Citarabina Hos - Iniet 5ml 100mg
Dettagli:
Nome:Citarabina Hos - Iniet 5ml 100mgCodice Ministeriale:034164071
Principio attivo:Citarabina
Codice ATC:L01BC01
Fascia:H
Prezzo:4.39
Produttore:Hospira Italia Srl
SSN:Medicinale ospedaliero dispensabile in farmacia a totale carico del cittadino
Ricetta:RNR - ricetta non ripetibile art.89 DL 219/06 (ex senza formalismi)
Tipo prodotto:Farmaco generico
Forma:Soluzione iniettabile
Contenitore:Flacone
Iva:10%
Temp. Conservazione:Inferiore a +25 gradi, al riparo dalla luce
Scadenza:36 mesi
Denominazione
CITARABINA HOSPIRA
Formulazioni
Citarabina Hos - Iniet 1f 100mg/
Citarabina Hos - Iniet 5f 100mg/
Citarabina Hos - Iniet 5ml 500mg
Citarabina Hos - Iniet 5f 500mg/
Citarabina Hos - Iniet 10ml1g/10
Citarabina Hos - Iniet 20ml2g/20
Citarabina Hos - Iniet 5ml 100mg
Citarabina Hos - Iniet 5f 100mg/
Citarabina Hos - Iniet 50ml 1g
Categoria farmacoterapeutica
Antimetaboliti.
Principi attivi
Citarabina.
Eccipienti
Sodio cloruro (solo nelle presentazioni contenenti 20 mg/1 mL di citarabina); NaOH e/o HCl per correggere il pH; acqua per preparazioni iniettabili q.b.
Indicazioni
La citarabina e' indicata per indurre la remissione nella leucemia acuta mieloide dell'adulto e del bambino. E' secondariamente indicata neltrattamento delle altre forme proliferative della serie bianca.
Controindicazioni / effetti secondari
Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. La terapia con citarabina non deve essere effettuata in pazienti con pre-esistente depressione midollare indotta da altri farmaci, a meno che tale terapia sia considerata la migliore alternativa terapeuticaper il paziente. Da non usarsi in gravidanza accertata o presunta.
Posologia
La citarabina non e' attiva per via orale. Lo schema ed il modo della somministrazione variano in funzione del programma terapeutico che verra' adottato. La citarabina puo' essere somministrata per iniezione endovenosa rapida o per infusione venosa lenta, per iniezione sottocutanea e per via intratecale (utilizzando solo la concentrazione da 20 mg/1 mL). La citarabina 100mg/mL soluzione iniettabile non va somministrata per via intratecale in quanto moderatamente ipertonica. Solo citarabina 100 mg/ml soluzione iniettabile: prima dell'uso, i flaconcini di citarabina concentrazione 100 mg/ml devono essere riscaldati a 55 gradi C per 30 minuti con una agitazione adeguata e devono essere lasciatiraffreddare a temperatura ambiente. La citarabina puo' essere diluita in acqua per preparazioni iniettabili sterile, in Glucosio o in soluz ione fisiologica. Le Infusioni approntate per l'uso in maniera asettica devono essere impiegate immediatamente, in alternativa, possono essere conservate 24 ore tra i 2 - 8 gradi C, lontano dalla luce. In alcuni pazienti si sono verificate tromboflebiti al sito dell'infusione venosa e raramente si e' verificato dolore e infiammazione al sito dell'iniezione sottocutanea. I pazienti possono tollerare dosi complessivamente superiori quando il farmaco viene somministrato mediante iniezioneendovenosa rapida rispetto all'infusione lenta. Infatti in tale caso si verifica una rapida inattivazione del farmaco con riduzione del tempo di esposizione sia delle cellule normali che neoplastiche. Le cellule normali e neoplastiche sembrano rispondere in modo approssimativamente parallelo a questi diversi modi di somministrazione e non e' statadimostrata alcuna chiara differenza sul piano clinico. Nella terapia di induzione nella leucemia acuta non linfocitica la dose usuale di citarabina in associazione ad altri farmaci antiblastici e' 100 mg/m^2/die in infusione endovenosa continua (giorni 1-7) oppure 100 mg/m^2 e.v. ogni 24 ore (giorni 1-7). Per l'impiego nella leucemia acuta linfocitica si deve consultare la letteratura per le raccomandazioni correnti.
