Internisti, con mix di caldo e solitudine aumento i ricoveri degli anziani

Gli ospedali non chiudono e aumenta il carico di lavoro


   Non sono tanto i picchi di calore ad incrementare l'afflusso dei pazienti anziani ai servizi di emergenza, ma anche l'aggravarsi di situazioni pregresse, la solitudine e la mancanza di strutture di assistenza sociale nel periodo estivo. "Il caldo può aggravare la situazione. Penso a quei pazienti con scompenso cardiaco, malattia renale cronica, insufficienza respiratoria o diabete - spiega Dario Manfellotto presidente Fondazione Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi)- L'età adulta è poi un elemento che si aggiunge a creare la condizione cosiddetta di fragilità.
    Un concetto non soltanto di tipo clinico e anagrafico ma anche legato alla condizione sociale. Non dimentichiamo che chi vive condizioni di povertà e disagio è soggetto più facilmente a scompensi e allora in questi casi, il ricorso all'ospedale diventa necessario, specie se c'è disidratazione, a cui può aggiungersi una condizione di stato confusionale. Ma gli ospedali non chiudono per ferie e questo lo si deve ai sacrifici sostenuti dai medici per coprire la carenza di personale già di per sé cronica". Per chi resta in servizio, secondo una indagine della Faodi, il volume di lavoro aumenta nel 42,7% dei casi e ciò incide "abbastanza" sull'assistenza offerta ai cittadini nel 51% dei nosocomi. Tra le problematiche sollevate da Manfellotto pesa anche la solitudine. "In certi casi, il nucleo familiare può venire meno - continua-. Gli anziani, rimasti soli, non vengono spronati. Molti hanno anche una certa dipendenza a svolgere attività quotidiane, tipo fare la spesa, lavarsi, prendere le medicine, o ricordarsi di bere". Per Francesco Dentali, Presidente della Società Scientifica Fadoi, l'aumento dei ricoveri di pazienti anziani negli ospedali d'estate, va a sommarsi anche con il prolungamento della degenza. "L'anziano ricoverato e solo, d'estate ha meno possibilità di ritornare a domicilio- spiega- anche perché i servizi di sostegno sociale nelle città sono meno presenti. Questo per noi significa un rallentamento nella possibilità di dimettere certi pazienti.
    Purtroppo però l'aumento dei giorni di ricovero è associato anche a un aumentato tasso di complicanze", conclude. 
   

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