(ANSA) - MODENA, 07 APR - Uno studio è stato condotto dai
ricercatori dei Dipartimenti di Scienze biomediche, metaboliche
e neuroscienze e di Ingegneria Enzo Ferrari dell'Università
degli Studi di Modena e Reggio Emilia, che hanno pubblicato la
prima analisi dose-risposta condotta sull'associazione tra
fattori climatico-meteorologici e evoluzione del Covid-19 nella
prima ondata e seconda ondata del 2020 sull'intero territorio
italiano, tenendo conto dei fattori confondenti quali mobilità e
caratteristiche demografiche dei diversi contesti provinciali.
Lo studio appena pubblicato su 'Environmental Research' - si
spiega - rappresenta un esempio di stretta integrazione di dati
meteorologici e epidemiologici, tesi a verificare se le
modificazioni climatiche sono realmente in grado di influenzare,
favorendo o antagonizzando, la diffusione di una infezione
respiratoria quale quella dovuta al Sars-CoV-2 nonché
l'effettiva gravità della patologia da esso indotta, il
Covid-19.
Gli autori hanno preso in esame l'andamento orario di
temperature, umidità e radiazione ultravioletta nell'intero
territorio nazionale nel 2020, comparandolo all'andamento delle
infezioni, dei ricoveri e dei decessi per Covid-19 in ciascun
giorno e provincia del territorio nazionale. La ricerca ha
evidenziato come l'umidità esterna non abbia avuto nessuna
sostanziale influenza su diffusione e severità clinica del
Covid-19 nel nostro Paese, mentre una radiazione UV eccedente i
40 kJ/m2 abbia evidenziato un'associazione inversa
('inibitoria') col Covid-19, specie nel corso della seconda
ondata. I risultati più interessanti, tuttavia, sono emersi per
quanto riguarda la temperatura all'aperto, la quale ha
evidenziato una suggestiva capacità di ridurre la diffusione e
la severità dell'epidemia sopra i 10 gradi C, e allo stesso
tempo un'indicazione di analoga capacità inibitoria per
temperature sensibilmente inferiori. (ANSA).
Covid: studio, possibili relazioni con fattori meteorologici
Ricercatori Unimore, esiste una 'finestra climatica' ottimale
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