Conservazione
Conservare al di sotto di 25 gradi C al riparo dalla luce. Il prodottonon contiene conservanti. Dopo l'uso va gettato anche se utilizzato s olo parzialmente.
Avvertenze
La citarabina deve essere usata solo da clinici esperti in chemioterapia antineoplastica. Per la terapia di induzione i pazienti devono essere ospedalizzati in reparti attrezzati di apparecchiature e laboratoritali da garantire un controllo sufficiente della tollerabilita' al fa rmaco e proteggere o mantenere in vita un paziente compromesso dalla tossicita' del farmaco. Il principale effetto secondario della citarabina e' la mieloinibizione con conseguente leucopenia, trombocitopenia ed anemia. Manifestazioni secondarie di minore entita' sono rappresentate da nausea, vomito, diarrea, dolori addominali ed ulcerazioni del cavo orale; sono possibili alterazioni della funzionalita' epatica. Occorre valutare attentamente il possibile beneficio che dalla terapia potra' trarre il paziente in contrapposizione alle manifestazioni secondarie che il farmaco puo' indurre. Somministrare la citarabina con attenzione e a dosi ridotte nei pazienti con alterata funzionalita' epaticain quanto il farmaco viene metabolizzato prevalentemente nel fegato. La citarabina ha una potente attivita' mieloinibitrice. La terapia deve essere iniziata con cautela nei pazienti con preesistente depressione midollare indotta da farmaci. I pazienti trattati con la citarabina devono essere tenuti sotto stretta sorveglianza medica e, durante la terapia, deve essere effettuato giornalmente il conteggio dei globuli bianchi e delle piastrine. Esami del midollo osseo devono essere effettuati frequentemente dopo la scomparsa delle forme blastiche dal sangueperiferico. E' da tenere presente l'eventualita' di complicazioni che richiedono emotrasfusioni (per emorragie dovute a trombocitopenia) o terapie antinfettive (per gravi infezioni conseguenti a granulocitopenia e anergia). La terapia con citarabina deve essere modificata o sospesa quando le piastrine scendono al di sotto di 50.000/mm^3 o quando igranulociti scendono al di sotto di 1.000/mm^3. Il conteggio degli el ementi formati nel sangue periferico puo' continuare a scendere dopo la sospensione del farmaco e raggiungere il nadir dopo intervalli di 12-24 giorni dal termine della somministrazione. Il trattamento puo' essere ripreso quando si manifestano segni precisi di recupero dell'attivita' midollare con aumento delle piastrine o dei granulociti. Attendere che i valori ematologici si normalizzino prima di riprendere il trattamento puo' comportare la perdita di controllo della malattia. Precauzioni diverse possono essere adottate in caso di gravi segni di tossicita' in altri apparati o per la rapida caduta degli elementi formati nel sangue periferico. I pazienti in trattamento con citarabina devono essere sottoposti a controlli periodici della attivita' del midollo osseo o della funzionalita' epatica e renale. Come tutti i farmaci citotossici, la citarabina puo' indurre uno stato di iperuricemia secondario alla rapida lisi delle cellule neoformate. E' opportuno controllare pertanto i livelli della uricemia ed instaurare le misure terapeuticheadatte qualora si renda necessario. La somministrazione di dosi per v ia endovenosa rapida e' accompagnata frequentemente da nausea e talvolta da vomito che si puo' protrarre anche per alcune ore. Questo problema e' generalmente minore qualora si utilizzi la somministrazione per infusione lenta. La citarabina ha mostrato attivita' mutagena e cancerogena negli animali. Non sono disponibili dati nell'uomo o nell'animale relativi alla escrezione di citarabina nel latte. E' buona norma pertanto interrompere l'allattamento o sospendere la terapia con citarabina, tenendo in considerazione l'importanza del farmaco per la madre.
