Quasi 4% omicidi sono parenticidi
Psichiatra, rabbia immensa,ha usato ascia come se fosse joystick
Uccidere entrambi i genitori, ovvero il 'parenticidio', secondo
l'unica statistica fatta finora rappresenta una percentuale di
più o meno il 4% degli omicidi negli ultimi 20 anni, anche se
questo dato potrebbe ricomprendere anche alcuni casi nei quali a
essere ucciso è stato solo la mamma o il papà.
A commetterli sono per lo più gli uomini, in 5 casi su 6, e
la fascia di età va dai 22 ai 35 anni. Un'età leggermente più
alta del sedicenne fermato per l'omicidio della mamma e del
padre in provincia di Ferrara, insieme a un amico.
Alla base del parenticidio, spiega all'ANSA Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria, c'è "un attaccamento che può diventare patologico o addirittura un'assenza di attaccamento che fa si' che si costruisca un disturbo antisociale: vi è un attaccamento aggressivo (rabbia, esplosioni) oppure il ragazzo si sente talmente lontano dalla famiglia che non sviluppa un senso di affiliazione e cerca 'rifugio' in persone esterne". Secondo l'esperto in questo caso anche la particolare efferatezza fa pensare che il movente possa essere una "rabbia immensa". L'obiettivo è il liberarsi del controllo familiare percepito come una limitazione della propria libertà, la fantasia di ottenere un' "emancipazione, uno svincolo precoce e anticipato". "Per poter passare dalla fantasia alla realtà, però, la persona deve alienarsi da se', portare la propria azione al di fuori del senso di responsabilità, considerarla come 'un'azione virtuale': in questo più che un'ascia l'immagine è che avesse in mano un joystick", spiega Mencacci, secondo cui ciò che caratterizza un caso come questo è "il senso di irresponsabilità".
"C'è una scarsissima tolleranza alle frustrazioni, cogliamo l'atto finale di un iter molto lungo - prosegue Mencacci - quello che porta a costruire, pianificare un atto criminoso e delinquenziale di questa portata, cercando anche un complice.
Per l'accanimento, la durata, è difficile pensarlo come un atto impulsivo, ma è piuttosto premeditato". Per arrivare a realizzare la gravità di quanto accaduto "ci vorrà molto tempo" aggiunge l'esperto. "Bisognerà poi inoltre capire qual è stata la spinta - conclude Mencacci -, in altre situazioni vi erano limiti, proibizioni, questioni di eredità, c'era un fine, qui dobbiamo capire qual è il fine. Se non quello della vendetta, di fargliela pagare".
Alla base del parenticidio, spiega all'ANSA Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria, c'è "un attaccamento che può diventare patologico o addirittura un'assenza di attaccamento che fa si' che si costruisca un disturbo antisociale: vi è un attaccamento aggressivo (rabbia, esplosioni) oppure il ragazzo si sente talmente lontano dalla famiglia che non sviluppa un senso di affiliazione e cerca 'rifugio' in persone esterne". Secondo l'esperto in questo caso anche la particolare efferatezza fa pensare che il movente possa essere una "rabbia immensa". L'obiettivo è il liberarsi del controllo familiare percepito come una limitazione della propria libertà, la fantasia di ottenere un' "emancipazione, uno svincolo precoce e anticipato". "Per poter passare dalla fantasia alla realtà, però, la persona deve alienarsi da se', portare la propria azione al di fuori del senso di responsabilità, considerarla come 'un'azione virtuale': in questo più che un'ascia l'immagine è che avesse in mano un joystick", spiega Mencacci, secondo cui ciò che caratterizza un caso come questo è "il senso di irresponsabilità".
"C'è una scarsissima tolleranza alle frustrazioni, cogliamo l'atto finale di un iter molto lungo - prosegue Mencacci - quello che porta a costruire, pianificare un atto criminoso e delinquenziale di questa portata, cercando anche un complice.
Per l'accanimento, la durata, è difficile pensarlo come un atto impulsivo, ma è piuttosto premeditato". Per arrivare a realizzare la gravità di quanto accaduto "ci vorrà molto tempo" aggiunge l'esperto. "Bisognerà poi inoltre capire qual è stata la spinta - conclude Mencacci -, in altre situazioni vi erano limiti, proibizioni, questioni di eredità, c'era un fine, qui dobbiamo capire qual è il fine. Se non quello della vendetta, di fargliela pagare".
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