Ipossia in alta quota,una spedizione per studiarla a 5.050 metri

Al via progetto dal Nepal. Il 27 collegamento con G7 a Pescara


Un gruppo di ricercatori italiani e internazionali ai piedi dell'Everest, nel laboratorio Piramide Ev-K2-CNR, a 5.050 metri di altitudine, per studiare l'adattamento umano all'ipossia. E' il progetto scientifico "Pyramid 24 Exploration and Physiology: Multisystem; Multiorgan Responses to Hypoxia in Human Adaptation of Different Geo-Origin". La spedizione, guidata da Vittore Verratti, docente dell'Università "G. d'Annunzio" di Chieti-Pescara, prende il via oggi. Previsto, per il 27 ottobre, un collegamento con Pescara dal villaggio di Namche, situato a 3.500 metri di altitudine, nell'ambito delle iniziative collaterali al G7.
    Approvata dal National Academy of Science and Technology (Nast) del Nepal e dall'Associazione Ev-K2-CNR, la spedizione, che parte dal Nepal, ha ottenuto il patrocinio del Club Alpino Italiano (Cai) e della Società Italiana di Medicina di Montagna.
    Obiettivo primario è comprendere come persone di diverse origini geografiche, tra cui caucasici europei, Himalayani di seconda generazione e Sherpa, nativi delle alte quote, riescano ad adattarsi a condizioni di bassa disponibilità di ossigeno.
    Uno degli elementi più innovativi della ricerca riguarda lo studio sull'effetto di un integratore probiotico, il ceppo SLAB51, già utilizzato in contesti di ipossia normobarica.
    Durante il trekking, saranno monitorati parametri fisiologici chiave, come la saturazione dell'ossigeno nel sangue e la qualità del sonno, per valutare l'efficacia di questo probiotico nell'adattamento alle alte quote e nella riduzione dei sintomi dell'acuto mal di montagna (Ams). Per raccogliere questi dati, la spedizione farà uso di tecnologie avanzate.
    La missione Pyramid 24 Exploration and Physiology, attualmente in corso in Nepal, si concluderà il 14 novembre 2024 con il rientro del gruppo di ricerca in Italia. Nei mesi successivi, i dati raccolti saranno attentamente analizzati e lavorati. Durante tutto il 2025, i risultati della spedizione saranno presentati in congressi nazionali e internazionali, per confluire infine in pubblicazioni scientifiche sulle più prestigiose riviste internazionali, contribuendo in maniera significativa alla ricerca sulle risposte fisiologiche umane all'alta quota. La spedizione non si limita alla sola ricerca scientifica: include anche un'importante iniziativa umanitaria, dedicata ai bambini provenienti dalle regioni remote e collinari del Nepal, dove le condizioni di vita sono estremamente dure.
    Realizzata, tra l'altro, una cartolina commemorativa della spedizione, che celebra sia gli aspetti scientifici sia quelli umanitari dell'impresa e che rappresenta un simbolo dell'impegno e della dedizione dei partecipanti. Coinvolti nel progetto anche studenti di Medicina.
   

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