Interazioni
Diminuzioni reversibili delle concentrazioni plasmatiche allo steady-state della digossina e dell'escrezione del glicoside renale sono stateosservate in pazienti riceventi beta-acetildigossina con regimi chemi oterapici contenenti ciclofosfamide, vincristina e prednisone con o senza citarabina o procarbazina. Le concentrazioni plasmatiche allo steady-state della digitossina non apparivano cambiate. Pertanto puo' essere indicato il monitoraggio dei livelli plasmatici di digossina nei pazienti in trattamento con tale regime di chemioterapia. L'impiego della digitossina in tali pazienti puo' essere considerato come un'alternativa. La citarabina ha mostrato un antagonismo in vitro con la gentamicina nella suscettibilita' dei ceppi di K. pneumoniae. Pertanto nei pazienti in trattamento con citarabina che presentano un'infezione da K.pneumoniae trattata con gentamicina, l'assenza di una pronta risposta terapeutica puo' indicare la necessita' di una rivalutazione della te rapia antibatterica. E' possibile un'inibizione dell'efficacia della fluorocitosina durante la terapia con citarabina per potenziale inibizione competitiva del suo uptake.
Effetti indesiderati
>>Reazioni avverse previste. Essendo la citarabina un agente citotossico con attivita' di mieloinibizione, le reazioni avverse previste sonoquelle comuni ai farmaci di questa classe, quali: anemia, leucopenia, trombocitopenia, megaloblastosi, reticolocitopenia, alterazioni quali tative della popolazione cellulare del midollo osseo. La gravita' di queste reazioni e' dipendente dallo schema posologico e dall'entita' della dose. Complicanze infettive: infezioni virali, batteriche, micotiche, parassitiche o saprofitiche a qualsiasi localizzazione corporea, possono essere associate all'impiego di citarabina da sola o in combinazione ad altri agenti immunosoppressivi. Queste infezioni possono essere lievi, ma anche gravi e a volte con esito infausto. Sindrome da citarabina: e' stata descritta una sindrome da citarabina, caratterizzatada febbre, mialgia, dolore osseo, occasionalmente dolore toracico, ra sh maculopapulare, congiuntivite e malessere. Usualmente si manifesta dopo 6-12 ore dalla somministrazione. La somministrazione di corticosteroidi e' risultata efficace nel trattamento/prevenzione di questa sindrome. Se i sintomi della sindrome sono ritenuti trattabili, dovrebbe essere previsto sia l'impiego di corticosteroidi che la continuazione della terapia con citarabina. Effetti collaterali associati a trattamento intratecale: il trattamento intratecale con citarabina raramente causa tossicita' sistemica. Gli effetti collaterali piu' frequenti sononausea, vomito, febbre e mal di testa transitorio; questi effetti son o solitamente modesti e auto-limitanti. Raramente sono stati riportatimeningismo, parestesia, paraplegia e convulsioni. La neurotossicita' dopo iniezione intratecale di citarabina e' stata attribuita ai conservanti, quindi le preparazioni contenenti conservanti non vanno utilizzate. Reazioni avverse piu' frequenti: anoressia, nausea, vomito, diarrea, ulcerazioni orali e anali, disfunzione epatiche, febbre, rash, tromboflebiti. La nausea e il vomito sono piu' frequenti dopo iniezione endovenosa rapida. Reazioni avverse meno frequenti: sepsi, cellulite alsito di iniezione, ulcerazioni cutanee e delle mucose, ritenzione uri naria, disfunzioni renali, neuriti, neurotossicita', mal di gola, esofagiti, dolore toracico, cefalea, orticaria, polmonite, dolore addominale, pigmentazioni, ittero, congiuntivite (puo' essere associata a rash), vertigini, alopecia, anafilassi, edema allergico, prurito, respiro corto. E' stato segnalato un caso di anafilassi, risultato in arresto cardiopolmonare acuto. Dosi sperimentali: la Citarabina somministrata secondo schemi posologici sperimentali elevati (2-3 g/m^2) ha provocato tossicita' grave a volte fatale a carico del S.N.C., dell'apparato gastrointestinale e dei polmoni (diversi da quella riscontrata con i regimi terapeutici convenzionali). Queste reazioni comprendono