alla somministrazione concomitante di reboxetina con altri farmaci aventi nota azione ipotensiva. L'esperienza clinica con la reboxetina nel trattamento a lungo termine di pazienti anziani e' attualmente limitata. In questa popolazione, e' stata riscontrata una diminuzione dei livelli medi di potassio a partire dalla quattordicesima settimana; l'entita' di questa riduzione non supera 0,8 mmoli/l e i livelli di potassio non sono mai scesi al di sottodei limiti normali.

Interazioni

Studi in vitro sul metabolismo indicano che la reboxetina e' metabolizzata primariamente dall'isoenzima CYP3A4 del citocromo P450; la reboxetina non e' metabolizzata dal CYP2D6. Pertanto ci si deve aspettare che i potenti inibitori del CYP3A4 (ketoconazolo, nefazodone, eritromicina e fluvoxamina) aumentino le concentrazioni plasmatiche di reboxetina. In uno studio condotto su volontari sani, e' risultato che il ketoconazolo, un potente inibitore del CYP3A4 ha aumentato di circa il 50% le concentrazioni plasmatiche degli enantiomeri della reboxetina. A causa dello stretto margine terapeutico della reboxetina, l'inibizione dell'eliminazione e' una delle principali preoccupazioni. La reboxetinapertanto non deve essere somministrata in concomitanza a farmaci che notoriamente inibiscono il CYP3A4, come gli agenti antifungini azolici, gli antibiotici macrolidi, come l'eritromicina, o la fluvoxamina. Bassi livelli sierici di reboxetina sono stati riportati con la somministrazione concomitante di induttori del CYP3A4 come fenobarbital e carbamazepina. Esempi di altri induttori del CYP3A4 che possono ridurre i livelli sierici di reboxetina possono includere, oltre ad altri, fenitoina, rifampicina e erba di S. Giovanni. Studi in vitro hanno mostratoche la reboxetina non inibisce l'attivita' dei seguenti isoenzimi del P450: CYP1A2, CYP2C9, CYP2C19 e CYP2E1. Con i composti metabolizzati da questi enzimi non si dovrebbero verificare interazioni farmacocinetiche. A concentrazioni superiori rispetto a quelle impiegate in clinica, la reboxetina inibisce il CYP2D6 e il CYP3A4, tuttavia i risultati degli studi in vivo, suggeriscono che sono improbabili interazioni conaltri farmaci metabolizzati da questi enzimi. Non sono state evidenzi ate significative interazioni farmacocinetiche reciproche tra reboxetina e lorazepam. Durante la co-somministrazione in volontari sani, si e' osservato sonnolenza, da lieve a moderata, ed un aumento della frequenza cardiaca, di breve durata, in posizione ortostatica. La reboxetina nei volontari sani non sembra potenziare l'effetto dell'alcool sullefunzioni cognitive. L'uso concomitante dei MAO inibitori deve essere evitato a causa del potenziale rischio (effetto "tiramino-simile") dovuto al loro meccanismo di azione. L'uso concomitante con altri antidepressivi (triciclici, MAO inibitori, SSRI e litio) non e' stato valutato durante gli studi clinici. L'uso concomitante di derivati dell'ergotpuo' causare un aumento della pressione sanguigna. L'assunzione di ci bo ritarda l'assorbimento della reboxetina, tuttavia senza influenzarne significativamente l'entita'. Sebbene non siano disponibili dati dagli studi clinici, deve essere considerata la possibilita' di ipopotassiemia con l'assunzione contemporanea di diuretici che provocano perdita di potassio. In uno studio in vivo multidose effettuato su volontarisani, non e' stata osservata alcuna interazione clinicamente signific ativa tra fluoxetina e reboxetina. Nei pazienti, non e' da escludere un effetto e un profilo di sicurezza differente a seguito di associazione di reboxetina e fluoxetina.

