Passi avanti nel trattamento del
carcinoma mammario avanzato Er-positivo, che rappresenta circa
il 70% dei casi di carcinoma mammario: i risultati dello studio
di fase 3 'evEra Breast Cancer', presentati al Congresso
dell'European Society for Medical Oncology (Esmo) in corso a
Berlino, hanno dimostrato che la molecola giredestrant in
combinazione con everolimus riduce significativamente il rischio
di progressione di malattia o morte (sopravvivenza libera da
progressione) del 44% nelle popolazioni intention-to-treat (Itt)
e del 62% nelle pazienti con mutazione Esr1, rispetto alla
terapia endocrina standard più everolimus. Lo studio valuta la
combinazione di giredestrant nelle pazienti con carcinoma
mammario localmente avanzato o metastatico positivo al recettore
degli estrogeni, negativo al recettore del fattore di crescita
epidermico umano di tipo 2, precedentemente trattate con un
inibitore delle chinasi ciclina-dipendenti 4 e 6 e terapia
endocrina.
Si tratta del primo studio di fase 3 testa a testa che
indaga un regime contenente un degradatore selettivo del
recettore degli estrogeni rispetto a una combinazione standard
di cura che ha mostrato un risultato positivo. I dati saranno
condivisi con le autorità regolatorie, con l'obiettivo di
rendere disponibile alle pazienti il prima possibile questa
nuova opzione terapeutica. In questo tipo di carcinoma, la
resistenza alle terapie endocrine, in particolare nel setting
post-inibitore di Cdk4/6, aumenta il rischio di progressione di
malattia ed è associata a scarsi risultati clinici.
Le terapie di combinazione orali, come giredestrant più
everolimus, agendo su due diverse vie di segnalazione,
potrebbero migliorare i risultati di efficacia e, al contempo,
ridurre l'impatto del trattamento sulla qualità di vita delle
pazienti. "Il beneficio clinicamente significativo osservato con
la combinazione orale di giredestrant più everolimus è un
risultato molto incoraggiante e testimonia il suo potenziale
impatto nel migliorare gli esiti in un profilo di pazienti che
hanno un forte bisogno di nuove opzioni terapeutiche", spiega
Erica L. Mayer, oncologa medica presso il Dana-Farber Cancer
Institute di Boston.
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