Salute: Legname (Sissa), 35mln con demenza, presto raddoppio

Salute: Legname (Sissa), 35mln con demenza, presto raddoppio

Scienziato a Trieste Next. Peso sociale enorme, urgono cure


(ANSA) - TRIESTE, 24 SET - "Si stima che nel mondo più di 35 milioni di persone siano affette da demenze in varie forme, e questo è un numero proiettato a raddoppiare nel giro di pochi anni. Ci sarà una crescita esponenziale di questo tipo di malattie che al momento non ha una cura ed ha un peso sociale notevole, sia in termini morali, sia in termini di spese sanitarie", questo è il motivo per cui trovare una cura per la malattia (esistono solo trattamenti sintomatici) sarà una delle sfide più importanti dei prossimi anni, a dire di Giuseppe Legname, professore ordinario di biochimica della Sissa, considerato l'invecchiamento globale della popolazione.
    Legname ha presieduto una tavola rotonda su "Invecchiamento e neurodegenerazione: limiti e prospettive" a Trieste Next, dialogando con quattro neurologi che lavorano su vari progetti nell'ambito, che spaziano da ricerche per consentire diagnosi precoci della malattia a ricerche sui centenari di Trieste, per capirne i fattori protettivi.
    "Negli ultimi anni sono stati spesi centinaia di miliardi di dollari alla ricerca di cure, e sono tutte fallite miseramente.
    Purtroppo si pensa che l'Alzheimer sia una malattia unica.
    Questo è errato perché in realtà si tratta di un continuo di malattie, ciascuna delle quale coinvolge una proteina specifica.
    Gli studi clinici però finora hanno coinvolto pazienti con sintomi simili, senza dividerli per tipologia. Chiaramente un farmaco che magari ha un effetto su un solo tipo di patologia in questo tipo di studi sembra non avere effetto", spiega Legname.
    La soluzione per avvicinarsi a una cura dunque è "innanzitutto categorizzare opportunamente i vari tipi di malattia per trovare farmaci che agiscano sulla sintesi della giusta proteina, poi ciò che dobbiamo fare è capire come funziona il cervello. Questo avrà una portata enorme, ne sappiamo veramente poco. Capire qual è il meccanismo normale, avere una conoscenza integrata dei meccanismi biologici, ci aiuterà enormemente a capire che cosa non funziona. In ciò l'intelligenza artificiale ci aiuterà moltissimo, è una nuova affascinante frontiera", conclude. (ANSA).
   

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