Aviaria, sviluppato il primo vaccino a mRNA per il bestiame

Ancora sperimentale ma è una speranza contro il rischio pandemia


Mentre l'influenza aviaria si diffonde tra pollame e bovini negli Stati Uniti, un gruppo di scienziati ha compiuto un passo promettente per contenere i focolai prima che possano evolvere in una pandemia umana. I ricercatori hanno sviluppato il primo vaccino a mRna contro l'influenza aviaria destinato ai bovini. I risultati preliminari dello studio, pubblicati sulla piattaforma bioRxiv (in attesa di revisione paritaria), mostrano che il vaccino sperimentale induce una forte risposta immunitaria nei vitelli e protezione contro l'infezione.

Le preoccupazioni sulla minaccia pandemica da influenza aviaria, ricorda Nature online nel riportare lo studio, sono aumentate dalla prima segnalazione del virus H5N1 nei bovini da latte a marzo 2024. Da allora, oltre 1.000 allevamenti in 17 stati americani sono stati colpiti e sono stati inoltre registrati 64 casi umani e un decesso.

Per sviluppare il vaccino, il team di Hensley ha sfruttato oltre dieci anni di ricerca su vaccini mRNA contro l'influenza stagionale. I ricercatori hanno modificato un vaccino esistente sostituendo il gene dell'emoagglutinina virale con quello del nuovo ceppo H5N1 rilevato negli allevamenti. Lo scorso anno, lo stesso vaccino aveva già dimostrato efficacia nei furetti, modello animale utilizzato per testare vaccini influenzali.

Nella nuova sperimentazione, 10 vitelli sono stati vaccinati e, dopo 49 giorni, alimentati con latte proveniente da mucche infette da H5N1. Gli animali vaccinati hanno mostrato livelli di Rna virale significativamente più bassi rispetto a quelli non vaccinati, suggerendo un'efficace protezione contro l'infezione.

Secondo Scott Hensley, virologo dell'Università della Pennsylvania e co-autore dello studio, questo è un passo cruciale nella realizzazione di vaccini antinfluenzali per il bestiame, che contribuiranno a ridurre il rischio di trasmissione del virus dagli animali all'uomo. Nonostante i dati incompleti, Richard Webby, direttore del centro Oms per lo studio dell'ecologia dell'influenza negli animali, definisce i risultati "un ottimo punto di partenza".
   

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