tossicita' corneale reversibile, congiuntivite emorragica; disfunzioni cerebrali e cerebellari, usualmente reversibili, con cambio della personalita', sonnolenza e coma; gravi ulcerazioni gastrointestinali, compresa la pneumatosi cistoide intestinale esitante in peritonite; sepsi e ascessi epatici; danni epatici con aumento della bilirubinemia; necrosi intestinale e colite necrotizzante; edema polmonare. Raramente, grave rashcutaneo che ha indotto desquamazione. Alopecia totale. Casi di cardio miopatia, con conseguenze fatali, si sono verificati dopo terapia con dosi sperimentali elevate di citarabina in associazione a ciclofosfamide per la preparazione al trapianto midollare: questa reazione puo' essere dipendente dallo schema terapeutico. Dopo terapia sperimentale con dosi elevate di citarabina per il trattamento delle recidive della leucemia e' stata segnalata in 16/72 pazienti una sindrome da improvvisa insufficienza respiratoria, che e' progredita rapidamente ad edema polmonare e cardiomegalia radiograficamente evidente. L'esito di questasindrome puo' essere fatale. Due pazienti con leucemia acuta non linf ocitica dell'adulto hanno sviluppato neuropatia periferica del motorioe del sensorio dopo consolidamento con dosi elevate di citarabina, da unorubicina e asparaginasi. I pazienti trattati con Citarabina a dosi elevate devono essere osservati per la possibile insorgenza di neuropatie dal momento che possono essere necessarie variazioni dello schema posologico per evitare alterazioni neurologiche irreversibili. Dieci pazienti trattati con dosi sperimentali intermedie di citarabina (1 g/m^2) da sola o in associazione ad altri agenti chemioterapici (meta-AMSA, daunorubicina, etoposide) hanno sviluppato polmonite interstiziale diffusa senza una chiara correlazione di causalita' con la citarabina.Sono stati segnalati due casi di pancreatite possibilmente correlati alla citarabina, dopo somministrazione di Citarabina a dosi elevate inassociazione a numerosi altri farmaci.
Gravidanza e allattamento
La citarabina ha azione teratogena in alcune specie animali. Per il rischio di potenziali anomalie, causate dalla terapia citotossica, particolarmente durante il primo trimestre di gestazione, le pazienti gia' gravide o che lo diventino durante il trattamento con citarabina, devono essere informate sui potenziali rischi per il feto e consigliate sull'opportunita' di continuare o meno la gravidanza. Tale rischio, pur essendo presente, e' considerevolmente ridotto se la terapia viene iniziata durante il secondo o il terzo trimestre di gravidanza. Benche' neonati normali siano stati partoriti da pazienti trattate durante l'intero periodo della gravidanza, e' consigliabile che questi bambini vengano tenuti sotto osservazione medica. Non sono disponibili dati nell'uomo o nell'animale relativi alla escrezione di citarabina nel latte. E' buona norma pertanto interrompere l'allattamento o sospendere la terapia con citarabina, tenendo in considerazione l'importanza del farmaco per la madre. Sono riportati 32 casi di trattamento in gravidanza con citarabina da sola o in associazione con altri farmaci citotossici.In 18 casi non si sono osservate anormalita' alla nascita. Sono ripor tati due casi di malformazioni, uno caratterizzato da anomalia alle estremita' e all'apparato uditivo e l'altro da anomalia alle estremita' superiori e inferiori. In entrambi i casi il trattamento fu effettuatodurante il primo trimestre di gravidanza. In sette casi si ebbero pro blemi nel periodo neonatale, quali: pancitopenia; riduzione transitoria dei globuli rossi, dell'ematocrito e delle piastrine; alterazioni elettrolitiche; eosinofilia transitoria, e in un caso elevati livelli diIgM e iperpiressia probabilmente in seguito a sepsi. Sei dei sette ne onati erano prematuri. Il neonato con pancitopenia mori' dopo 21 giorni per sepsi. In cinque casi si procedette all'interruzione terapeuticadella gravidanza. Un feto mostro' splenomegalia e un altro trisomia d i un cromosoma del gruppo C nel tessuto corionico.