(ANSA) - NEW ORLEANS, 12 DIC - Passi avanti contro le
malattie rare del sangue, come l'anemia aplastica, e contro
complicanze rare come il mancato attecchimento del trapianto di
cellule staminali per alcuni tipi di tumori ematologici. Nuovi
risultati sono stati infatti presentati al Congresso della
Società americana di ematologia (Ash) e vedono la partecipazione
di Atenei italiani come la Cattolica e l'Università di Milano.
Un primo studio, spiega all'ANSA Simona Sica, professore di
ematologia all'Uuniversità Cattolica e direttore dell'Unità
operativa complessa di ematologia e trapianto del Policlinico
Gemelli di Roma, "riguarda l'aplasia midollare non severa, o
anemia aplastica. Si tratta di una patologia del midollo osseo
con base autoimmune caratterizzata dalla incapacità del midollo
a produrre un numero sufficiente di cellule del sangue. E' una
malattia rara e la casistica riportata in questo studio è quella
più grande mai riportata con 238 pazienti in vari Paesi". Lo
studio multicentrico internazionale è coordinato dall'Università
di Milano e vede la partecipazione del Policlinico Gemelli:
"Abbiamo dimostrato - chiarisce Sica - che utilizzando la
molecola ciclosforina A, che è un farmaco immunosoppressore,
associata ad un altro farmaco, eltrombopag, si arriva ad un
miglioramento clinico importante con una riduzione del numero di
trasfusioni di sangue necessarie a questi pazienti ed il
ripristino della funzione midollare con impatto positivo sulla
sopravvivenza". Un avanzamento importante è stato presentato
anche rispetto alle complicanze rare da trapianto: "Un altro
studio multicentrico internazionale promosso dalla Società
europea per i trapianti, di cui il Gemelli fa parte - spiega
ancora l'ematologa - ha evidenziato che il mancato attecchimento
di un primo trapianto in pazienti con leucemia acuta in
remissione può essere superato positivamente. Sono stati
raccolti 243 pazienti che avevano in comune il fatto che non vi
era stato un attecchimento delle cellule dopo il primo trapianto
di staminali. Lo studio dimostra che è possibile recuperare
circa un terzo di questi pazienti con un secondo trapianto
salvavita, che si dimostra dunque possibile". Il dato
"importante dimostrato - conclude Sica - è che questi pazienti
si possono ritrapiantare, con lo stesso o con un donatore
diverso, avendo così un'altra chance di recupero". (ANSA).
Passi avanti contro le malattie rare del sangue
Ematologi, ok a trapianto staminali anche se un primo fallisce
Leggi su www.ansa.it