Bambino Gesù,intervento a cuore e polmoni salvavita per 21enne

Bambino Gesù,intervento a cuore e polmoni salvavita per 21enne

Utilizzato per la prima volta in Italia dispositivo transcatere


(ANSA) - ROMA, 08 GIU - Intervento salvavita all'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù su una giovane paziente di 21 anni affetta da stenosi polmonare severa, un grave malfunzionamento della valvola polmonare che regola lo scambio di sangue ed ossigeno tra cuore e polmoni. Le condizioni della ragazza, non in grado di sostenere un intervento chirurgico a cuore aperto, hanno reso necessario il ricorso per via compassionevole ad un innovativo dispositivo transcatetere, utilizzato per la prima volta in Italia ma non ancora autorizzato in Europa, che agevola il posizionamento per via endoscopica delle protesi valvolari polmonari in pazienti con gravi cardiopatie congenite.
    L'intervento è stato eseguito con successo dall'Unità di Cardiologia interventistica del Bambino Gesù, diretta dal dott.
    Gianfranco Butera. La paziente sta bene ed è stata dimessa dopo appena 2 giorni dall'esecuzione della procedura.
    Seguita fin da piccola al Bambino Gesù per una grave stenosi polmonare, la paziente non poteva né essere sottoposta alla chirurgia a cuore aperto, né a quella delle tradizionali valvole transcatetere. Gli specialisti dell'Unità operativa di Cardiologia interventistica hanno dunque valutato l'impianto di un nuovo dispositivo transcatetere di ultima generazione, già in uso da qualche anno negli Stati Uniti ma non ancora autorizzato in Europa, per il quale è stato necessario il via libera da parte del Ministero della Salute per uso compassionevole.
    L'utilizzo a regime di questo nuovo dispositivo transcatetere, quando sarà possibile, consentirà dunque di trattare una più ampia platea di pazienti con cardiopatie congenite oggi destinati al bisturi a causa di estese dilatazioni dell'efflusso destro. "La possibilità di una procedura dopo la quale si può tornare a casa in 2-3 giorni - afferma Butera - è un risultato importante in termini di vissuto del paziente che viene sottoposto a un minore stress fisico e psicologico rispetto a un intervento chirurgico a cuore aperto. E rappresenta un vantaggio anche per il Servizio sanitario nazionale per il minore impegno di risorse". (ANSA).
   

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