Il farmaco anti-obesità semaglutide al dosaggio di 2,4 milligrammi porta a una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari maggiori del 57% rispetto al farmaco tirzepatide in persone con sovrappeso o obesità e malattia cardiovascolare conclamata. Inoltre, sono stati dimostrati effetti positivi anche sul cosiddetto 'food noise', ossia il costante pensiero del cibo. A confermare i benefici cardioprotettivi del farmaco, lo studio 'Steer', i cui risultati sono stati presentati nell'ambito dei congressi europei della European Society of Cardiology (Esc) di Madrid e della European Association for the Study of Diabetes (Easd) di Vienna.
Oltre alla perdita di peso, il trattamento con semaglutide 2,4 mg è è stato associato a una riduzione del rischio di infarto, ictus e morte per qualsiasi causa del 57% rispetto a tirzepatide, nelle persone che non hanno interrotto il trattamento per oltre 30 giorni. Sono stati registrati 15 (0,1%) di questi eventi cardiovascolari con semaglutide 2,4 mg e 39 eventi (0,4%) con tirzepatide. La durata media del follow-up è stata di 3,8 mesi per il gruppo semaglutide 2,4 mg e di 4,3 mesi per il gruppo tirzepatide.
"La rilevanza di questi dati è confermata dall'inserimento di semaglutide nelle linee guida Esc 2024 come terapia raccomandata nei pazienti con sindrome coronarica cronica e sovrappeso o obesità - spiega Giuseppe Musumeci, direttore della Struttura Complessa di Cardiologia dell'AO Mauriziano di Torino -. L'eccesso di peso è presente in circa il 40% dei pazienti cardiopatici e aumenta il rischio di nuovi eventi; ogni 2 anni in più vissuti in sovrappeso o obesità, il rischio cresce del 7%. Per questo è fondamentale un intervento tempestivo per ridurre il rischio di morte, infarto o ictus nelle persone con eccesso di peso".
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