Oms, 'nel mondo 3 milioni di decessi l'anno per cure non sicure'

Da diagnosi a terapie errate, 1 paziente su 10 subisce danni


Errori nelle diagnosi o nelle terapie, interventi chirurgici o iniezioni non sicure, cadute in ospedale. Circa un paziente su 10, nel mondo, subisce danni in ambito sanitario e ogni anno si verificano oltre 3 milioni di decessi a causa di cure non sicure, soprattutto nei paesi più poveri. Oltre il 50% di questi danni però è prevenibile e il coinvolgimento dei pazienti e delle famiglie gioca un ruolo importante. Questo il messaggio lanciato dall'Oms in occasione della Giornata mondiale della sicurezza dei pazienti, il 17 settembre.

Un'assistenza sanitaria sicura è diritto fondamentale di tutti i pazienti. Eppure, nei paesi a reddito medio-basso, ben 4 persone su 100 muoiono per cure non sicure. "Le terapie errate - scrive l'Organizzazione mondiale della sanità - rappresentano il 50% del danno complessivo prevenibile": eliminandolo si potrebbero evitare 42 miliardi di dollari di spesa sanitaria.

"Quattro pazienti su 10 subiscono invece danni nell'assistenza ambulatoriale, danni prevenibili secondo studi, in quasi l'80% dei casi. "L'errata identificazione dei pazienti può essere la causa di un intervento chirurgico nel sito sbagliato". Mentre, continua l'Oms, "ogni anno, in tutto il mondo vengono somministrate 16 miliardi di iniezioni non sicure", associate al rischio di infezioni da virus dell'epatite e dell'Hiv.

I danni sanitari ai pazienti "riducono potenzialmente la crescita economica globale dello 0,7% all'anno e il costo indiretto ammonta a migliaia di miliardi di dollari ogni anno".

Se eliminarli del tutto è impossibile, si può però ridurne il peso fino al 15% coinvolgendo di più pazienti e famiglie. Questo principio è stato, pertanto, incorporato come principio fondamentale nel Piano d'azione globale per la sicurezza dei pazienti 2021-2030. Anche la Giornata mondiale della sicurezza dei pazienti sarà dedicata quest'anno al tema 'Coinvolgere i pazienti per la sicurezza dei pazienti' per influenzare decisori politici, leader sanitari, operatori sanitari e associazioni a promuovere strategie che vadano in questa direzione.
   

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