Dopo il Covid  i giovani più scettici sulla prevenzione al cuore

Dopo il Covid i giovani più scettici sulla prevenzione al cuore

Per la metà le malattie cardiache non sono prevenibili


Nonostante le malattie cardiovascolari rappresentino ancora oggi la prima causa di mortalità nel nostro Paese, responsabili del 44% di tutti i decessi, con una prevalenza più elevata della media europea, quasi la maggior parte dei giovani è convinta che la prevenzione sia inutile e che i comportamenti non influenzino la salute cardiovascolare. Lo dimostrano i dati di un un'indagine su 10mila studenti di età compresa tra i 12 e 19 anni, condotta dall'Associazione Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca Iard, in collaborazione con la Fondazione De Gasperis di Milano.

    Ai partecipanti è stato chiesto quale fosse secondo loro la malattia più diffusa e quale la più grave tra quelle che causano maggiore mortalità tra tumore, malattie cardiovascolari, diabete e Covid-19. I risultati dell'indagine accolti con preoccupazione dagli esperti della Fondazione 'Il Cuore Siamo Noi', in occasione della giornata dedicata alla lotta ai fattori di rischio prevenibili, mostrano che i giovani dopo la pandemia sono diventati più scettici riguardo alla prevenzione cardiovascolare e meno preoccupati della gravità e diffusione delle malattie cardiache. Dal 2019 a oggi la percentuale dei ragazzi che non credono esistano comportamenti idonei a prevenire le malattie cardiovascolari. è aumentata dal 30% a oltre il 45%. Dimezzata invece la percezione della gravità delle patologie cardiache: in calo dal 30 al 16% tra quelle che causano maggior mortalità, tanto che i giovani ritengono il cancro ben 4 volte più mortale.

   "Il Covid e la complessa situazione in cui i giovani si sono ritrovati a vivere in questi anni, hanno ridotto la fiducia dei ragazzi verso la prevenzione cardiovascolare e anche la percezione della gravità delle malattie cardiache, spingendoli ad abbassare la guardia - rileva Francesco Barillà, presidente della Fondazione 'Il Cuore Siamo Noi'- Tutto ciò ha comportato un eccesso di cibo compensativo, maggiore sedentarietà, aumento del consumo di alcol e fumo". "Tutti questi comportamenti non fanno che esporre i ragazzi a rischi cardiovascolari molto seri una volta diventati adulti - sottolinea Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società italiana di cardiologia -. Ma è proprio partendo da corretti stili di vita che si può invertire questo trend".
   

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