Effetti indesiderati

Gli eventi avversi comuni, causa di interruzione del trattamento con reboxetina con una frequenza almeno doppia rispetto ai pazienti trattati con placebo comprendevano insonnia, vertigini, bocca secca, nausea, sudorazione, sensazione di svuotamento incompleto della vescica (solo nei maschi), difficolta' iniziale di minzione (solo nei maschi) e cefalea. Le informazioni seguenti provengono da studi controllati, a brevetermine. Eventi avversi molto comuni o comuni che si sono presentati con frequenza almeno due volte superiore con reboxetina rispetto al placebo: molto comune (>=1/10), comune (>=1/100, <1/10). Patologie del sistema nervoso. Molto comune: insonnia; comune: vertigini. Patologie cardiache. Comune: tachicardia, palpitazioni, vasodilatazione, ipotensione ortostatica. Patologie dell'occhio. Comune: anomalia dell'accomodazione. Patologie gastrointestinali. Molto comune: bocca secca, stipsi;comune: mancanza o perdita d'appetito. Patologie della cute e del tes suto sottocutaneo. Molto comune: sudorazione. Patologie renali e urinarie. Comune: difficolta' iniziale di minzione, sensazione di svuotamento incompleto della vescica, infezioni urinarie. Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella. Comune: disfunzione erettile, eiaculazione dolorosa, eiaculazione ritardata, dolore ai testicoli. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: brividi. Inoltre ci sono state segnalazioni spontanee di agitazione, ansia, irritabilita', aggressivita', allucinazioni, freddo alle estremita', nausea, vomito, dermatite allergica/rash, parestesia, ipertensione, fenomeno di Raynaud, iponatremia e dolore ai testicoli. Casi diideazione suicidaria e comportamenti suicidari sono stati riportati d urante la terapia con reboxetina o subito dopo l'interruzione del trattamento. Per valutare la tollerabilita' a lungo termine del farmaco, nell'ambito di uno studio controllato sono stati trattati 143 pazienti adulti con reboxetina e 140 con placebo. Sono stati segnalati eventi avversi nel 28% dei pazienti trattati con reboxetina e nel 23% di quelli trattati con placebo e nel 4% e nel 1% dei casi rispettivamente hanno provocato la sospensione del trattamento. Ciascun evento si e' presentato con una frequenza analoga con reboxetina e con placebo. Negli studi a lungo termine, non e' stato segnalato alcun evento diverso da quelli osservati nel trattamento a breve termine. Negli studi controllati a breve termine in pazienti depressi, non e' stata osservata alcuna differenza clinicamente significativa tra i due sessi nella frequenza di sintomi derivanti dal trattamento, con l'eccezione degli eventi di tipo urologico (come la sensazione di svuotamento incompleto della vescica, la difficolta' di minzione e la frequenza urinaria), che sono stati riportati in percentuale superiore nei pazienti maschi trattati con reboxetina (31,4% [143/456]) rispetto alle pazienti di sesso femminile (7% [59/847]). Contrariamente, la frequenza degli eventi di tipo urologico era simile tra i pazienti di sesso maschile (5% [15/302]) e femminile (8,4% [37/440]), trattati con placebo. Negli anziani la frequenza assoluta di eventi avversi come pure dei singoli eventi non e' maistata superiore a quella riportata sopra. Negli studi clinici di pre- marketing, segni e sintomi riportati "ex novo" dopo interruzione brusca del trattamento sono risultati non frequenti e comunque meno frequenti nei pazienti trattati con reboxetina (4%) rispetto a quelli trattati con placebo (6%). Nella fase successiva alla commercializzazione delprodotto, sono stati segnalati sintomi da sospensione del farmaco inc lusi cefalea, capogiri, nervosismo e nausea; la tipologia di tali eventi non e' comunque risultata uniforme al momento dell'interruzione deltrattamento con reboxetina. Negli studi a breve termine nella depress ione, la frequenza cardiaca, quando valutata mediante ECG, e' mediamente aumentata nei pazienti trattati con reboxetina di 6 - 12 battiti alminuto rispetto al gruppo placebo. In tutti gli studi controllati a b reve termine nella depressione, la variazione media della frequenza cardiaca (in battiti al minuto) per i pazienti trattati con reboxetina, e' risultata pari a 3,0, 6,4 e 2,9 battiti al minuto rispettivamente in piedi, in posizione seduta e supina, rispetto a 0, 0 e - 0,5 battitiper i pazienti trattati con placebo, nelle corrispondenti posizioni. In questi medesimi studi, lo 0,8% dei pazienti trattati con reboxetinaha sospeso l'assunzione del farmaco a causa della tachicardia, rispet to allo 0,1% dei pazienti trattati con placebo.

Gravidanza e allattamento

Non sono disponibili risultati di studi clinici sull'esposizione alla reboxetina durante la gravidanza. Tuttavia, i dati di sicurezza riguardanti la fase successiva alla commercializzazione del prodotto su un numero molto limitato di donne in gravidanza esposte alla reboxetina non indicano effetti indesiderati sulla gravidanza o sulla salute del feto o del nascituro. In generale, gli studi condotti sugli animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti su gravidanza, sviluppo embrionale/fetale o parto. Sono stati riportati alcuni casi di alterazione della crescita e dello sviluppo nella prole di ratto. La reboxetina deve essere usata in gravidanza solo se i potenziali benefici del trattamento materno sono superiori ai possibili rischi per il feto. La reboxetina e' escreta nel latte materno. I livelli di reboxetina raggiunti nel latte materno sono molto bassi, tuttavia non esistono informazioni sufficienti ad escludere un rischio per il lattante. Puo' essere considerato l'uso della reboxetina durante l'allattamento se i potenziali benefici sono superiori ai possibili rischi per il bambino.