- "Due diagnosi di melanoma su 5 avvengono perché è stato un familiare o un amico ad accorgersi della presenza di una lesione sospetta che poi si è rivelata un melanoma". Lo sottolinea Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell'Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell'Istituto Pascale di Napoli, in occasione della sesta edizione di "We in Action", evento multidisciplinare dedicato alla prevenzione e alle nuove frontiere nella lotta contro i tumori cutanei, che si apre oggi a Napoli.
Il melanoma colpisce in Italia 1 uomo su 55 e 1 donna su 73; lo scorso anno sono state stimate circa 12.700 nuove diagnosi.
"A fronte di un aumento dei casi di melanoma, diventato oggi il terzo tumore più frequente prima dei 50 anni d'età, grazie ai nuovi trattamenti, in particolare quelli immunoteralici, l'aspettativa di vita per i pazienti con melanoma in stadio iniziale raggiunge il 95% a 10 anni dalla diagnosi", sottolinea Ascierto. "Gli enormi progressi fatti in questi anni nella diagnosi e nel trattamento del melanoma si devono alla stretta collaborazione tra scienziati e medici con specializzazioni diverse".
Per questo, dall'evento arriva l'invito a fare gioco di squadra contro questo tumore: pazienti, familiari, scienziati, medici. "Se c'è una cosa che ho capito dopo anni di telecronache sportive, è che se si vuole eccellere in campo, e anche nella vita in generale, bisogna fare gioco di squadra", afferma Fabio Caressa, noto giornalista e commentatore sportivo, che ha partecipato all'iniziativa insieme a Giuseppe Bergomi, campione del mondo nel 1982. "Nel calcio, come nella vita, il gioco di squadra è una componente fondamentale del successo: non c'è vittoria se non si lavora insieme per un obiettivo comune", aggiunge Bergomi.
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