Tumore seno, ricostruzione senza protesi cenerentola in Italia

Esperto, solo in 1 caso su 10 con i tessuti della paziente


Ricostruzione del seno senza protesi sfruttando i tessuti della paziente stessa, l'Italia resta indietro rispetto agli altri Paesi, infatti dopo un tumore del seno se ne avvale appena una donna su 10, anche se la tecnica offre numerosi vantaggi rispetto alla protesi; sono ancora pochissimi i centri senologici italiani che la propongono a una donna trattata per tumore alla mammella, soprattutto perché in gran parte dei centri e delle Breast Unit manca una figura specializzata in questo tipo di ricostruzione più naturale, spiega all'ANSA Benedetto Longo, Associato della Cattedra e Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica e del Master in Chirurgia Morfodinamica del Naso e Ringiovanimento Facciale dell'Università di Roma 'Tor Vergata'.
    "Nel mese dedicato alla sensibilizzazione sul tumore alla mammella - sottolinea l'esperto - è importante informare le donne di questa possibilità che spessissimo non viene proprio proposta in sede di ricostruzione e che porta circa l'80% delle donne a 'optare' per la protesi".
    La ricostruzione con i propri tessuti, spiega l'esperto, si può fare essenzialmente in due modi: o con il trapianto di tessuto adiposo (lipofilling) o prelevando dei tessuti, in genere dall'addome, e trapiantandoli nella sede dove è stato rimosso il tumore, con tecniche microchirurgiche. Questo tipo di ricostruzione è indicato soprattutto in donne dopo radioterapia e mastectomie molto radicali. "I vantaggi più evidenti sono che i tessuti autologhi danno alla paziente una ricostruzione definitiva con un aspetto molto naturale - spiega; i tessuti autologhi mimano bene la ghiandola mammaria e se la paziente ingrassa o dimagrisce il seno segue le escursioni del peso come una mammella normale, un vantaggio tanto più evidente nel caso di ricostruzione monolaterale poiché si riduce tanto la differenza con l'altro seno.
    Queste tecniche, che consentono una ricostruzione definitiva, conclude l'esperto, sono praticate in almeno il doppio delle pazienti negli altri paesi, è importante che anche in Italia si estenda a più donne questa possibilità, valutando caso per caso con scelte personalizzate.
   

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