Il virus SarsCoV2, responsabile del
Covid-19, si sta diffondendo anche tra gli animali selvatici,
specie in quelli che frequentano aree in cui è più presente
l'uomo come sentieri escursionistici. Sta inoltre andando
incontro a mutazioni che non sono state riscontrate nell'uomo. È
quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori del Virginia
Polytechnic Institute and State University di Blacksburg (Usa) e
pubblicato sulla rivista Nature Communications.
I ricercatori hanno analizzato oltre 900 campioni prelevati
da animali selvatici afferenti a 23 specie diverse. Hanno
riscontrato segni dell'infezione in esemplari di topi cervini,
opossum, procioni, marmotte, conigli (silvilago orientale) e
pipistrelli della specie vespertilio rosso orientale. Il virus
isolato da un opossum, inoltre, ha mostrato mutazioni virali che
non erano state finora mai osservate.
Non è ancora chiaro quali siano le modalità di trasmissione.
Quelle più probabili sono la spazzatura e il cibo lasciato
dall'uomo all'aperto.
Questa diffusione è un segnale da non sottovalutare per i
ricercatori. "Penso che il grande messaggio da portare a casa
sia che il virus è onnipresente", ha affermato in una nota la
prima firmataria dello studio Amanda Goldberg.
Si tratta di un fenomeno da monitorare: "L'insediamento di
infezioni da SarsCoV2 nelle comunità selvatiche potrebbe
comportare nuove mutazioni che aumentano la virulenza, la
trasmissibilità o conferiscono al virus la capacità di fuggire
alla risposta immunitaria, con un impatto negativo sia sull'uomo
sia sulle popolazioni selvatiche", scrivono i ricercatori.
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