(ANSA) - ROM, 06 LUG - Cosa guarda, cosa ricorda e cosa prova
chi convive con un tumore cronico del sangue? Gli occhi si
soffermano sul volto e sui gesti del medico il 56% più della
media, mentre resta impressa a lungo nella memoria la
disponibilità dell'ematologo a chiarire anche i concetti più
difficili. A generare invece intensi picchi emotivi, rilevati
dal battito cardiaco e dalla sudorazione cutanea, è la capacità
dei familiari di distrarre il paziente dal pensiero fisso della
malattia. A metterlo in luce è un'analisi neurometrica, che ha
utilizzato diversi strumenti e sensori tra cui
l'elettroencefalografo a 52 canali, sulle interazioni che i
pazienti con neoplasie mieloproliferative croniche e leucemia
mieloide cronica vivono con i loro medici, familiari e amici.
Proprio dai risultati dello studio - condotto dal centro di
ricerca Behavior and Brain Lab dell'Università Iulm di Milano -
nasce Connessioni di Vita. La guida per le interazioni che fanno
bene, promossa da Novartis in collaborazione con Aipamm,
Associazione Pazienti con Malattie Mieloproliferative,
nell'ambito della campagna di sensibilizzazione Mielo-Spieghi.
Un vademecum con 10 consigli per costruire relazioni positive e
di qualità: infatti i piccoli gesti, le parole e le interazioni
che gli oltre 40mila pazienti italiani stabiliscono con i medici
e con i loro cari hanno un impatto diretto sul loro benessere
mentale e sono in grado di fare la differenza nel percorso di
malattia di un tumore del sangue dall'andamento cronico.
"Abbiamo potuto osservare - spiega Vincenzo Russo, Professore
di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing, Università Iulm -
l'attivazione delle differenti aree del cervello durante
interazioni con medici e caregiver, misurare il battito cardiaco
e la sudorazione delle mani per capire l'intensità emotiva,
esaminare il movimento degli occhi per comprendere a cosa
prestano maggiormente attenzione. Ciò ci ha permesso di andare
oltre quello che i pazienti dicono". I pazienti tendono a
osservare il volto e i gesti dell'ematologo, così come la sua
capacità di dimostrare attenzione e vicinanza: per il 63% è
proprio questo l'elemento che più influisce sul gradimento del
medico. E se 1 paziente su 2 lamenta un comportamento
iperprotettivo dei propri cari, 3 su 4 dichiarano di apprezzare
quando familiari e amici li coinvolgono in attività quotidiane:
un atteggiamento di reciprocità che determina picchi emotivi
positivi. (ANSA).
Tumori cronici del sangue, una guida per migliori interazioni
Con medici e familiari, nasce da un'analisi neurometrica
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